Internet a singhiozzo: colpa di un virus o di un’infrastruttura di rete inadeguata?

di Alessandra Talarico |

Italia


Banda Larga

Nei giorni scorsi la rete internet italiana ha funzionato a singhiozzo, creando serie difficoltà a chi su internet ci lavora e conta – puntualmente deluso – sul rapido intervento di Telecom Italia per rafforzare una infrastruttura ormai essenziale per il lavoro quanto per il tempo libero.

  

In un primo momento Telecom aveva attribuito la colpa di questa situazione alla scarsa propensione degli italiani a usare sistemi antivirus a protezione dei propri Pc, con conseguenze ovvie per l’intero sistema. E’ emerso, dunque, che la causa dell’impasse degli ultimi giorni sia attribuibile a una difficoltà di connessione dovuta al mancato riconoscimento dei DNS privati o dalla mancata assegnazione dei DNS automatici da parte dei server centrali che, per la maggior parte dipendono anche dall’infrastruttura Telecom.

  

I nomi DNS (acronimo di Domain Name System), o ‘nomi di domino’, sono una delle caratteristiche più visibili di internet e rappresentano una sorta di ‘elenco telefonico’ del web, utilizzato per la traduzione di nomi di host in indirizzi IP.

Essi rappresentano dunque un servizio essenziale per l’usabilità di Internet, poiché risulta molto più facile per gli utenti ricordare nomi testuali, mentre gli host ed i router sono raggiungibili utilizzando gli indirizzi IP numerici.

  

Quello che è strano, ha però fatto notare il presidente Aiip Stefano Quintarelli, è che un problema di questo genere si sia verificato solo nel nostro Paese e solo ai DNS di Telecom Italia.

L’anomalia – ha aggiunto Quintarelli – potrebbe trovare spiegazione nel fatto che la diffusione di questi malware sia avvenuta soltanto in Italia e “prevalentemente su operatori che servono clientela residenziale”, oppure a una saturazione della rete con – in simultanea – un attacco DOS in corso.

  

Fatto sta che proprio ieri, comunicando la volontà di rinunciare all’aumento del canone, il presidente Telecom Guido Rossi ha ribadito che la decisione è maturata per tutelare gli interessi generali dei consumatori “ai quali Telecom Italia intende dedicare, sempre di più , il proprio impegno”.

Bene, diciamo, ma allora chiediamo a Rossi di fare un giro sui forum italiani, per valutare quanto i clienti siano soddisfatti del servizio offerto da Telecom, in molti casi l’unico a cui ci si possa affidare vista la carenza di infrastrutture alternative – cavo, fibra ottica ecc- presenti invece nella stragrande maggioranza degli altri paesi europei.

  

Nel nostro Paese, quella dell’accontentarsi e dell’arrangiarsi è quasi una filosofia di vita e quindi dovremmo anche in questo caso rassegnarci a infrastrutture a banda larga a macchia di leopardo, che fanno di internet veloce una pura illusione per chi non abita nel pieno centro delle grandi città e deve affidarsi come ripiego a tecnologie satellitari che offrono un servizio del tutto scadente. La concorrenza non esiste o di fatto si perde nelle aule dei tribunali e gli utenti continuano a reclamare inascoltati, rivolgendosi a call center che nel migliore dei casi – con tutto il rispetto per chi ci lavora a condizioni non certo invidiabili – non hanno la minima idea di come intervenire.

  

Sembra insomma che nonostante l’impegno manifestato a parole, l’ex monopolista, che continua a controllare circa l’80% del mercato, non riesca a misurarsi con le logiche del mercato e non prenda assolutamente in considerazione la necessità di migliorare la qualità del servizio offerto, figurarsi a estendere la copertura della banda larga.

  

Eppure Telecom continua a rassicurare i rappresentanti dei consumatori sul suo impegno a voler migliorare le relazioni con i clienti, vessati da ogni sorta di abuso: chi vuole un servizio – vedi cambio di operatore, per dirne uno – non riesce a ottenerlo mai nei tempi previsti, chi riscontra un danno alla rete deve affidarsi a qualche Santo per veder risolto il problema in tempi relativamente brevi (quasi mai prima di 48 ore dalla segnalazione), chi, infine, non vuole un servizio, se lo ritrova in bolletta ed è costretto a pagarlo e ad avviare lunghissime trafile a colpi di fax e reclami vari prima di vederlo sparire.

  

Certo, non è solo un problema di Telecom: il rapporto con i clienti è il tallone d’Achille di tutti gli operatori, che incaricano i propri addetti a chiamare a tutte le ore per promuovere i propri servizi, ma latitano quando si tratta di risolvere qualche problema, anche grave, che crea seri danni alle aziende che lavorano in rete.

  

Le associazioni dei consumatori fanno quel che possono, accogliendo la miriade di reclami che, specialmente negli ultimi giorni, subissano le loro sedi e i siti web.

  

“E dire – ha commentato il Presidente dell’Adoc Carlo Pileri – che, secondo le promesse di qualche anno fa, il passaggio all’ADSL ci era stato prefigurato come la panacea ai problemi di virus sul pc”.

  

Sarebbe troppo chiedere, visto che siamo anche in prossimità del Natale, di poter trovare sotto l’albero su un servizio finalmente funzionale e una maggiore libertà di scelta di operatori e tecnologie (vedi WiMax), invece di accontentarci, come sempre, di quello che dovrebbe garantirci il maggiore operatore italiano?

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