Smartphone: internet mobile vittima del suo successo? Gli analisti avvertono, ‘Corsie preferenziali per gli utenti che pagano di più’

di Alessandra Talarico |

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Internet mobile potrà diventare vittima del suo stesso successo?
L’aumento del traffico dati sulle reti mobili pone una serie di problemi che gli operatori devono affrettarsi ad affrontare se non vorranno soccombere sotto il peso dei sempre più numerosi e multimediali smartphone.

 

Un successo atteso da tempo, quello concretizzato negli ultimi tempi dai dispositivi ‘intelligenti’, come l’iPhone o il BlackBerry, che hanno conquistato il pubblico e hanno portato all’esplosione del traffico internet mobile, salvando gli operatori dalla recessione.

Gli stessi operatori che però ora devono darsi da fare per aggiornare le reti per affrontare un esercito di dispositivi sempre più sofisticati, con le loro connessioni ‘always on’ e le applicazioni sempre più voraci di banda.

Secondo i dati di ComScore, le vendite di smartphone nei 5 maggiori mercati europei sono cresciute del 32%, mentre ormai il 33% degli utenti accede a internet da un dispositivo mobile.

In Inghilterra per esempio, O2 ha indicato che il traffico dati quest’anno è cresciuto di 18 volte, mentre negli Usa, AT&T – rivenditore esclusivo dell’iPhone – ha registrato un aumento del 500% del traffico dati.

Il tipico utente mobile, rivelano quindi recenti ricerche, nel 2012 userà internet mobile da due a tre volte in più rispetto ai livelli attuali e se questo dato si somma all’aumento del numero di utenti, si calcola che il traffico internet aumenterà di 10 volte su base annua.

 

Nasce quindi quello che molti analisti hanno già battezzato ‘il problema iPhone’, anche se il problema, certo, non è ristretto solo al device della Apple né agli smartphone: chiavette 3G, laptop con connessione mobile, dispositivi GPS, ebook reader, tutti stanno contribuendo ad alimentare la paura che presto le reti mobili non riusciranno più a supportare il traffico dati.

 

I fattori scatenanti sono fondamentalmente tre: il primo riguarda il volume dei dispositivi connessi in rete. Attualmente sono circa 600 milioni le connessioni mobili broadband.

Il secondo fattore riguarda il modo in cui gli utenti utilizzano questi dispositivi: con  la crescente diffusione dei contratti ‘tutto compreso’, si è passati dal sotto utilizzo alla congestione delle reti. Il terzo problema riguarda la comprensione e l’ottimizzazione dell’uso della rete: alcuni smartphone generano un carico 8 volte superiore a quello delle chiavette 3G e bisognerebbe dunque comprendere come viene usata la rete e quali sono i ‘punti caldi’.

 

Quale soluzione, dunque, per evitare la congestione delle reti, che potrebbe avvenire, secondo uno studio Exane BNP Paribas, entro i prossimi tre anni, o anche prima?

Un aggiornamento delle reti sembra dunque un passaggio obbligato per consentire agli operatori mobili di gestire l’esplosione del traffico dati, ma questo implica anche pesanti investimenti nel 4G (LTE), tecnologia che consente una velocità teorica di 100 Mbps. I primi dispositivi basati su LTE non arriveranno però che tra tre anni, ma potrebbero, anche questi, non essere sufficienti a risolvere i problemi di capacità della rete.

 

Come soluzione ad interim, gli operatori hanno intrapreso la pista del Wi-Fi, che permetterebbe agli operatori di dirottare una parte significativa del traffico verso le loro reti fisse, o ancora l’uso delle femtocelle, dei trasmettitori mobili in miniatura per la casa e i piccoli uffici che potrebbero aiutare a migliorare significativamente la copertura indoor.

 

Grazie alle femtocelle, il 3G+ è in condizione ottimale in termini di copertura e velocità e può gestire il traffico di 5 telefonini all’interno della stessa abitazione.

Alcuni operatori stanno anche sperimentando tecnologie di trasmissione multi cast, come la MediaFlo di Qualcomm, per gestire parte del traffico.

 

Secondo Samir Khazaha di Qualcomm, “…le reti faranno sempre più affidamento su picocelle e femtocelle e ci sarà una proliferazione di antenne, così che gli utenti ne abbiano una vicina dovunque essi siano”.

 

Non tutti gli smartphone, anche quelli dotati di chip multi radio che possono usare sia il Wi-Fi che il 3G, riescono a gestire il passaggio da una tecnologia all’altra e al momento none ci sono ancora abbastanza hot spot Wi-Fi da fornire una connessione veramente ubiqua.

 

Servirebbe, dunque, una rete core che permetta agli operatori di gestire ogni tipo di traffico e una tecnica per monitorare il traffico in tempo reale, dicono gli esperti.

Queste reti dovrebbero smistare il traffico in base alla priorità, sulla base dell’utente e di cosa sta cercando di fare.

Un ‘utente gold’ potrebbe vedere il suo traffico dirottato su una connessione con un livello di servizio garantito, mentre un utente standard dovrebbe accontentarsi di un servizio meno caro ma meno garantito.

 

Potrebbe essere questa, in ultima analisi, l’unica soluzione per garantire la sopravvivenza delle reti mobili di fronte all’enorme aumento del traffico dati: la fine del business model – quello delle tariffe flat – che ha decretato il successo del settore ma potrebbe sancirne anche il collasso.