Roaming: ancora nessun accordo, slitta il voto del Parlamento europeo

di Alessandra Talarico |

Unione Europea


Roaming

Sembra allontanarsi la speranza di un taglio alle tariffe del roaming entro l’estate.

Si sarebbero infatti arenate le trattative in corso tra i rappresentanti del Parlamento, della Commissione e della presidenza tedesca tanto che il voto decisivo non avverrà il 10 maggio ma è stato spostato alla sessione plenaria di fine mese.

 

C’è ancora possibilità che il consiglio delle tlc del prossimo 7 giugno approvi il piano di riduzione delle tariffe, ma ogni ulteriore slittamento farebbe saltare il progetto di approvazione entro l’estate.

 

Nuovi ostacoli dunque sul cammino dell’ambizioso progetto portato avanti dal commissario ai media e alla società dell’informazione Viviane Reding, approvato poco più di due settimane anche dalla commissione Industria, Ricerca ed Energia che, con una larghissima maggioranza, ha accolto i tetti sia per le tariffe all’ingrosso che per quelle al dettaglio, fissando le prime a 23 centesimi al minuto e le seconde a 40 centesimi al minuto per le chiamate effettuate all’estero e a 15 centesimi al minuto per le chiamate ricevute, portando da tre a due i tetti previsti dalla Commissione europea.

 

I tetti fissati dalla commissione Industria, Ricerca ed Energia sono perfino più convenienti di quelli proposti in un primo tempo dalla Ue, che aveva proposto un tetto massimo di 49 centesimi per le telefonate effettuate dall’estero e di 16,5 per le chiamate ricevute.

 

Lo scoglio insormontabile, secondo quanto riferito da fonti europee, sarebbero proprio i tetti massimi imposti alle tariffe: mentre gli Stati membri propongono di fissare il tetto per le chiamate all’estero di 60 centesimi di euro al minuto e quello delle chiamate ricevute a 30 centesimi, il Parlamento preferirebbe applicare tetti molto più bassi, pari a 40 e 15 centesimi.

 

Posizioni contrastanti anche per quel che riguarda la modalità di applicazione delle nuove normative: c’è chi chiede un passaggio automatico all’eurotariffa – il sistema opt-out sostenuto dalla Commissione – chi invece ritiene che questo debba avvenire solo su specifica richiesta del cliente.

 

Secondo la Commissione con il sistema opt out, “gli operatori mobili dovranno convincere i clienti del fatto che le loro tariffe sono ancora più convenienti di quelle prescritte dal nuovo regolamento Ue, e questo sarà un grande incentivo per una maggiore competizione”.

 

Gli operatori mobili, da canto loro, sono sul piede di guerra e sostengono che un taglio alle tariffe del roaming farebbe perdere al settore introiti per 4,3 miliardi di euro, pari a una quota del 10%-18% dei profitti totali. Baggianate, ha risposto l’associazione dei consumatori europei: nessuno dovrebbe pagare più di 33 centesimi al minuto per una chiamata in roaming, tutto il resto è fumo negli occhi.

Una riduzione delle tariffe, infatti, difficilmente farebbe crollare i profitti – come paventato dall’industria – perché i vantaggi economici si tradurrebbero in un aumento dell’utilizzo del servizio.

 

Molte le iniziative degli operatori per tentare di evitare l’intervento della mannaia europea, nessuno però è riuscito a convincere il Commissario Reding a non procedere.

 

Sebbene infatti la Commissione non sia solita intervenire per regolare i mercati al dettaglio, la natura eccezionale del mercato del roaming ha reso necessario un intervento.

“Le forze di mercato – ha spiegato l’esecutivo – sono ancora insufficienti ad assicurare che la riduzione dei prezzi all’ingrosso si trasformi in benefici per i consumatori”.

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