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La legge anti-pezzotto e i suoi effetti collaterali: siti bloccati, utenti multati. Libertà violata?

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Se la tutela delle opere protette dal diritto d’autore, e delle aziende che tali beni distribuiscono, è doverosa, cionondimeno, dalla correttezza nell’uso dei mezzi tecnologici può dipendere la stessa sopravvivenza degli Stati liberi e democratici. L'analisi di Paolo Galdieri.

La pirateria online rappresenta una problematica significativa per i creatori e i distributori di contenuti audiovisivi, quali film, serie TV e partite di calcio. Per preservare i propri diritti, la Lega Calcio Serie A ha istituito Piracy Shield, una piattaforma anti-pirateria operante sotto la supervisione dell’AGCOM. L’obiettivo primario di questa piattaforma consiste nel rilevare e bloccare in tempo reale siti e piattaforme che trasmettono contenuti coperti dal diritto d’autore senza l’adeguata autorizzazione.

Piracy Shield funziona in modo automatico e rapido, basandosi sulle segnalazioni delle aziende detentrici dei diritti di trasmissione televisiva o cinematografica, tra cui Sky e DAZN. Queste aziende devono fornire alla piattaforma prove video dei contenuti illegali, le quali vengono successivamente verificate e trasmesse agli operatori di telecomunicazioni. Questi ultimi sono tenuti ad oscurare i siti segnalati entro un periodo di 30 minuti.

L’origine dell’uso di questa piattaforma risale all’approvazione della legge 93/2023, nota anche come “legge anti-pezzotto”, mirante a prevenire e reprimere la diffusione illecita di contenuti tutelati dal diritto d’autore attraverso le reti di comunicazione elettronica.

Il provvedimento normativo introduce diverse disposizioni per proteggere i diritti dei creatori e dei distributori di contenuti audiovisivi e per contrastare le pratiche illecite legate alla diffusione e visione di contenuti pirata. In primo luogo, conferisce ad AGCOM, poteri più estesi, consentendole di emettere ordini di inibitoria rapidi e ampi. Oltre a bloccare l’accesso ai siti pirata, inibendo il traffico verso indirizzi IP illeciti, l’Autorità ha ora la facoltà di bloccare eventuali futuri nomi di dominio o sottodomini associati alle stesse attività illecite.

Un’altra disposizione rilevante riguarda la possibilità di ottenere un’inibitoria immediata contro le partite pirata, ovvero le trasmissioni sportive in streaming non autorizzate. La legge di fatto introduce la figura della superinjunction, permettendo ai titolari dei diritti di inserire nuovi nomi di dominio e indirizzi IP su una piattaforma dedicata, automaticamente bloccati da tutte le Telco nazionali.

Infine, sono previste pene severe per chi diffonde o guarda contenuti pirata. Chi distribuisce illegalmente contenuti in streaming rischia una pena da 6 mesi a 3 anni di carcere e multe fino a 15.000 euro, mentre chi guarda contenuti pirata può essere multato fino a 5.000 euro. Tali sanzioni mirano a scoraggiare le condotte illecite e a promuovere il rispetto dei diritti d’autore.

Nel primo mese di applicazione della legge anti pirateria, sono stati bloccati numerosi siti e indirizzi IP sospetti di trasmettere contenuti illegali. Tuttavia, la legge ha mostrato alcune criticità, poiché ha colpito anche siti legali, riguardanti informazione, cultura, intrattenimento e persino istituzioni pubbliche. Questo ha finito per suscitare proteste e preoccupazioni di utenti, esperti e gestori dei siti coinvolti, che hanno denunciato una violazione dei loro diritti fondamentali, come la libertà di espressione e di accesso alla rete, garantiti dalla Costituzione e dalle norme internazionali.

L’oscuramento di siti interi, dove ci sono anche contenuti legali, è una pratica rischiosa e problematica, sia per gli utenti che per i gestori dei siti. Innanzitutto, non risolve il problema della pirateria, ma lo sposta su altri canali, come le reti peer-to-peer o le VPN. Inoltre, è spesso una misura sproporzionata e inefficace, che danneggia l’economia e la cultura, impedendo agli utenti di fruire di contenuti legali e di qualità, e ai gestori dei siti di offrire i loro servizi e di generare reddito.

Per queste ragioni, è necessario trovare delle alternative più efficaci e rispettose dei diritti di tutti. Una possibile soluzione è quella di promuovere una cultura del rispetto del diritto d’autore, sensibilizzando gli utenti sui benefici di fruire di contenuti legali e di qualità e sui danni che la pirateria provoca agli autori e ai produttori dei contenuti. Sul piano commerciale, si potrebbe ridurre il costo degli abbonamenti ai servizi legali, offrendo tariffe più accessibili e competitive e maggiore flessibilità e personalizzazione nelle offerte. Inoltre, si dovrebbe instaurare una più proficua collaborazione tra le autorità e i provider per individuare e sanzionare i responsabili della pirateria, usando strumenti più mirati e proporzionati, che non colpiscano i siti legali e gli utenti in buona fede. Infine, sarebbe auspicabile una rivisitazione della stessa legge e della piattaforma anti pirateria, introducendo maggiori garanzie di trasparenza, di controllo e di tutela dei diritti degli utenti e dei gestori dei siti.

Se la tutela delle opere protette dal diritto d’autore, e delle aziende che tali beni distribuiscono, è doverosa, cionondimeno,  dalla correttezza nell’uso dei mezzi  tecnologici  può dipendere la stessa sopravvivenza degli Stati liberi e democratici. Occorre sempre, infatti, stare bene attenti e vigilare affinché un domani, neanche troppo lontano, il blocco generalizzato dei siti, in nome del predominio della tecnologia, non nasconda mire censorio o limitanti delle libertà fondamentali.