Internet governance: passi in avanti verso una gestione del web affrancata dall’ICANN. Ma la strada è ancora lunga

di Alessandra Talarico |

Stati Uniti


Internet

Un meeting che, secondo molti osservatori, passerà probabilmente alla storia quello durante il quale, mercoledì, il governo degli Stati Uniti è finalmente giunto alla conclusione di non poter più essere il solo ed esclusivo ‘guardiano’ di internet.

Non si tratta certo di una presa di posizione ufficiale, tutt’altro, ma pare che qualcosa si stia muovendo verso una maggiore apertura della gestione della rete, come richiesto in maniera urgente da governi e associazioni di tutto il mondo negli ultimi mesi.

 

In un primo passo di quello che sicuramente sarà un processo lungo e complesso, l’amministrazione statunitense ha deciso che forse è giunta l’ora di allentare la presa sull’ICANN, l’ente non profit, organizzato in sede internazionale, che ha la responsabilità di assegnare gli indirizzi IP (Internet Protocol) e di gestire il sistema dei nomi a dominio, nonché i sistemi di root server.

 

Quando nacque l’ICANN, alla fine del  98, l ‘obiettivo era quello di affidare al settore privato la gestione tecnica di controllo della rete internet; il Dipartimento del Commercio (DoC) del governo degli USA avrebbe dovuto esercitare una funzione di supervisione sulla base di un Memorandum of Understanding per un periodo di due anni, sino al raggiungimento di prefissati obbiettivi. Uno di questi, era quello di aprire il DNS al mercato.

Il che ha precise ragioni storiche: Internet nasce infatti negli Usa e deriva direttamente dalla Internet assigned numbers authority (Iana), che era ancor più direttamente emanazione del governo Usa.

 

La data di scadenza dell’accordo tra il governo Usa e l’ICANN, rimandata più volte, è stata infine fissata per il 30 settembre e sembra che stavolta sia quella buona perché dopo le numerose pressioni internazionali manifestate in maniera massiccia nel corso del WSIS di Tunisi, gli Usa sembra abbiano infine deciso di favorire una maggiore apertura dell’ICANN per renderlo un ente internazionale, avendo forse realizzato che internet è uno strumento di portata troppo globale per essere gestito da un solo governo.

 

Il sottosegretario al commercio John Kneuer ha tuttavia chiarito che il governo è intenzionato a mantenere il controllo del sistema DNS, cioè i 13 server root, situati negli Usa, in Europa e in Giappone, per mezzo dei quali i numeri univoci corrispondenti agli host che formano la rete vengono associati ai nomi dei siti, per evitare agli utenti di dover utilizzare questi numeri per effettuare la connessione.

 

Insomma, la posizione del governo americano non è ancora molto chiara: l’amministrazione Bush non sembra troppo propensa ad allentare la presa, basandosi sulla convinzione che l’ICANN ha fin qui svolto il suo compito di supervisione in maniera più che soddisfacente.

 

La questione centrale è se l’ente sia abbastanza maturo e stabile per affrancarsi definitivamente dagli Usa e se questa separazione non finisca per inceppare il sistema con la pretesa di partecipazione di tutti i governi, anche quelli più repressivi e vada dunque a discapito della libertà della Rete.

 

Secondo molti dei partecipanti al meeting è ancora troppo presto per parlare di emancipazione dell’ICANN dal governo Usa poiché, anche se l’ente è stato più volte accusato di poca trasparenza, bisogna ancora mettere in chiaro molti aspetti di una eventuale gestione allargata.

 

Il commento forse più rappresentativo emerso dall’incontro è quello del governo canadese, l’unico oltre a quello americano invitato ad esprimere un giudizio sulla questione. Per Bill Graham “E’ giunto il momento che l’ICANN riconosca che per molti versi è un ente quasi-giuridico e che quindi dovrebbe iniziare a comportarsi come tale”.

Per Graham, il board dell’ICANN dovrebbe iniziare a fornire adeguati resoconti delle sue riunioni. “C’è bisogno di un riscontro delle questioni trattate e della tempistica delle decisioni prese. Deve essere redatto un documento scritto che chiarisca lo sfondo e il contesto degli argomenti discussi e c’è bisogno di un resoconto delle posizioni espresse dalle parti interessate e di un’analisi dei problemi approfonditi”.

Insomma, tutti sentono il bisogno di una maggiore trasparenza nell’operato dell’ICANN, che dovrebbe “spiegare le sue decisioni e le ragioni che le hanno motivate”.

Ma cosa ancor più importante, “c’è bisogno di un meccanismo che renda il board responsabile delle sue azioni di fronte alla comunità”.

 

Nei mesi scorsi, anche la commissione europea ha detto la sua sulla governance di internet.

La Ue, che non ha mai negato l’eccellente lavoro svolto negli Stati Uniti per assicurare un’amministrazione della rete equa ed efficiente, si è posta fin da subito a metà tra l’unilateralismo degli Usa e il multilateralismo espresso da molti Paesi, che hanno messo in discussione il ruolo di supervisore dell’ICANN adducendo la motivazione che non può essere un singolo governo a gestire una parte così importante di internet.

 

Sebbene dal meeting non sia emersa una chiara soluzione alla delicata questione, il solo fatto che sia tenuto un incontro sull’argomento e che gli Usa abbiano riconosciuto di non poter più pretendere una gestione esclusiva di internet, è già di per sé un fatto positivo in vista della prossima scadenza del 30 settembre.

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