Cinema e non solo: si allarga il dibattito sulla riforma. Interviene Marcello Foti del Centro Sperimentale di Cinematografia

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Pubblichiamo di seguito una lettera inviata da Marcello Foti, Direttore Generale del Centro Sperimentale di Cinematografia, a commento di un articolo pubblicato da key4biz sul forum organizzato da Luca Barbareschi (Pdl) tenutosi a Roma nei giorni scorsi.  

 

   

 

Gentile Direttore,

 

ho preso visione dell’articolo “Cinema e non solo: Barbareschi e Carlucci aprono un confronto sulla necessità di una rapida riforma. A chi il Sottosegretariato?” di Bruno Zambardino e Angelo Zaccone Teodosi pubblicato il 24 aprile.

 

Relativamente al mio intervento polemico nei confronti dell’On. Gabriella Carlucci , in detto articolo si afferma che avrei riconosciuto che “9 milioni di euro destinati a costi del lavoro (ben 150 dipendenti e decine di consulenti) su ben 11 milioni di sovvenzioni pubbliche, sono tanti”. Non è proprio così.

 

In realtà i costi del personale sono di poco superiori ai 6 milioni di euro, ma tale dato va valutato avuto riguardo all’incidenza che il fattore umano assume nelle aziende che, come il CSC, producono cultura. Non siamo evidentemente un’azienda manifatturiera, dove la maggiore spesa è quella per l’acquisto delle materie prime. Le nostre materie prime sono innanzitutto le elevate competenze e capacità professionali dei docenti e dei dipendenti che operano nei due settori istituzionali della Scuola Nazionale di Cinema e della Cineteca Nazionale.

 

Non abbiamo decine di consulenti… anzi, di consulenti non ne abbiamo proprio, a meno che non si vogliano considerare tali, appunto, i docenti che dirigono i corsi di Roma, Milano e Chieri. Per avvalerci delle loro prestazioni non possiamo certo assumerli; sono professionisti affermati del cinema italiano ed internazionale che hanno scelto di insegnare ai giovani del CSC esclusivamente per passione e per amore del nostro cinema. Dal punto di vista economico il compenso che ricevono dal CSC è inferiore a quello di un idraulico di medie capacità !!

 

Gestire la Scuola di cinema più antica del mondo e la cineteca nazionale (anch’essa tra le più prestigiose) con 11 milioni di euro l’anno non è semplice.

In questi ultimi anni ci siamo riusciti grazie alla lungimiranza del presidente Alberoni e del consiglio di amministrazione, che hanno creduto nel progetto di regionalizzazione del CSC con l’apertura di sedi distaccate interamente finanziate dalle regioni.

Purtroppo, molto spesso nel nostro Paese le Istituzioni culturali vengono considerate un “peso” e non un valore aggiunto per lo sviluppo. E così si finisce per considerare la Cineteca Nazionale non come l’archivio storico del cinema italiano, ma come un magazzino dove semplicemente si conservano le pellicole.

 

Per evitare che alcuni capolavori del nostro cinema vadano irrimediabilmente perduti dobbiamo intervenire tempestivamente; la quantità di restauri e ristampe fatte in questi ultimi anni sono il frutto di un impegno straordinario, di un progetto al quale abbiamo chiamato a partecipare anche sponsor privati che volentieri lo sostegno.

 

Questa è, in sintesi, la situazione del CSC. Certamente si può fare meglio, ma il meglio si ottiene costruendo assieme e non demolendo l’esistente.

    

Grazie per l’attenzione

Cordiali saluti  

 

Marcello Foti

Direttore Generale – Centro Sperimentale di Cinematografia

   

   

  

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