Galileo: c’è l’accordo ma senza la Spagna. Gli Usa intanto accelerano sul GPS III

di Alessandra Talarico |

Europa


Galileo

Mentre l’Europa ha trovato a fatica un accordo sul finanziamento del sistema di navigazione satellitare Galileo, gli Stati Uniti annunciano che la nuova versione del GPS – GPS III – sarà operativa dal 2013.

 

Se mai, dunque, i piani di sviluppo di Galileo proseguiranno nei tempi stabiliti, al suo debutto il sistema europeo dovrà vedersela con un concorrente di tutto rispetto.

 

I 32 satelliti del GPS III dovrebbero essere mandati in orbita alla fine del 2013, i 30 satelliti di Galileo, invece, dovrebbero entrare in servizio nel 2012, ma il termine ultimo è ancora tutto da stabilire, alla luce dei molti contrasti emersi nella Ue sia sulle modalità di finanziamento – dopo il dietrofront del consorzio privato che avrebbe dovuto costruire le infrastrutture – sia sul peso spettante ai diversi Paesi nella futura gestione dei servizi.

 

L’accordo sul finanziamento è arrivato sul fotofinish. I 2,4 miliardi necessari allo sviluppo delle infrastrutture saranno interamente a carico della Ue: in totale, 1,6 miliardi di euro saranno presi dai fondi rimasti inutilizzati quest’anno dal settore agricolo, mentre gli altri 800 milioni di euro verranno stornati dal budget 2008, principalmente da programmi di ricerca meno importanti.

 

L’arrivo a un compromesso non è stato affatto facile. La Spagna ha infatti espresso un voto contrario per non aver ottenuto un centro di controllo al suolo della rete dei satelliti, al pari di Italia e Germania.

Anche la Germania, fino a pochi giorni fa, era contraria alla risoluzione e reclamava un finanziamento pubblico dei soli Stati membri interessati, che avrebbero ottenuto un ‘giusto ritorno’ per le industrie nazionali.

Le richieste della Germania sono state evidentemente accolte, ma anche alla Spagna è stato assicurato che entro il 2013 potrà disporre di un centro di controllo pienamente operativo.

 

“Nonostante ciò, per ragioni che non comprendo, la Spagna non si è associata al testo finale”, ha commentato il commissario europeo ai trasporti Jacques Barrot, sottolineando che “…la navigazione spaziale sarà nei prossimi anni un indicatore della potenza dei Paesi nel mondo”.

Da più parti è stato inoltre sottolineato come la litigiosità degli Stati membri ha rischiato di affossare quella che diventerà “…la punta più avanzata della tecnologia europea”.

 

“Gli Stati Uniti – ha dichiarato Angelika Niebler, presidente della Commissione per l’industria, la ricerca e l’energia – hanno investito nel GPS III tra 50 e 60 miliardi di dollari, e noi continuiamo a litigare per 2,4 miliardi di euro”.

 

Il sistema Galileo – che doveva essere il primo esempio di partenariato pubblico-privato europeo – avrebbe dovuto essere operativo dal 2010, per dare all’Europa un sistema realizzato per il solo uso civile, a differenza di quelli concorrenti realizzati per scopi prettamente militari.

E se l’Europa non andasse avanti con Galileo sarebbe l’unica grande economia a non disporre di tecnologie proprie, dal momento che anche la Cina e la Russia stanno lavorando all’ammodernamento dei loro sistemi di radionavigazione satellitare Compass/Beidou e Glonass.

 

Gli Stati Uniti avevano già messo mano al sistema GPS nel 2006, migliorando la precisione del segnale da 10 metri ‘a qualche metro’, ma l’arrivo del GPS III dovrebbe migliorare ulteriormente le prestazioni del sistema.

 

L’asta per la prima tranche di 8 satelliti è stata già lanciata e il vincitore del contratto – il cui montante è dell’ordine di circa 1,8 miliardi di dollari – dovrebbe essere reso noto entro il prossimo anno.

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