Rete in fibra: una proposta vincente per gli operatori alternativi in Europa

di Antonietta Bruno |

Europa


Fibra Ottica

“Costruire un network di fibra ottica nazionale ha tutte le caratteristiche per ottenere un buon successo circa gli aspetti di regolamentazione e di policy”. Secondo Peter Alexiadis, partner dello studio legale Gibson ‘Dunn & Crutcher’, la soluzione annunciata dai Ceo dei principali competitors di Telecom Italia, e nello specifico di Wind, Fastweb e Vodafone, potrebbe essere un’idea vincente e soprattutto “un concreto esempio della corsa agli investimenti teorizzata dalla Commissione europea secondo le varie versioni della proposta Ngn Reccommendation”. Proposta, che dovrebbe essere pubblicata entro la fine del 2010.

 

Tra gli aspetti positivi evidenziati Alexiadis, rientrerebbe poi anche la concreta opportunità di sviluppo di una piattaforma Ftth alternativa in un vasto Stato membro, per non parlare dell’eventuale ma  realistica possibilità che nuovi operatori del settore si possano unire al consorzio e contribuire al suo sviluppo su basi pro-rata.

 

Ma gli elementi di positività che elenca il partner di ‘Dunn & Crutcher’, sono molti altri ancora. Tra questi, seppure ha inteso no esprimere opinioni personali sui dettagli, ci sarebbe ad esempio la possibilità per gli operatori, di ottenere un accesso effettivo mediante l’uso dell’architettura point-to-point per la rete Ftth.

 

E ancora, la possibilità che il consorzio ha lasciato a Telecom Italia, di unirsi al nuovo gruppo. Un’opportunità ‘unica’ per minimizzare gli scavi, che crea però anche una certa preoccupazione per quanto riguarda la potenziale distruzione di reperti archeologici.

 

L’ultimo punto analizzato da Peter Alexiadis per quel che concerne sempre la costruzione di un network di fibra ottica nazionale, riguarda invece ‘l’iscrizione aperta’, ossia la “crescita di reti pan-europee e la partecipazione di operatori tic oltre i confini dei singoli Stati ai frutti del progetto secondo un appropriato livello di investimento”.

 

Progetto ambizioso, insomma, ma anche parecchio costoso. Ragion per cui, secondo Alexiadis “le autorità politiche italiane dovrebbero utilizzare le scarse risorse statali per quelle zone geografiche che hanno più bisogno dell’assistenza statale per colmare il digitai divide“.