Web e censura. Mobilitazione di Anonymous in Spagna mentre i legali di Julian Assange avvertono: ‘Se estradato rischia la pena di morte’

di Raffaella Natale |

Dopo l’Operazione Tunisia, la mobilitazione si è estesa anche in Spagna dove il Senato è pronto a esaminare una legge contro il downloading illegale.

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Mobilitazione in atto contro la legge spagnola “Sinde” (dal nome del ministro della cultura Angeles Gonzalez Sinde). Domenica 16 gennaio alle ore 18, due giorni prima dell’esame da parte del Senato del controverso testo, il network hacker pro-Wikileaks Anonymous è pronto a lanciare attacchi DDos (interruzione del servizio).

Le nuove disposizioni prevedono la possibilità di chiudere, senza l’autorizzazione della magistratura, i siti che consentono di scaricare gratuitamente musiche o film protetti da diritti d’autore.

Il progetto, proposto dal Psoe del premier José Luis Rodriguez Zapatero, è stato bocciato lo scorso dicembre dalla commissione economica del Congresso.

“L’attacco DDos avrà luogo il 16 gennaio alle 18:00. Lottiamo perché questa legge sia respinta, così che sia possibile goderci quel piccolo pezzo di libertà che c’é ancora sul web”, si legge nel manifesto di Anonymous per l’operazione “Ley Sinde“.

 

Anonymous sta guidando in più paesi la protesta contro la censura sul web. Lo scorso 8 gennaio, gli studenti del Liceo sperimentale Bourguiba di Tunisi hanno solidarizzato con le proteste in corso contro il governo indossando le maschere di Anonymous che aveva lanciato l’Operazione Tunisia.

Le foto dell’evento, pubblicate sulla pagina Facebook del Liceo, mostrano decine di ragazzi seduti nel cortile della scuola con le maschere di Anonymous (ispirate al protagonista di ‘V per Vendetta’) che sventolano le bandiere tunisine.

 

Mobilitazioni anche a Cartagine, un posto particolarmente significativo visto che è la sede del palazzo del presidente Ben Ali. A riferirlo il blogger Zied el-Heni, che ha anche parlato di manifestazioni svoltesi a Kairouan all’interno del paese e nella vicina Hafouz.

 

Quanto alle vittime degli scontri del fine settimana el-Heni ha detto di aver accertato finora l’identità di 19 deceduti, riportandone sul suo blog i nomi.

“Chiedo le dimissioni del ministro degli Interni – ha detto ancora il blogger – la fine del blackout dell’informazione e la liberazione di tutte le persone incarcerate”.

Sempre secondo el-Heni, che per motivi di censura ha riaperto ben 107 volte il suo blog e non 180 come si era appreso ieri, ha sottolineato che l’ondata di protesta di questi giorni “è uno dei risultati più interessanti di Wikileaks”

“La gente ha sempre parlato di corruzione in questo paese – ha spiegato – ma ora sono certi che è un fenomeno cui non si può porre fine, ed è arrabbiata perché si rende conto che la ricchezza prodotta nel paese viene rubata da poche famiglie potenti e influenti’.

 

La questione ha destato l’attenzione degli Stati Uniti che hanno manifestato la loro ‘preoccupazione’, convocando l’ambasciatore tunisino a Washington per chiedere ‘il rispetto delle libertà individuali, in particolare in materia di libertà di accesso a internet”.

Secondo quanto riferito da una fonte americana, gli Usa hanno sollevato la questione di ciò che appare come una ingerenza delle autorità tunisine in internet, in particolare con Facebook.

 

L’azione di Anonymous è duplice: bloccare i siti istituzionali e, insieme, fornire agli utenti tunisini gli strumenti per aggirare la censura e comunicare via web.

Tra i tool messi a disposizione, con un link segnalato via Twitter, c’è anche una guida per l’uso di quei programmi che garantiscono la non-rintracciabilità, dunque l’anonimato, mentre si opera su internet.

Il gruppo hacker ha conquistato ulteriore notorietà nelle scorse settimane con gli attacchi informatici contro Visa, Mastercard e PayPal, colpevoli di aver “staccato la spina” al sito fondato da Julian Assange.

 

In Tunisia, la protesta popolare è costata cara a Hamed Ben Amor, il rapper che i suoi fan chiamano ‘Il generale’. Ben Amor, secondo quanto reso noto dai suoi familiari, è stato arrestato per aver scritto e diffuso sul web una canzone di protesta dal titolo provocatorio ‘Presidente, il tuo popolo sta morendo’. Il brano, che fa riferimento ai problemi dei giovani e alla piaga della disoccupazione nel Paese, è stato un successo ed è stato diffuso su Facebook e YouTube.

 

Intanto gli avvocati di Julian Assange, nella memoria presentata in Corte, sostengono che il capo di Wikileaks, se portato negli Usa senza le dovute assicurazioni, potrebbe rischiare la pena capitale.

I legali di Assange hanno citato le dichiarazioni dell’ex candidato presidenziale repubblicano Mike Huckabee e dell’ex governatrice repubblicana dell’Alaska Sarah Palin in merito alla pubblicazione dei documenti del Cablegate.

Huckabee ha sostenuto che i colpevoli della pubblicazione del Cablegate debbano essere messi a morte per tradimento, mentre la Palin ha auspicato che ad Assange sia data la caccia come un membro dei talebani o di Al-Qaeda.

In un comunicato diffuso via Twitter, Wikileaks ha fatto oggi appello agli Stati Uniti a perseguire chi incita alla violenza contro il sito e i suoi esponenti ‘o ci saranno altre stragi come quella di Tucson’, in cui è rimasta gravemente ferita la deputata democratica Gabrielle Gifford.