Tv: dalla Ue nuovi appelli per depoliticizzare la gestione e garantire indipendenza delle reti pubbliche

di Antonietta Bruno |

Europa


Ivo Belet

“I parlamenti, i governi e le autorità di regolamentazione dovrebbero farsi carico del problema, dando inizio ad un dibattito aperto sul futuro delle emittenti pubbliche”. Sono queste le parole dell’europarlamentare Ivo Belet, autore di una relazione che incoraggia le istituzioni europee a prendere posizione sul tema dell’indipendenza delle televisioni pubbliche, che invita gli organi competenti a darsi da fare per “depoliticizzare le attuali strutture di gestione” troppo influenzate oggi dalla politica, “trovare mezzi di finanziamento pubblici che garantiscano l’indipendenza delle reti televisive e concentrarsi anche sul pubblico più giovane”.

 

Una forte presa di posizione insomma, ma anche una seria valutazione su suggerimenti che lui stesso divulga sulla stampa attraverso uno specifico rapporto indirizzato all’Osservatorio europeo dell’Audiovisivo, e che dovrebbero servire a migliorare e fare crescere l’intero settore europeo. Suggerimenti che riguardano in primis l’Italia e che nello specifico consistono nella scelta dei membri del Cda, che non deve essere legata ai partiti bensì alla loro competenza e conoscenza nel settore dei media; una scelta mirata dei contenuti da offrire anche sul web, l’implementazione di un monitor sul pluralismo dei media per verificare lo stato delle televisioni pubbliche e sanzioni più pesanti per gli stati membri che non rispettano le regole Ue.

 

Interventi utili oltre che necessari secondo Belet, ma che in qualche modo la Commissione europea aveva già fatto suoi. A fine settembre infatti, lo stesso organo europeo aveva approvato un progetto di risoluzione a sostegno del mondo editoriale e, nello specifico, a sostenere economicamente le emittenti radiotelevisive pubbliche in alcuni Stati dell’Unione.

Attraverso questo progetto, tutti gli Stati sono stati invitati a “prevedere risorse adeguate, proporzionate e stabili per i mezzi di servizio pubblico, al fine di consentire loro di assolvere i loro compiti, garantire la loro indipendenza politica ed economica e contribuire ad un’informazione inclusiva e alla crescita della società della conoscenza”.
La stessa Commissione intende anche fa sì che gli Stati membri siano ritenuti responsabili per il mancato rispetto degli impegni concordati; adottino leggi sulle trasmissioni di servizio pubblico sul web per favorire l’accesso paritario al servizio radiotelevisivo pubblico da parte di tutti gli individui; offrano contenuti online di qualità al fine di raggiungere i giovani che accedono all’informazione quasi esclusivamente via Internet.

Tutto quanto ora ribadito dall’europarlamentare, con l’aggiunta a rivedere le norme sul copyright per adattarle all’era digitale e facilitare il riutilizzo dei materiali di archivio e per realizzare sistemi di licenza collettiva e per la liquidazione dei diritti estesi e semplici.