Telecom: al via nuovo piano industriale. Focus su Italia e Brasile, dismissioni di asset non-core e mai spin-off della Rete

di Alessandra Talarico |

La risposta ai problemi relativi all’accesso è già stata data con Open Acces. Per Bernabè uno spin-off della rete ‘indebolirebbe la posizione strategica costruita negli anni’.

Italia


Franco Bernabè

È stato presentato questa mattina a Londra dall’Amministratore Delegato Franco Bernabè e dal CFO Marco Patuano il piano industriale 2009-2011 di Telecom Italia, approvato ieri nel corso di un cda durato oltre 9 ore.

 

Un piano che, come ha sottolineato Bernabè, focalizza l’attenzione della società sul mercato domestico e sul Brasile e si pone come obiettivo primario quello di “proseguire nel miglioramento della dinamica di ricavi e margini avviata nel corso del 2008 e riprendere un percorso selettivo di crescita caratterizzato da una severa disciplina finanziaria del Gruppo Telecom Italia”.

 

Nessun progetto di espansione geografica all’orizzonte per il gruppo italiano, “Non ci sono le risorse”, ha detto l’ad: nel triennio in esame il free cash flow dovrebbe attestarsi a 22 miliardi di euro con una crescita media dei ricavi superiore al 2% annuo a livello consolidato e un margine ebitda superiore al 39%. Per il 2009 sono previsti quindi ricavi ed ebitda organici consolidati in linea con il 2008 e investimenti per circa 4,8 miliardi di euro.

Tra le misure previste dal piano industriale, nello specifico, rientrano la riduzione dei costi per 2 miliardi di euro nel triennio grazie a 7 progetti di trasformazione della società; un’ulteriore riduzione dell’organico in Italia (annunciati 4 mila nuovi licenziamenti oltre alla già prevista riduzione di 5 mila risorse entro il 2010) che porterà il numero totale dei dipendenti del gruppo dagli attuali 64 mila a circa 55 mila nel 2011, e la progressiva dismissione delle attività non core per un valore atteso fino a 3 miliardi di euro.

Sui nuovi tagli annunciati, verrà naturalmente aperto il confronto con le forze sindacali “nei tempi e nei modi dovuti”, ha detto Bernabè, sottolineando che la misura è necessaria “per rendere Telecom più forte” e per assicurare – si spera in un futuro non troppo lontano – la creazione di nuovi posti di lavoro attraverso lo sviluppo della banda larga.  

Tra le attività giudicate non indispensabili al business e quindi in via di dismissione, il gruppo ha indicato Telecom Italia Sparkle (che gestisce i servizi internazionali come il gruppo Mediterraean Nautilus), le attività a Cuba – dove il gruppo controlla, tramite TI International, il 27% di Etecsa – e le attività nella banda larga europea, che comprendono la tedesca Hansenet Telekommunikation e l’olandese BbNed.

Le dismissioni, ha però chiarito l’ad, non avverranno a qualsiasi prezzo: “decideremo di vendere al momento giusto, al prezzo giusto e al compratore giusto” ha detto Bernabè, sottolineando che l’obiettivo resta l’alleggerimento del debito e il focus su Italia e Brasile, ma che ogni operazione verrà effettuata “in modo accurato per non perdere valore”.

Per Hansenet, che ha 2,3 milioni di abbonati, secondo il quotidiano finanziario spagnolo ‘El Economista’, sarebbe già in prima linea Telefonica che già fornisce alla società il servizio dsl attraverso la sua filiale tedesca O2, e che “avrebbe l’ultima parola” come potenziale compratore.

 

Assolutamente essenziale per il core business è invece la rete, per la quale non sarà mai considerata l’ipotesi spin-off, “che indebolirebbe la posizione strategica che abbiamo costruito negli anni”.

Secondo Bernabè, infatti, il gruppo è aperto “a considerare sinergie che abbiano un senso industriale”, ma la risposta sulla rete è già stata data, ed è Open Access. Tutte le altre considerazioni entusiastiche relative ai vantaggi legati alla separazione societaria dell’infrastruttura sono dettate, secondo l’ad, dalla “mancanza di informazioni”.

“Tutti dicono quello che pensano – ha aggiunto – Noi pensiamo che la rete sia core per il nostro business”.

 

Bernabè ha quindi escluso in maniera assoluta l’ipotesi di un aumento di capitale: “Siamo fiduciosi in una solida generazione di cassa e nei nostri piani di alleggerimento del debito”, ha spiegato l’ad, sottolineando che entro il 2011 il debito scenderà di almeno 5 miliardi e, di conseguenza, il rapporto fra debito netto ed ebitda si attesterà intorno al 2,3 rispetto al circa 3 atteso per il 2008.

 

Il piano industriale è stato sostenuto da tutto il cda, “compresi i rappresentanti di Telefonica”, che controlla indirettamente il 10,4% di Telecom, ha dichiarato quindi il presidente Gabriele Galateri, definendo “soddisfacenti” i rapporti tra gli azionisti chiave, i consiglieri di amministrazione e il management e “ambiziosi” gli obiettivi fissati per il prossimo triennio.

 

Riguardo nello specifico il mercato italiano, considerato un importante “cash generator“, il piano punta sui ‘servizi innovativi’ che aiuteranno a invertire il trend dei ricavi nel 2010 e rappresenteranno, alla fine del triennio considerato, “circa il 28% dei ricavi domestici totali”.

Telecom si concentrerà quindi su un’impostazione che metta il cliente al centro del business (la scarsa attenzione a questo aspetto è uno dei maggiori motivi di malcontento nei confronti dell’ex monopolista) e sulla riduzione del digital divide, che fa dell’Italia un caso unico in Europa: le connessioni a banda larga, ha sottolineato ieri la Commissione, decrescono invece che aumentare come nel resto d’Europa e Telecom, che controlla oltre il 60% del mercato, intende fare di più per migliorare la qualità del servizio e la soddisfazione dei clienti e per innovare l’offerta “in termini di indirizzo di nuovi bisogni e di promozione di suite di servizi di VAS e Connettività per famiglie ed imprese”.

Focus, dunque, sullo sviluppo della banda larga fissa e mobile e sui servizi a valore aggiunto quali l’Iptv e la digital home.

 

Obbiettivi ambiziosi, che dovrebbero essere replicati anche sull’altro mercato ‘cash generator’, quello brasiliano, dove il gruppo intende consolidare la propria presenza “facendo leva sulle potenzialità del mobile quale enabler dello sviluppo del broadband e sfruttando le opportunità della migrazione fisso-mobile”.

Nel 2011, la quota di mercato di Tim Brasil dovrebbe attestarsi attorno al 25%, con 2,5 milioni di clienti mobile broadband. L’operatore dovrebbe generare nel 2009 ricavi per circa 15,3 miliardi reais – in crescita circa dell’8% medio annuo nel periodo 2008-2011 – e un Ebitda pari a circa 3,6 miliardi di reais con un margine del 27,5% nel 2011.

 

Telecom Italia ha quindi ribadito il proprio impegno in Telecom Argentina, confermando l’intenzione di esercitare già a inizio 2009 la call option sulle quote detenute dalla famiglia Werthein in Sofora – holding di controllo del gruppo telefonico argentino di cui oggi Telecom detiene il 50% – per ottenere il controllo della società.

L’operazione, ha confermato il responsabile finanziario, Marco Patuano “avverrà con il supporto di un partner locale e non comporterà esborsi finanziari per Telecom Italia”.

Patuano si detto fiducioso su un buon esito delle trattative dal momento che dai colloqui avuti con le autorità “abbiamo avuto impressioni assolutamente positive. Siamo convinti – ha concluso Patuano – di avere dei diritti e li eserciteremo, in pieno accordo con le autorità e il governo”. Telecom Argentina nel 2009 dovrebbe generare ricavi per 2,5 miliardi di euro, presentare un ebitda margin del 30% e una posizione finanziaria senza debiti.

 

Bernabè ha poi affermato che al momento nulla è stato deciso sul dividendo: la questione è rinviata al consiglio di amministrazione del 27 febbraio.

Una notizia che – come confermato dall’andamento del titolo nella mattinata – è stata considerata una conferma indiretta del possibile taglio del dividendo.

 

Per il periodo 2008-2011, infine, la società prevede ricavi organici tra 22,7 e 22,8 miliardi di euro e un EBITDA organico tra 9,9 e 10 miliardi di euro.

E’ atteso inoltre il raggiungimento di un  EBITDA margin organico di circa il 46% nel 2011 e gli investimenti  rappresenteranno circa il 13,0-13,5% dei ricavi.

 

Gli obiettivi illustrati alla comunità finanziaria, ha spiegato un analista, “sono decisamente ambiziosi e resta il timore che non siano completamente raggiungibili se la crisi dovesse ulteriormente peggiorare”.

 

Riguardo, infine, Telecom Italia Media, la società prevede una riorganizzazione delle attività, con una vendita parziale degli asset e il mantenimento solo di quelli funzionali allo sviluppo della Tv via internet, che – ha sottolineato ancora Bernabè – “malgrado la recessione sta andando bene e, anzi, meglio dei nostri obiettivi, che già erano ambiziosi”.

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