Antitrust, presentata la relazione annuale. Sanzioni per 86 mln di euro, ma per Catricalà bisogna fare di più contro i ‘cartelli’

di Alessandra Talarico |

Italia


Antonio Catricalà

È stata intensa l’attività dell’Autorità antitrust nel 2007: esaminate ben 864 concentrazioni – 147 più del 2006 – comminate sanzioni per 62 milioni di euro (ai quali si aggiungono multe per altri 24 milioni di euro per abusi di posizione dominante).

Il presidente Agcm, Antonio Catricalà, ha presentato stamani al Parlamento la relazione Annuale dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, dalla quale emerge un impegno sempre più forte contro i cartelli – l’Agcm è prima tra tutte le Autorità nazionali dell’Unione Europea in questa battaglia – la pubblicità ingannevole, le pratiche commerciali scorrette.

 

“I cartelli – ha dichiarato Catricalà – non sono peccati veniali ma gravi misfatti contro la società perché corrompono la libera competizione delle forze economiche sul mercato: negli Stati Uniti sono considerati fatti criminosi puniti con la prigione”.

 

Importante la partecipazione dei consumatori all’attività dell’Autorità: nel 2007 sono giunte circa 1600 richieste scritte di intervento, il doppio rispetto all’anno precedente. 334 le violazioni del Codice del Consumo accertate, e nell’8% di essi sono stati adottati provvedimenti d’urgenza.

 

Per quanto riguarda in particolare il settore della telefonia, nei primi mesi del 2008, l’Autorità ha disposto misure cautelari nei confronti “di pratiche commerciali particolarmente invasive e dannose”, attuate tramite la fornitura di servizi a elevato valore aggiunto e molto costosi, all’insaputa degli utenti.

 

“Talvolta la natura e la gravità della condotta hanno richiesto l’adozione della misura d’urgenza inaudita altera parte”, ha spiegato Catricalà nel suo intervento, chiedendo tra l’altro al Parlamento di inasprire le sanzioni in materia di pubblicità ingannevole, che attualmente non possono superare i 500 mila euro.

 

A proposito di tutela dei consumatori, Catricalà ha dato il suo parere sul rinvio dell’entrata in funzione della class action: decisione che “rischia di disattendere le speranze di migliaia di persone che chiedono tutela in tempi brevi”.

Il rinvio, tuttavia, potrebbe essere utile “a individuare le soluzioni tecniche che meglio corrispondono agli obiettivi di celerità dei processi e di allargamento dell’intervento al settore pubblico”.

 

“La difesa del consumatore – ha aggiunto Catricalà – è un fondamento della nostra democrazia; è, nei fatti, un’espressione di civiltà; è un’applicazione dei principi costituzionali”.

 

Tra gli interventi dell’authority nel periodo di riferimento, la conclusione di procedimento istruttorio ai sensi dell’articolo 82 del Trattato CE nel settore della telefonia mobile con l’accertamento di condotte abusive poste in essere da Telecom Italia e Wind nei rispettivi mercati all’ingrosso dei servizi di terminazione sulle proprie reti.

Il procedimento era stato avviato a seguito di alcune denunce presentate dalla società Tele2 Italia e da altri operatori (ReteItaly Srl, Startel Srl, Trans World Communication Spa), dalle quali emergeva che Tim, Vodafone e Wind avevano rifiutato di negoziare l’accesso all’ingrosso alle proprie reti con gli operatori che ne avevano fatto richiesta per svolgere l’attività di operatore virtuale di rete mobile o di fornitore di servizi avanzati.

 

Questi operatori si erano inoltre rifiutati di stipulare contratti di rivendita di traffico telefonico all’ingrosso con gli operatori interessati alla rivendita di tempo di conversazione e avevano posto in essere abusi individuali consistenti nell’offerta dei servizi di terminazione fisso-mobile ai propri concorrenti a un prezzo superiore a quello che gli stessi proponevano alle proprie divisioni commerciali per la definizione di offerte alla clientela affari.

L’istruttoria nei confronti di Vodafone è stata chiusa senza infrazioni in seguito all’accettazione degli impegni proposti ai sensi dell’articolo 14-ter della legge n. 287/90: la società ha infatti presentato nel novembre 2006 una proposta con la quale si impegnava a concludere entro il 31 marzo 2007 con un operatore disponibile “un accordo giuridicamente vincolante, preparatorio o definitivo, avente ad oggetto la fornitura di servizi di accesso wholesale alla propria rete di comunicazione mobile presente in Italia, tale da permettere all’Operatore di sviluppare una propria e autonoma offerta commerciale di servizi di comunicazione mobile alla clientela finale”.

A marzo Vodafone ha quindi comunicato la conclusione di due accordi – uno con Carrefour Italia Mobile e uno con  BT Italia – per la fornitura di servizi di accesso wholesale alla propria rete. Vodafone ha successivamente siglato anche un accordo con Poste Italiane, con il quale Poste acquisiva il diritto di accesso, in qualità di ESP, alla rete di Vodafone al fine di offrire autonomamente alla clientela servizi di comunicazione mobile.

 

Per quanto riguarda gli altri due operatori, l’Agcm ha accertato “condotte volte a escludere i propri concorrenti sia dai mercati all’ingrosso dei servizi di terminazione, sia dal connesso mercato al dettaglio dei servizi di fonia F-M per la clientela affari”.

L’Autorità ha ritenuto altresì “che le condotte escludenti poste in essere dai due gestori costituissero violazioni gravi delle norme a tutela della concorrenza”.

 

L’Autorità ha inoltre avviato due procedimenti contro Telecom Italia per accertare l’esistenza di un eventuale abuso di posizione dominante posto in essere, rispettivamente, nel mercato dei servizi di telefonia vocale e di accesso a Internet a banda larga (Sfruttamento di informazioni commerciali privilegiate) e nel mercato dell’accesso alla rete telefonica pubblica in postazione fissa per clienti residenziali e non (Morosità pregresse Telecom).

 

Il procedimento è stato avviato sulla base delle segnalazioni pervenute dalle società concorrenti Fastweb e Wind, secondo le quali Telecom Italia avrebbe posto in essere una serie di comportamenti abusivi consistenti nell’attuazione di politiche di recupero della clientela acquisita dai nuovi entranti (winback) e di trattenimento dei clienti in transizione verso operatori concorrenti (retention), anche grazie allo sfruttamento del patrimonio privilegiato di informazioni di cui essa dispone in qualità di operatore storico ed ex monopolista legale nel settore della telefonia vocale.

 

L’Autorità ha considerato che “la promozione di offerte selettive rivolte ai propri clienti in transizione o già migrati ad altri operatori può integrare una condotta abusiva atta a produrre un effetto escludente nei confronti dei concorrenti. L’intento escludente è apparso inoltre rafforzato da specifiche politiche incentivanti rivolte da Telecom agli agenti. Al 31 marzo 2008, l’istruttoria è in corso”.