Ngn: inutile bussare alla CdP per una rete alternativa a quella Telecom Italia. Bassanini, ‘Nessun investimento a fondo perduto’

di Alessandra Talarico |

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L’ipotesi della partecipazione della Cassa Depositi e Prestiti in una società mista per la realizzazione della banda ultra larga sarà vagliata “quando e se ne verrà chiesto l’intervento” e comunque soltanto “se gli azionisti saranno favorevoli e se l’investimento darà un rendimento certo e adeguato”.

Lo ha affermato il presidente della Cassa Depositi e Prestiti, Franco Bassanini, chiarendo che ancora sul tavolo non c’è alcuna proposta concreta e che, in ogni caso, la società non “farà azzardi”.

L’azzardo, nella fattispecie, consisterebbe nella realizzazione di una seconda rete NGN oltre a quella di Telecom Italia: “…in Italia – ha detto Bassanini – non ci sono le condizioni per avere due reti TLC fisse. Non è possibile pensare che Telecom Italia faccia sulla propria rete gli interventi di ammodernamento già programmati e poi si utilizzi il resto, ossia i pezzi di rete in fibra degli altri operatori, per costruire una nuova rete che compete con quella Telecom”.

 

La scorsa settimana si era ventilata l’ipotesi di un nuovo ‘piano Caio’: secondo fonti di stampa, il superconsulente sarebbe stato chiamato dagli operatori alternativi all’ex monopolista a elaborare una strategia per la realizzazione di una rete a banda ultra larga in competizione con quella di Telecom. Ipotesi peraltro mai confermata da Francesco Caio, ma a cui Bassanini ha comunque risposto col pollice verso.

 

Il presidente della CdP ha quindi spiegato che in ogni caso la Cassa – di cui lo Stato possiede il 70% del capitale, mentre il restante 30% è posseduto da 66 Fondazioni di origine bancaria – non potrà intervenire in quella che è la prima fase di impegno pubblico per il superamento del digital divide, in cui rientrano gli 800 milioni che dovrebbero essere sbloccati dal Cipe entro fine anno.

Per questa prima fase è previsto lo stanziamento pubblico di 1,4 miliardi di euro, che andranno a garantire entro il 2012 una connessione a banda larga a quel 13% della popolazione che ancora ne è sprovvisto. La copertura sarà realizzata attraverso un mix di tecnologie: fibra ottica, con velocità di connessione fino a 20 mb/s, o una copertura wireless che garantirà una capacità di 2 megabit.

 

“Questo – ha detto Bassanini – è un intervento a fondo perduto, di breve termine e la Cassa qui non può essere chiamata in causa”.

L’eventuale intervento della CDP dovrebbe avvenire nella fase successiva, ossia nella realizzazione di “una nuova rete a banda ultra larga che risponde a un’esigenza di medio termine”.

 

“In questo caso, l’intervento della Cassa sarà possibile primo se ci sarà richiesto, secondo se i nostri azionisti saranno favorevoli e terzo se sarà dimostrato che l’investimento è sostenibile, dando nel tempo un rendimento sicuro e adeguato. Se sarà così – ha concluso Bassanini – è evidente che la Cdp non potrà non vedere con interesse la possibilità di finanziare il progetto”.

 

Telecom Italia, da canto suo, ha previsto nell’ambito del piano industriale 2009-1011, investimenti per 6,7 miliardi di euro, destinati in misura del 40% alla rete di accesso. Entro il 2016, il gruppo prevede di investire oltre 6 miliardi di euro nella fibra ottica, con l’aspettativa di dotare il 65% della popolazione di una connessione di oltre 50 megabyte.

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