Netbook: quale l’impatto dell’ingresso di Nokia? Per gli analisti ‘Ci sarà da sgomitare’

di Alessandra Talarico |

Europa


Nokia Booklet 3G

Dopo l’annuncio dell’ingresso di Nokia nel mercato dei netbooks, gli analisti si stanno interrogando sulle possibilità di successo della nuova strategia del gigante finlandese, alla ricerca di nuove vie per diversificare il proprio business.

Una scelta obbligata, secondo il parere di molti osservatori, il cui successo dipenderà dalla volontà degli operatori ad aprire al colosso dei telefonini una porta fin qui mai concessa ai produttori di Pc tradizionali.

 

Nokia ha dalla sua parte i legami di lungo corso con molti importanti operatori – da Vodafone a Deutsche Telekom – che potrebbero consentirle di entrare nel mercato a prezzi competitivi grazie agli sconti offerti in cambio di contratti di lungo periodo.

 

I netbook sono Pc portatili estremamente compatti e low-cost, ideali per navigare in internet e dotati di tutte le funzioni basic di un normale computer.

Il pioniere del settore è stato il produttore taiwanese Asus nel 2007, ma il suo esempio è stato prontamente seguito da molti altri, come Dell, Acer e HP.

 

La domanda è molto superiore alle attese in molte regioni e ora che le telco stanno iniziando a sovvenzionare questi dispositivi, si attende un ulteriore balzo nelle vendite.

L’offerta di netbooks a prezzi scontati è infatti una via già ampiamente praticata dagli operatori dei mercati occidentali, nella maggior parte dei quali ormai tutti possiedono un cellulare.

Siccome non ha più molto senso offrire telefonini a prezzi scontati, gli operatori si sono dunque lanciati i questo nuovo mercato, trainato da una domanda di connettività mobile che non sembra essere stata intaccata dalla crisi dei consumi che investito molti altri settori.

 

Il primo netbook marcato Nokia, il Booklet 3G – sottile telaio in alluminio ultraleggero dal peso di 1,25 chilogrammi e uno spessore di circa due centimetri – arriverà a ottobre e dovrebbe costare  intorno a 575 euro (Iva esclusa).

 

La decisione di entrare nel mercato dei netbook è inoltre la risposta all’ingresso nel mercato degli smartphone – di cui Nokia controlla il 41% – di giganti informatici del calibro di Dell e Acer: il primo, in collaborazione con China Mobile, si appresta a lanciare i suoi dispositivi sul mercato mobile più popoloso al mondo, il secondo ha lanciato all’inizio di quest’anno la propria linea di cellulari intelligenti basati sul software Google, Android.

Anche Microsoft lancerà il prossimo 7 ottobre il primo smartphone motorizzato Windows Mobile 6.5.

 

Secondo IDC, entro la fine di quest’anno saranno venduti nel mondo più di 26 milioni di netbook, per una crescita del 127% rispetto al 2008.

Numeri decisamente contenuti se si paragonano a quelli del mercato dei cellulari: Nokia da sola ha venduto nel primo semestre più di 30 milioni di smartphone.

 

Il gruppo finlandese non ha rilasciato stime relative alle vendite dei netbooks, ma come possibile indicazione il produttore di schede dati Option ha fatto sapere che la società ha ordinato 100 mila moduli di connettività per netbook.

 

Gli analisti fanno inoltre notare che molti operatori e produttori di Pc hanno indicato che profitti e margini quest’anno saranno inferiori al previsto a causa della contrazione dei consumi e difficilmente, dunque, continueranno a proporre gli sconti massicci che hanno trainato le vendite negli ultimi anni.

 

Il margine operativo della stessa Nokia, in genere attorno al 20%, nell’ultimo trimestre si attestato al 12,2%.

 

Anche se il ruolo degli smartphone e quello dei netbook è sempre più interscambiabile e nessuno vuole perdere l’occasione di lanciarsi in un settore che pare l’unico a resistere alla crisi che ha investito gli altri comparti, si tratta di mercati completamente differenti e, secondo l’analista IDC Bob O’Donnel, “Nokia dovrà darsi molto da fare per competere in un mercato già così affollato”.

 

La società finlandese entra comunque nel business rischiando relativamente molto poco dal punto di vista finanziario: la produzione è stata infatti affidata in outsourcing e lo staff destinato alla realizzazione dei Pc conta solo 30 persone.

 

Il rischio maggiore, insomma, sarebbe quello di un flop e certo non farebbe bene, di questi tempi, neanche al brand più importante dell’industria delle comunicazioni mobili mondiali.