Separazione funzionale: France Télécom e gli ex monopolisti Ue confermano il loro No al rimedio proposto da Viviane Reding

di Alessandra Talarico |

Unione Europea


Viviane Reding

Anche se presentata come rimedio ‘eccezionale’ per raddrizzare le storture della concorrenza, la separazione funzionale delle reti di telecomunicazione “va nella direzione sbagliata”.

È questo il giudizio di Jacques Champeaux, direttore esecutivo incaricato degli affari regolamentari di France Télécom, che ha sottolineato la preoccupazione e i “sentimenti misti” riguardo la proposta del Commissario Ue Viviane Reding di inserire la separazione funzionale nel pacchetto di riforme che interesserà il settore europeo delle tlc e che verrà presentato il prossimo 13 novembre.

 

Il rimedio proposto dalla Reding e appoggiato dagli operatori alternativi, è fortemente osteggiato dagli ex monopolisti delle telecomunicazioni europee, che lo considerano un ostacolo alla competizione, all’innovazione e agli investimenti nel settore.

 

C’è il rischio, ha ribadito Champeaux, di ritornare ai vecchi monopoli. Addirittura, creando “un rigido piano di separazione”, il rimedio potrebbe rivelarsi peggiore del male, finendo per generare “un eterno monopolio regolamentato” in un settore che è nel pieno della sua espansione e in cui le tecnologie evolvono a ritmo continuo, al contrario di quanto è successo nel settore delle reti elettriche.

 

Per il gruppo d’oltralpe, infatti, “l’attuale proposta aumenta i poteri ex-ante dei regolatori sia a livello nazionale che comunitario, anche nei settori per tradizione soggetti a regolazione ex-post”, mentre l’importanza attribuita al rimedio potrebbe far perdere di vista altre questioni più importanti, come quella di incentivare la competizione sulle infrastrutture.

È meglio dunque rafforzare gli strumenti esistenti piuttosto che crearne di nuovi e tanto intrusivi, guadando al passato invece che alla predisposizione di un quadro regolamentare chiaro per il futuro.

 

Per questo, l’ex monopolista francese ha annunciato la proposta di voler condividere con i concorrenti le proprie infrastrutture in fibra ottica, garantendo loro l’accesso a tutte le informazioni per poter realizzare una propria rete.

 

Champeaux ha inoltre ribadito la contrarietà alla creazione di un regolatore europeo per le tlc, che finirebbe per dare aumentare la burocrazia e cozzare con la necessità – condivisa anche dal Commissario Ue alla concorrenza, Neelie Kroes – di deregolamentare il settore.

 

Le preoccupazioni di France Tèlécom sono condivise da tutti gli ex monopolisti delle tlc europee riuniti nell’associazione ETNO.

In una lettera indirizzata a tutti i commissari europei, gli operatori storici ribadiscono il loro no a un rimedio più volte bollato come “inutile e dannoso”, che potrebbe finire per ricreare “monopoli de facto” e per scoraggiare gli investimenti nelle nuove reti.

A sostegno delle sue tesi, l’ETNO cita uno studio condotto da Leonard Waverman della London Business School e dal consulente economico LECG Kalyan Dasgupta, il quale mette in guardia contro gli effetti negativi a lungo termine che la separazione funzionale potrebbe avere sugli investimenti e la competitività del settore.

 

Anche secondo i due economisti i rimedi ci sono già e sono anche più facili da implementare rispetto alla separazione funzionale che – come dimostrano gli esempi di diversi Paesi – “non necessariamente porta a una più sana competizione”.

 

Mentre non vi è dimostrazione che gli esistenti obblighi di non discriminazione abbiano fallito, l’introduzione di un simile rimedio “irreversibile” – dice ancora lo studio – “comporta più costi che benefici” e rappresenta un passaggio azzardato da “un regime basato sul diritto della concorrenza a un regime di intervento regolatorio intrusivo e permanente”.

 

“L’integrazione verticale di accesso e servizi è essenziale per stimolare gli investimenti nelle reti next generation: la separazione obbligatoria della rete di accesso dai servizi e dal core network potrebbe portare a minare l’efficienza e la capacità di coordinare complesse decisioni di investimento”, continua l’ETNO, sottolineando come non vi sia uno studio della Commissione che stabilisca che i costi dell’integrazione verticale prevalgano sui benefici a lungo termine.

 

C’è inoltre il rischio di generare una “stagnazione tecnologica” nell’accesso all’ultimo miglio della rete, poiché “nessun player si sentirebbe sufficientemente incentivato a investire in nuove piattaforme”.

 

L’associazione conclude spiegando che “il maggior driver per l’innovazione, gli investiteti e la crescita è la competizione tra le infrastrutture” e che è quindi essenziale “analizzare non solo l’impatto della regolazione sulla competitività e gli investimenti nel breve periodo ma anche le conseguenze negative per quel che riguarda gli investimenti di rischio e la competizione tra network sul lungo periodo”.

 

A meno di una settimana dalla presentazione del pacchetto di riforme per il settore delle telecomunicazioni, dunque, la Reding può dirsi tutt’altro che tranquilla. Dalla sua parte il Commissario sembra trovare soltanto gli operatori alternativi e l’ERG, il Gruppo di regolatori europei delle tlc attualmente presieduto da Roberto Viola, secondo cui “…la separazione funzionale rappresenta un rimedio supplementare in quei mercati in cui la non discriminazione non ha risolto gli squilibri dei mercato wholesale” e sicuramente migliorerà “l’efficacia dell’attuale framework”.

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