Tv: dopo il Ddl Gentiloni, Mediaset pronta a impegnarsi sul mercato tedesco? In Germania politici e imprese col fiato sospeso

di Raffaella Natale |

Italia


Silvio Berlusconi

Occhi puntati su Mediaset, che domani deciderà se lanciare un’offerta sul primo polo televisivo tedesco ProSiebenSat1. I maggiori quotidiani europei, dal Financial Times al tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung, si interrogano sui possibili scenari del mercato media, davanti alla possibilità che la società della famiglia Berlusconi sbarchi in Germania.

La Tv commerciale italiana potrebbe decidere di allargarsi oltre i confini nazionali, come del resto era già in programma da tempo, proprio a seguito delle disposizioni della riforma Gentiloni che, stando al gruppo, penalizzerebbero la holding, chiedendo il trasferimento sul digitale terrestre di una delle tre reti, cosa che potrebbe determinare un mancato guadagno per 100-400 milioni di euro. 

A queste affermazioni, il Ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, ha sempre risposto che Mediaset esagera: “…Ha le sue idee ed amplifica le conseguenze della legge di riforma per la sua azienda sapendo di farlo. Credo che invece questa società sia di fronte a un bivio e debba decidere il suo assetto futuro”. 

Gentiloni ritiene anche che “…il cambiamento degli assetti del settore televisivo farà bene a Mediaset, perché finora la legge ha permesso al gruppo di crescere troppo. Credo che anche la Tv generalista di Mediaset debba cambiare e diversificarsi con una presenza in diversi Paesi e in diversi settori come è avvenuto per altri grandi gruppi europei“. Con queste dichiarazioni sembra che Gentiloni avalli un allargamento di Mediaset oltre i confini nazionali.

  

Domani il Cda si riunirà per esaminare la trimestrale e valuterà se presentare un’offerta vincolante sul 50,5% del capitale di ProSiebenSat1. 

Proprio il 7 novembre scade, infatti, il termine per presentare le manifestazioni di interesse, che dovranno passare al vaglio di Morgan Stanley, advisor del gruppo tedesco.

Da Cologno Monzese al momento vige lo stretto riserbo, a parte la conferma dell’operazione da un portavoce. Per avere maggiori dettagli bisognerà attendere la conference call con la comunità finanziaria, in programma alle 18.

  

Già in passato, Mediaset aveva puntato gli occhi, senza successo, sul gioiello dell’ex impero mediatico di Leo Kirch, costretto al deposito dei bilanci nell’aprile del 2002. 

Allora ad avere la meglio fu la cordata guidata dal magnate egiziano Haim Saban che rilevò il pacchetto di maggioranza del gruppo, pari al 50,5% del capitale, che oggi mette in vendita.

L’enterprise value di ProSiebenSat1, con una posizione di gran forza sul mercato tedesco della pubblicità televisiva, si attesta intorno ai 5 miliardi di euro. 

 

Secondo indiscrezioni, dovrebbe essere l’Unicredit di Alessandro Profumo, a fornire a Mediaset la garanzia bancaria per un’offerta sul pacchetto di maggioranza di ProSiebenSat1, il primo polo televisivo privato tedesco.

Marco Giordani, direttore finanziario di Mediaset, dovrebbe incontrare oggi gli uomini di Unicredit Banca Mobiliare (UBM) che – stando ai rumor – stanno approntando un primo finanziamento ponte. La garanzia bancaria che UBM si appresta a dare a Mediaset dovrebbe essere per un importo di circa 2,8-3 miliardi.

La manifestazione di interesse, che Mediaset e gli altri interessati al 50,5% del capitale di ProSiebenSat1 devono recapitare entro martedì, dovrà contenere infatti anche la cash confirmation, ossia la garanzia bancaria.

  

Intesa e UBM sarebbero già al lavoro per organizzare il finanziamento per Mediaset e che una prima simulazione vedrebbe la creazione di una newco nella quale la società televisiva potrebbe far confluire circa 1 miliardo di equity e le banche il loro finanziamento. La newco poi si fonderebbe con ProSiebenSat1.

Secondo le ultime indiscrezioni, Mediaset starebbe considerando di offrire 30 euro per azione, che equivale a un premio di oltre 7 euro rispetto all’ultimo prezzo di ProSiebenSat1. La società acquirente avrebbe poi l’obbligo di lanciare un’Opa sulla totalità delle azioni a un prezzo pari alla media degli ultimi tre mesi, che a oggi sarebbe di 21,3 euro per azione. Un prezzo al di sotto dei corsi di Borsa che potrebbe equivalere a un’Opa dall’esito negativo.

La cordata di Saban guadagnerebbe dall’operazione, visto che quattro anni avevano comprato a 7,5 euro.

  

Per Jan Mojito, ex braccio destro di Leo Kirch e suo rappresentante nel Cda di Mediaset ai tempi del matrimonio italo-tedesco, “…30 euro per azione è un prezzo molto, molto alto” e ha spiegato che “…anche se è vero che da una parte c’è chi vuol vendere e dall’altra chi vuole comprare, il prezzo fissatomi sembra molto elevato: quattro se non cinque volte di più di quanto, a suo tempo, era stata pagata”.

“C’è però da sottolineare il fatto – ha aggiunto Mojito – che dall’altra parte c’è il controllo di tre reti televisive che continuano a fare utili e questo, in Germania, non è cosa da poco. Considerando poi che da parte del Governo tedesco non ci dovrebbe essere alcun ostacolo – ha sottolineato – dal punto di vista commerciale mi sembra una cosa fattibile”.  

 

Mojito, dopo il fallimento del gruppo Kirch, non ha lasciato il mondo della televisione e ora ha una società di produzione: “Il mercato tedesco sta andando molto bene – ha commentato – gli introiti pubblicitari sono aumentati del 3-4% e televisivamente anche il prodotto tedesco sta riscuotendo un notevole successo in casa e all’estero. Dopo quello americano è forse il più diffuso al mondo”.

 

E a proposito di produzione, Mojito spiega come, ultimamente, ProSiebenSat1 abbia rallentato la propria: “Per aumentare gli utili hanno frenato la produzione e ora, per rendere, le reti tedesche hanno bisogno di programmi nuovi. Anche se Mediaset ultimamente sta incrementando la propria autoproduzione – ha osservato Mojito – il prodotto italiano è molto locale, difficile da esportare. E poi – ha aggiunto – Mediaset non è conosciuta per spendere troppi soldi in produzioni proprie”.

In ogni caso, per il pubblico tedesco, ha osservato ancora Mojito, l’eventuale ingresso di un operatore italiano, dopo un americano, “…non credo cambi granché”. Quanto al futuro, in generale, della televisione “Mediaset, giustamente, continua a credere in quello che fa – sottolinea Moijto – perché è il suo modello, ma in questo momento si tratta di una industria matura, come lo era già a metà degli anni ‘ 90″ .

Il futuro, secondo Moijto, sta ormai nella Tv digitale, nei canali dedicati: “Una televisione molto più vicina al pubblico più mirata e forse anche più libera. Quel vecchio modello non mi interessa più. Oggi – ha concluso – sono più attratto dal digitale e dalle piattaforme che proietteranno la televisione verso un pubblico ancora più attento”.

 

Come reagiranno i tedeschi all’offerta di Mediaset? Il Financial Times ricorda quando Silvio Berlusconi, allora presidente del Consiglio, definì “Kapò” l’europarlamentare tedesco Martin Schulz. Memore di quella vicenda, secondo il quotidiano, la Germania potrebbe ostacolare questa scalata.

“Fu proprio la politica – ricorda il Financial Times, che alla vicenda ha dedicato anche un articolo in prima pagina – a bloccare nel 2002 il primo tentativo di Mediaset di conquistare il polo televisivo tedesco, ai tempi del fallimento del gruppo Kirch. Allora scese in campo direttamente il cancelliere socialdemocratico Gerhard Schroeder bollando l’operazione come ‘problematica’. La riuscita o meno dell’operazione non è, quindi, solo una ‘questione di soldi’”.

Un portavoce di Mediaset, interpellato dal quotidiano, ha spiegato che ci potrebbero essere “ostacoli politici”, qualsiasi offerta venga lanciata, alludendo proprio alla “pubblica opposizione” che Mediaset-Berlusconi subì quattro anni prima.

 

Adesso, però, la situazione è diversa. Berlusconi e Schroeder non sono più premier, in Germania c’è Angela Merkel e, fa notare il Financial Times, “…gli elementi conservatori della grande coalizione potrebbero essere più favorevoli a Berlusconi“. Inoltre Mediaset, sottolinea il quotidiano, è una delle “…poche società che abbiano sia l’ambizione di stringere un accordo potenzialmente da 5 miliardi di euro, sia la possibilità di ottenere l’approvazione delle Authority”

L’anno scorso fu proprio l’Antitrust di Berlino a bloccare la cessione del pacchetto di maggioranza di ProSiebenSat1 all’editore Axel Springer, per evitare il rischio di posizioni dominanti sul mercato media. Rischio nel quale non incorrerebbe Mediaset. 

    

Proprio su un giornale appartenente al gruppo Axel Springer, Die Welt, si evidenzia che “nemmeno la cattiva immagine di cui gode in Germania Silvio Berlusconi potrà bloccare un’eventuale transazione”.

In un suo editoriale il giornale scrive che “il grido di battaglia ‘Berlusconi ante portas’ ha sempre terrorizzato i politici tedeschi”, ma aggiunge anche che “una cosa è chiara: il mondo politico non potrebbe impedire l’ingresso (della società italiana, ndr), poiché è stata fatta una legge che non offre alcuna chance alle aziende nazionali di rilevare imprese di questa dimensione”.

Die Welt sottolinea comunque che anche altri investitori stranieri potrebbero essere interessati a fare il loro ingresso in Germania, che sul piano televisivo rappresenta il secondo mercato mondiale.

 

Anche il Frankfurter Allgemeine Zeitung, principale quotidiano conservatore tedesco che dedica quattro articoli alla possibile operazione, scrive che “…Berlusconi dovrebbe fare i conti con molte resistenze“. E questo perché, mentre in Germania viene propagata una televisione “lontana dalla politica“, il nome di Berlusconi “è simbolo dell’unione tra politica e Tv”, anche se in Italia molti, perfino tra i suoi avversari, riconoscono che è un “geniale imprenditore televisivo”.

 “Se Berlusconi scendesse in campo e con lui, ad esempio, anche gli investitori finanziari delle società KKR e Permira, cui appartiene il gruppo mediatico SBS – scrive il quotidiano – nascerebbe in un solo colpo un gigante dei media, la cui sfera d’azione si estenderebbe dalla Scandinavia alla Sicilia, accanto a cui Springer apparirebbe come una cosa infima e Bertelsmann una modesta”. E così, accusa il giornale, “nascerebbe un conglomerato” che gli esperti dell’Autorità per la concorrenza nei media “non potevano neppure sognare“. Sono stati loro, continua Faz, “a porre la prima pietra del prossimo grande impero mediatico per Silvio Berlusconi o Rupert Murdoch, con tutte le implicazioni politiche”.  

   

In questo senso, Faz accusa l’Antitrust tedesco d’aver aperto la strada a operazioni di questo tipo, respingendo la proposta di acquisto di ProSiebenSat1 avanzata da Axel Springer.

  

Se questo scenario dovesse concretizzarsi, ha detto al quotidiano il direttore dell’Autorità di controllo dei media del Nordreno-Vestfalia, Norbert Schneider, ci si dovrebbe chiedere se non fosse stato meglio “avere con Springer un uovo oggi“, invece di ritrovarsi “con la gallina domani“. Comunque, ammette l’esperto, “non esiste nessuno strumento di diritto dei media per escludere Berlusconi. La politica dovrebbe discutere se questo proprietario sia auspicato”.

 

Secondo il quotidiano, “Sarebbe stato preoccupante, con riferimento alla varietà delle opinioni, se il più grande editore di giornali tedesco avrebbe controllato una delle due società di Tv privata che dominano il mercato. Ma Mediaset non è ancora attiva in Germania, quindi non c’è una concentrazione paragonabile a quella di Springer. Questo è quello che conta e non le simpatie o le antipatie per gli investitori”.

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