Vicina la cessione di Reuters a Thomson, mentre si fa più impervia la scalata di Murdoch al Wall Street Journal  

di Raffaella Natale |

Stati Uniti


Reuters

Posto salvo per Tom Glocer, amministratore delegato di Reuters, nell’eventualità la società fosse ceduta a Thomson Financial. A dare l’informazione è il Wall Street Journal, nelle mire del potente Rupert Murdoch, che aggiunge come il piano di acquisizione prevede invece l’uscita di scena del presidente e amministratore delegato della Thomson, Richard Harrington.

 

Il quotidiano finanziario Usa fa riferimento a un comunicato congiunto emesso dalle due società in cui si precisa come la nuova entità, che mira a contrastare la leadership di Bloomberg nel settore dell’informazione finanziaria, assumerà il nome di Thomson-Reuters, avrà come primo azionista Woodbridge, società che controlla la holding canadese, che deterrà il 53%. Gli altri soci di Thomson avranno una quota di circa il 23%, mentre i soci Reuters il restante 24%.

Il titolo sarà scambiato sulle piazze di Londra e Toronto e genererà un risparmio di costi di 500 milioni di dollari. La capitalizzazione di mercato ammonterà a circa 45 miliardi di dollari e controllerà quasi un terzo del mercato mondiale.  

 

“…Nel caso in cui venisse attuata la scalata – scrive il Wsj – rappresenterà un successo personale per il 47enne Glocer che è riuscito a riportare Reuters lungo il sentiero della solidità finanziaria dopo anni di emorragie di clienti in favore di Bloomberg”.

Le trattative sono comunque ancora in corso e non vi è certezza sul raggiungimento dell’accordo. In particolare è necessaria l’approvazione della Reuters Founders Share che ha diritto di veto su ogni tipo di scalata sulla compagnia britannica.

 

“…Il tono del comunicato congiunto è però ottimista“, evidenzia il Wsj. “…Entrambi i Cda ritengono che vi sia una potente e stimolante logica per un’unione che creerebbe un leader mondiale nel mercato business to business“, hanno reso noto le due compagnie.

 

Secondo gli analisti sarà difficile che a questo punto possa arrivare una terza offerta per Reuters, vista la mancanza di sinergie e la natura fortemente ciclica del business della società britannica la rende un target poco appetibile agli occhi dei fondi di private equity. Bloomberg ha poi escluso un suo interesse e non ci sarebbero altri competitor in grado di avanzare un’altra offerta.

 

Secondo il parere degli analisti di Numis Securities, Thomson rappresenta il miglior acquirente per Reuters.

“…Sebbene un’offerta rivale non possa essere esclusa, date le possibilità di sinergie ma anche per i possibili ostacoli che potrebbe frapporre la Founders Share , Thomson è il miglior pretendente per conquistare Reuters“, scrive il broker, aggiungendo come sarà molto probabile che l’accordo venga esaminato dalle autorità antitrust. Invariato il rating di ‘add’. A Londra, nel frattempo, Reuters cresce del 4,6% a 645 pence.

 

Dalla sua, la società canadese ha ammesso di aver avviato discussioni con la direzione dell’agenzia britannica Reuters, in vista di un’eventuale acquisizione per 8,77 miliardi di sterline (circa 12,8 miliardi di euro).

La transazione prevede il pagamento agli azionisti Reuters di 352,5 pence in contanti e 0,16 azioni Thomson per ogni azione Reuters. Prendendo come base il prezzo di Borsa di Thomson di ieri, ogni azione Reuters viene cosiì valutata 697 pence, ossia il 13% in più rispetto alla chiusura in Borsa dello scorso 4 maggio.

 

Reuters aveva comunicato venerdì scorso di essere stata contattata in vista di una possibile acquisizione, ma non aveva rivelato l’identità del potenziale compratore, alcune indiscrezioni parlavano anche di Rupert Murdoch che nel frattempo ha fatto un’offerta da 5 miliardi di dollari per Dow Jones, la società che controlla l’eminente Wall Street Journal.

Mentre il giornale di Toronto The Globe and Mail, posseduto al 40% dalla famiglia Thomson, aveva scritto che il soggetto interessato all’acquisto era Thomson Corp; mentre il Financial Times precisava che l’Opa sarebbe stata “amichevole“.

Tali informazioni avevano contribuito a far volare del 30% le azioni Reuters alla Borsa di Londra, spingendo il valore del capitale totale a circa 12 miliardi di euro.

 

La stampa economica e il mondo dei media e della finanza sono in fibrillazione da martedì scorso, quando News Corp ha lanciato l’Opa su Dow Jones.

Thomson è entrata di recente nel mercato dell’informazione finanziaria acquistando dalla Agence France Presse la filiale Afx News , e potrebbe, rilevando Reuters, realizzare importanti economie di scala.

Il gruppo canadese è concorrente, nel settore dell’ informazione finanziaria, della Reuters, che, pur se nota a livello mondiale soprattutto come agenzia di notizie internazionale di prima grandezza, ricava dai servizi finanziari oltre il 90% del fatturato.

Thomson sta vendendo la sua divisione pubblicazioni scolastiche, valutata oltre 5 miliari di dollari, e tale transazione potrebbe finanziare l’eventuale acquisizione dell’agenzia britannica.  

 

Intanto, si aggiunge un nuovo nome alla lista degli oppositori alla scalata di Murdoch a Dow Jones. Accanto a James Ottaway Jr si schiera adesso anche Peter Kann, ex amministratore delegato e presidente di Dow Jones, che si è ritirato lo scorso mese dalla carica di presidente che ricopriva dal 1991.

Figura vicina a molti membri della famiglia Bancroft, Kann ha dichiarato: “…Ammiro molti i membri della famiglia Bancroft, e anche la famiglia Ottaway , per il loro prendere una posizione a favore del Dow Jones in qualità di società indipendente, e per voler assicurare la continua integrità e indipendenza sia del suo giornalismo, che della sua pubblica missione”.

Insieme alla moglie, Kann è anche azionista di Dow Jones, detenendo però meno dell’1% delle azioni con diritto di voto.

Tuttavia, secondo quanto riporta lo stesso Wall Street Journal nella sua edizione online, le opinioni di Kann sono tenute in grande considerazione dalla famiglia Bancroft.

 

Ottaway in particolare ha usato ieri parole dure nei confronti del magnate dei media, asserendo che metterebbe a rischio “…l’integrità e la qualità uniche dell’informazione”, come anche di tutte le altre pubblicazioni della società americana.

“Rupert Murdoch – ha aggiunto – viene da una tradizione, quella anglo-australiana, molto diversa sia sul fronte della pratica editoriale che su quello della proprietà di media“. Il riferimento va all’atteggiamento del tycoon che, in questa logica, ha sempre espresso le sue idee personali, politiche e aziendali attraverso i quotidiani e i canali televisivi. “…E ogni giorno – ha commentato Ottaway – qui in America guardiamo al New York Post, che regolarmente parteggia nelle informazioni per i suoi amici, candidati politici e decisioni di politica, e che attacca coloro che (Murdoch) non approva personalmente”.

 

In definitiva, Ottaway ha accusato il presidente della News Corp di dare la precedenza ai suoi interessi di business e politici rispetto a quelli dell’editoria. “…Ogni volta che c’è un conflitto tra il business di Murdoch e l’informazione, di solito prevale” il primo, ha detto l’ex dirigente.

 

Parole che non sono piaciute alla News Corp, che prontamente ha replicato: “…Siamo delusi dei commenti rilasciati da Ottaway, che purtroppo sono fondati su vecchi preconcetti e cliché. La società sarebbe felice di poter incontrare Ottaway per condividere con lui il modo in cui vorremmo rafforzare l’indipendenza giornalistica e l’integrità del Dow Jones, reinvestendo allo stesso tempo le sue proprietà, per fare in modo che venga raggiunto il suo potenziale più alto”.

 

Ma, rispondendo a un’intervista, Ottaway ha rigettato l’offerta di un incontro, sottolineando che piuttosto sarebbe propenso a considerare altre offerte, nel caso in cui la famiglia di controllo del Dow Jones, i Bancroft per l’appunto, decidessero di considerare la vendita a un altro potenziale acquirente.

 

Intanto Warren Buffett, tra i più importanti nomi della galassia finanziaria oltre che azionista di Dow Jones, in un’intervista rilasciata a Cnbc (General Electric), ha escluso la possibilità che avanzi un’offerta per il gruppo editoriale.

“…E’ molto, molto improbabile“, ha detto Buffett, spiegando che i 5 miliardi di dollari o 60 dollari per azione presentati da News Corp costituiscono una posta troppo alta. “…Non potrei farlo per Berkshire Hathaway”, ha detto Buffett.

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