Ubiquità delle comunicazioni: Viviane Reding invita industria e istituzioni a fare fronte comune

di Alessandra Talarico |

Unione Europea


Viviane Reding

“E’ tempo di passare dalle parole ai fatti”.

Così il Commissario Ue ai media e alla società dell’informazione Viviane Reding ha sintetizzato l’urgenza, per l’Europa, di concretizzare gli sforzi per rendere le tecnologie e le reti di comunicazione ‘ubique’ cioè in grado di offrire servizi “quando, come e dove li vogliamo”, senza tuttavia dimenticare l’esigenza di maggiore sicurezza e protezione della nostra identità e della nostra privacy.

 

Si tratta di questioni molto importanti se davvero si vuole fare in modo che le nuove tecnologie migliorino la vita dei cittadini.

È per questo essenziale proteggere i sistemi di informazione da attacchi  sempre più pervasivi e motivati dai forti interessi economici del crimine organizzato e del terrorismo.

 

“Siamo sempre più vulnerabili a questi attacchi”, ha spiegato la Reding, che ha poi sottolineato la gravità del fatto che i Pc di ignari utenti vengano utilizzati in maniera sistematica “come veicolo di virus e attività fraudolente e criminose come gli spyware e il phishing”.

 

Le tecnologie sono “il cuore della società”. Non si tratta più, infatti, di un terreno riservato a pochi specialisti, ma di oggetti diventati di uso comune e presenti in gran numero nella maggior parte delle famiglie.

 

Per affrontare la sfida posta in essere dai criminali informatici – che attaccano senza più distinzione i Pc come i cellulari – c’è bisogno dell’impegno di tutti, perché è una guerra che le istituzioni non possono vincere da sole.

 

La Commissione si è impegnata ad aggiornare al più presto il suo approccio riguardo i mali della società dell’informazione, prevedendo ulteriori misure per quanto concerne la cooperazione e l’intervento internazionale.

“E’ per questo – ha aggiunto la Reding – che ho chiesto all’ENISA di valutare la fattibilità di un sistema multilinguistico di condivisione delle informazioni e di allerta su cui costruire e unificare le iniziative nazionali pubbliche e private sulla sicurezza”.

 

Quello di cui c’è più bisogno, ha quindi spiegato il Commissario, “è una cultura della sicurezza in cui ognuno faccia la sua parte”, dai governi – con l’identificazione e l’implementazione di best practice – ai cittadini che dovrebbero utilizzare di più, quando ci sono, gli strumenti della comunicazione messi a disposizione dalle istituzioni per denunciare le minacce e i rischi percepiti come più pressanti.

 

Anche l’industria deve fare la sua parte: i produttori di tecnologie devono garantire maggiori livelli di sicurezza. A questo scopo nella revisione del quadro legislativo sulle comunicazioni elettroniche, la Reding ha indicato l’intenzione di voler introdurre l’obbligo per i provider di comunicare agli utenti eventuali vulnerabilità dei sistemi di sicurezza.

“Sto anche pensando – ha detto ancora il Commissario – di dare facoltà alle autorità nazionali competenti di richiedere agli operatori specifiche misure di sicurezza”.

 

A questo scopo è ancora aperta una consultazione: c’è tempo fino al 27 ottobre per leggerla e inviare le proprie considerazioni in merito alla sicurezza e a tante altre importanti questioni relative alle reti di comunicazione.

 

Si parla tanto di proteggere la vita privata dei cittadini, ma spesso le nuove tecnologie vengono utilizzate in maniera da far pensare tutto il contrario.

Per questo la Reding è entrata nel merito anche dei timori delle persone riguardo la crescente ‘invasività’ delle nuove tecnologie sulla privacy.

 

Nello specifico, il Commissario ha fatto riferimento alle etichette intelligenti – meglio note come RFID – che offrono l’opportunità di creare nuovi servizi e di accelerare in maniera massiccia la produttività di determinati settori come la gestione degli inventari e la logistica.

 

La tecnologia RFID, secondo le previsioni, conoscerà una crescita esponenziale nei prossimi 10 anni, ma viene percepita dall’opinione pubblica come un’ulteriore minaccia alla riservatezza delle informazioni personali.

 

“Se non pensiamo bene e subito a come ridimensionare queste eccessive preoccupazioni, aspettando che ci sia un problema prima di affrontare il problema della sicurezza, la gente rifiuterà l’RFID come è successo per gli OGM, vanificando tutte le opportunità e i benefici della tecnologia che sarà percepita solo come una nuova spia”, ha spiegato la Reding, che ha lanciato già lo scorso anno una consultazione su come affrontare questi temi.

I risultati di questa consultazione verranno resi noti il prossimo 16 ottobre e serviranno da base per l’intervento dei decisori politici al fine di creare un adeguato set di regole che rassicurino i cittadini e assicurino alla tecnologia un adeguato sviluppo.

 

Sono molte, insomma, le sfide da affrontare per rendere le nuove tecnologie della comunicazione veramente alla portata di tutti i cittadini. Per questo serve lo sforzo comune di istituzioni e imprese, conclude la Reding, “per coinvolgere di più le persone e mostrare loro i benefici di un singolo spazio di informazione”.