Galileo: si avvicina la scadenza dell’ultimatum di Barrot, ma ancora nessun accordo tra gli 8 contractor

di Alessandra Talarico |

Unione Europea


Galileo

“Galileo è un progetto essenziale e noi non abbiamo la possibilità di abbandonarlo. Ora la questione riguarda la misura in cui possiamo finanziarlo con fondi pubblici”. Così il commissario Ue per le imprese e l’industria Günter Verheugen ha commentato la fase di stallo del sistema di radionavigazione satellitare che avrebbe dovuto affrancare l’Europa dalla dipendenza dal sistema Usa GPS all’avvicinarsi della scadenza dell’ultimatum fissato dal Commissario europeo ai trasporti, Jacques Barrot a marzo.

 

Secondo la scaletta iniziale, Galileo sarebbe dovuto entrare nella fase operativa nel 2008, ma a causa di seri ritardi – o meglio, delle solite beghe di potere – il sistema potrebbe entrare nella fase operativa non prima del 2014.

Attualmente, solo uno dei 30 satelliti è stato mandato in orbita e il contratto ventennale tra le 8 società concessionarie del sistema – AENA, Alcatel, EADS, Finmeccanica, Hispasat, Immarsat, TeleOp and Thales – che avrebbe dovuto essere firmato nel 2005 non è ancora stato sottoscritto.

 

Galileo doveva essere il fiore all’occhiello dell’industria spaziale europea, il primo esempio europeo di partnership pubblico-privato, ma il suo destino è sempre più incerto.

Una situazione molto imbarazzante per i vertici della Ue, tanto che a marzo Barrot ha inviato una lettera alla presidenza tedesca e agli 8 contractor privati per lanciare l’allarme sul fatto che i ritardi accumulati mettono in serio rischio l’evolversi del progetto.

Le otto società, infatti, non riescono ad accordarsi sulla condivisione dei rischi e non hanno ancora creato una singola compagnia che raggruppi gli 8 partner né eletto un negoziatore che rappresenti i consorzi nelle negoziazioni con il Galileo Joint Undertaking o il Galileo Supervisory Authority.

 

Barrot ha dunque deciso di fissare per il 10 maggio il termine ultimo per la creazione della Galileo Operating Company e per la designazione del Ceo della compagnia, in grado di parlare e impegnarsi in suo nome senza il veto degli azionisti e ha anche avvisato che inizierà a valutare eventuali alternative per lo sviluppo del progetto, basate su una revisione tecnico-finanziaria del programma di gestione.

 

Una decisione in tal senso arriverà a giugno 2007, quando la commissione Trasporti esaminerà lo stato dei lavori e deciderà se continuare in base alle procedure stabilite o cercare, appunto, soluzioni alternative.

 

Il 26 aprile, la Commissione europea ha adottato una comunicazione relativa alle nuove politiche spaziali dell’Unione, ponendo Galileo in cima alla lista delle priorità.

Nel documento si legge infatti che “l’Europa si è impegnata a stabilire un sistema globale di navigazione civile sostenibile sotto il controllo della Ue” e che “è essenziale assicurare che Galileo venga dispiegato senza ulteriori ritardi”.

 

Questa visione è supportata anche dal Parlamento europeo: in una risoluzione adottata anch’essa il 26 aprile viene espressa la “profonda preoccupazione” per lo stallo delle negoziazioni e per i costi che questi ritardi avranno sul progetto.

 

Il programma Galileo è stato sviluppato dalla Commissione europea in accordo con l’Agenzia spaziale europea (ESA) come alternativa al sistema americano GPS e a quello russo Glonass, entrambi controllati e finanziati dalle autorità militari. Intanto però, mentre in Europa si litiga, gli Usa lavorano al GPS III, la Cina è impegnatissima nello sviluppo di un sistema alternativo – battezzato ‘Beidou’ – composto da 35 satelliti che dovrebbe essere operativo già dal 2008, come doveva esserlo Galileo secondo i progetti iniziali e la Russia sta lavorando con l’India per rimettere in sesto i 21 satelliti del sistema Glonass.