Telecom-Telefonica: nessuna fusione in vista. Presentati i pilastri per un futuro costruito ‘su basi solide e rinnovate’

di Alessandra Talarico |

L'ad Franco Bernabè auspica un alleggerimento del sistema regolamentare, essenziale per affrontare i cambiamenti tecnologici in corso.

Italia


Franco Bernabè

“Vi chiediamo fiducia e di essere giudicati su ciò che conta: un’affidabile e durevole creazione di valore”.

Con queste parole, il presidente di Telecom Italia, Gabriele Galateri, ha concluso il discorso agli azionisti sulla situazione del gruppo, sul rapporto con Telefonica, sulle prospettive future di una società che è oggi in grado di “poter ricominciare a pensare al futuro e a costruirlo su basi solide e rinnovate, come richiede l’evoluzione del mercato”.

 

Un mercato a cui finora Telecom sembra aver guardato con sufficienza, pensando di poter contare sempre sui vantaggi derivati dall’essere un vecchio monopolio, invece che innovare le tecnologie e incentrare il rapporto con i competitor e i clienti su basi di correttezza e trasparenza.

 

Sgombrato il campo dai rumors che davano come imminente una fusione con Telefonica e un aumento di capitale della società – infondati entrambi – Galateri si è detto fiducioso “…nella governance del gruppo, nelle prospettive del settore tlc, in una migliore valorizzazione del titolo in Borsa, in un piano industriale realistico e nella ripresa di un solido cammino di sviluppo”, prospettando un cammino virtuoso incentrato su tre pilastri: trasformazione del business domestico, rafforzamento della presenza internazionale e recupero di efficienza.

Il tutto, realizzabile “sfruttando le forti competenze tecnologiche e di business presenti in azienda e mantenendo una stretta disciplina finanziaria”.

 

Sul mercato domestico, come farà la maggiore società italiana a recuperare il gap con i maggiori operatori europei in termini di qualità dei servizi e copertura a banda larga?

“Il miglioramento nella qualità dei servizi – ha spiegato l’amministratore delegato Franco Bernabè – è il cardine del nostro riposizionamento sul mercato nazionale”.

A questo scopo è già operativo un piano d’azione (100 milioni di euro l’anno di investimento) che coinvolge management e personale con l’obiettivo di “migliorare le performance delle piattaforme di rete e i processi di caring del cliente e di assistenza tecnica, per assicurare semplicità d’uso e stabilità dei nuovi servizi proposti al mercato, e per porre in essere processi di vendita efficaci ma trasparenti e rispettosi della volontà del cliente”.

 

Priorità anche allo sviluppo della banda larga: la penetrazione delle tecnologie broadband nel nostro Paese è cresciuta e si attesta attorno al 17%, ma resta comunque al di sotto della media Ue del 20%.

Ovvio dunque che le potenzialità di espansione in questo campo siano alte.

“Nel momento in cui gli utenti della banda larga passeranno da una decina di milioni a trenta milioni la società italiana avrà fatto il decisivo passo in avanti verso la ‘società dell’informazione”, ha spiegato l’ad.

 

L’espansione internazionale avverrà invece attraverso il “consolidamento e la valorizzazione di quegli asset esistenti capaci di garantire forte posizionamento competitivo e prospettive di crescita”, e la dismissione di asset non strategici o dove si ritenga che il gruppo non possieda la dimensione critica per competere nel medio-lungo termine.

 

In particolare, Telecom intende rafforzarsi in Germania, nelle aree del Mediterraneo e del Medio Oriente/Sud-Est Asiatico e in America Latina: la società, in base a quanto sottolineato nel corso dell’assemblea, vuole “avviare le azioni necessarie al fine di acquisire il controllo di Telecom Argentina” e “sviluppare la presenza in Brasile, proseguendo il percorso strategico già intrapreso da Tim Brasile verso il rafforzamento del business del mobile e lo sviluppo di offerte convergenti”.

 

“L’ulteriore eventuale espansione internazionale – ha però spiegato l’ad – dovrà essere perseguita nel rispetto degli obiettivi di riduzione dell’indebitamento e dovrà pertanto essere sostenuta da eventuali dismissioni di asset a minor impatto strategico o da partnership finanziare”.

 

Decisioni che verranno prese con “prudenza e selettività e sulla base di criteri rigidi nei tempi di ritorno e nei rischi di esecuzione”.

 

Gli obiettivi – finanziari ed espansionistici – sono considerati realistici in quanto non solo riflettono le “attuali potenzialità” dell’azienda, ma tracciano anche un importante percorso di “consolidamento, trasformazione e rilancio, che pone le basi per una crescita futura”.

 

Riguardo infine il terzo ‘pilastro’, il recupero di efficienza, le attuali condizioni di mercato impongono “livelli di efficienza e di selettività nella spesa e negli investimenti molto maggiori rispetto al passato”.

Da qui la necessità di individuare un diverso modello d’impresa, basato su “processi integrati, strutture snelle, corretta allocazione interno/esterno delle attività” e su nuovi modelli di management in grado di incoraggiare “l’innovazione, la partecipazione e l’apprendimento”.

 

Telecom sembra orientata a completare questo percorso difficile – visti i trascorsi dell’azienda – ma “entusiasmante” nell’arco dei prossimi tre anni.

 

Il momento, certo, non è dei migliori. Il gruppo si trova a iniziare questo cammino finalmente virtuoso in un contesto congiunturale particolarmente turbolento, ma il presidente Galateri ritiene anche che il mercato Tlc sia tra i meno sensibili al ciclo economico.

Negli ultimi dieci anni, ha ricordato Galateri, dopo la liberalizzazione delle tlc in Italia i prezzi al consumo dei servizi telefonici sono scesi di quasi il 16%, mentre i prezzi al consumo sono cresciuti del 24%.

 

“Le telecomunicazioni – ha spiegato – sono e continueranno a essere un baluardo alle spinte inflazionistiche” e la convergenza in atto tra tlc e informatica “può essere sfruttata come straordinario strumento al servizio dell’efficienza, della crescita della produttività e del riposizionamento competitivo dei sistemi economici”, soprattutto in un Paese come il nostro, che fa fatica a tenere il passo del resto d’Europa in termini di sfruttamento delle nuove tecnologie.

 

Il gruppo Telecom, dunque, si avvia a questo ennesimo tentativo di rinascita fiducioso nei propri talenti e capacità professionali, forte di un sistema di corporate governance “di alto profilo”.

“Ulteriori miglioramenti” sono sicuro possibili, anche perché sul piano finanziario – ha aggiunto Bernabè – nonostante la grave crisi che ha caratterizzato il mercato monetario e bancario negli ultimi mesi “Telecom non ha riportato alcuna perdita sulla propria posizione di liquidità” ed è in grado di “affrontare con tranquillità le scadenze del debito per i prossimi 4 anni”. pari a 4,5 miliardi circa in media ogni anno.

 

Alla fine dello scorso anno, sul gruppo gravava un debito netto di 35,7 miliardi di euro costituito in larga maggioranza da prestiti obbligazionari con scadenza media di 8 anni.

Si tratta dunque di “un termine che lascia margini nella scelte delle modalità e della tempistica di rifinanziamento”.

 

Riguardo il nodo della rete di accesso e delle regole di mercato, il gruppo auspica un alleggerimento del sistema regolamentare, essenziale per affrontare i cambiamenti tecnologici in corso: in particolare, Bernabè ritiene che la prima sfida sia quella di “adattare il sistema delle regole per favorire la reale innovazione nelle infrastrutture e nei servizi”.

L’ad ha infine sottolineato di credere fermamente “in un rapporto costante, sereno, collaborativo, con le Autorità di regolamentazione”, le quali oggi e nei prossimi anni “sono chiamate a nuove sfide per sovrintendere alle regole di un mondo caratterizzato dalla grande rapidità dell’evoluzione tecnologica e da continui cambiamenti dei modelli di business”.

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