Rapporto Assinform 2006, lenta ripresa. Le imprese al Governo: ‘Rilanciare gli investimenti in innovazione’

di Raffaella Natale |

Italia


ICT

“L’Italia non si sviluppa, la sua economia non cresce perché non innova e, in particolare, non investe in Information Technology”. E’ con questa dichiarazione forte che Ennio Lucarelli, presidente di Aitech-Assinform, introduce i risultati del Rapporto Aitech-Assinform 2006 presentato a Roma in Confindustria, illustrando il quadro dell’attuale mercato dell’Ict.

Importante appuntamento per gli addetti ai lavori che hanno partecipato numerosi, oltre 1.500 partecipanti tra Roma e Milano, collegate in videoconferenza. Presenti anche Luigi Nicolais, Ministro della Funzione Pubblica e dell’Innovazione, e il Sottosegretario Beatrice Magnolfi.

“Oggi la domanda mondiale dell’Ict – ha sottolineato Lucarelli – cresce a ritmi più sostenuti dell’economia mondiale e il suo motore è proprio l’It. Si evidenzia ormai una stretta relazione fra investimenti in It e crescita del Pil”.

Il presidente Aitech-Assinform ha fatto sapere che il nostro Paese è agli ultimi posti mondiali per investimenti fissi, con un’area euro che nel 2005 ha visto salire gli investimenti del 2,1%, mentre i nostri sono precipitati a -0,6%.

Da qui la ferma convinzione del presidente di Aitech-Assinform, che “Investire in innovazione tecnologica non è un optional, ma costituisce ormai una condizione strutturale per lo sviluppo“.

“Siamo a livelli ancora molto modesti – ha commentato – ma oggi possiamo dire che è in atto un’inversione tendenza, se pur timida, e ciò rappresenta una novità positiva che non va assolutamente sprecata né da parte del Governo, né da parte delle imprese“.

E su questo il presidente di Aitech-Assinform non ha dubbi: “Ognuno deve fare bene la sua parte. Al Governo diciamo: avanti con una finanza pubblica del risparmio e del rigore, ma non si tagli sugli investimenti in innovazione che rappresentano una spesa produttiva

“Già oggi la nostra PA con una spesa di 51,3 euro in informatica per abitante è tra gli ultimi posti in Europa. Inoltre la finanziaria 2006 prevede un taglio del 39% degli investimenti It dell’amministrazione centrale, mentre è noto che è la spesa corrente il maggior aggregato fuori controllo, quella dove il processo di razionalizzazione non è mai riuscito a incidere in modo significativo”.

Lucarelli ritiene che la domanda pubblica d’innovazione, che per il settore It ammonta a 3.000 milioni di euro, deve ritornare a essere uno stimolo per lo sviluppo. Ma per arrivare a questa condizione “è necessario che il Governo s’impegni decisamente sul fronte delle liberalizzazioni e della concorrenza“.

Commentando il peggioramento dei conti con l’estero del settore It, che ha chiuso il 2005 con un saldo negativo di 718 miliardi di euro (-38,3% rispetto all’anno precedente), il presidente di Aitech-Assinform, ha detto, rivolgendosi agli imprenditori che l’informatica italiana ha grandi opportunità da cogliere per riprendere la strada della crescita, ma per questo: “dobbiamo avere il coraggio e l’ambizione di partecipare allo sviluppo tecnologico internazionale. Vi sono oggi treni dell’innovazione su cui è possibile salire subito per colmare ritardi ed esprimere eccellenza e capacità competitive”.

Il rapporto Assinform indica nei servizi professionali dell’IT e nel software applicativo la potenziale via italiana all’informatica. Si tratta di offrire soluzioni avanzate a problemi nuovi posti dai grandi sistemi di comando, controllo e logistica da applicare alla protezione civile, dalla gestione dei grandi eventi, delle emergenze, della mobilità, della sicurezza, così come ai sistemi per migliorare l’efficienza dello Stato, dall’interoperabilità delle grandi banche dati alla privacy e ai servizi ai cittadini, la tutela ambientale, il risparmio energetico. Nel 2005 queste opportunità hanno rappresentato i due terzi della domanda nazionale e valori equivalenti della domanda internazionale dei Paesi più evoluti.

Servizi e software applicativo – ha precisato Lucarelli – sono prodotti tecnologici che incorporano più di altri conoscenza, creatività ed esperienza, quelle qualità, cioè, che la stessa comunità internazionale ci riconosce come patrimonio di livello straordinario. Essi possono diventare il nostro trampolino di lancio per l’estero”.

Offrire soluzioni ad hoc per aiutare le imprese italiane a competere e internazionalizzarsi – ha concluso il presidente di Aitech-Assinform – dovrà costituire uno degli stimoli fondamentali per la rinascita dell’informatica italiana”.

Subito dopo Lucarelli è intervenuto Giancarlo Capitani, Amministratore delegato di NetConsulting e Presidente dell’Advisory Board di Key4biz, che ha delineato lo scenario del mercato mondiale dell’Ict, mettendo subito in evidenza come a livello mondiale il 2005 sia stato un anno molto positivo: “crescita del 6,1% che ha consentito di superare di quasi due punti percentuali la già elevata crescita dei Pil, una delle più alte degli ultimi venti anni, raggiungendo il valore di 2,6 miliardi di dollari”.

Trend positivo che purtroppo non si estende alla realtà italiana che viene fuori dal Rapporto Aitech-Assinform.

“Il mercato dell’ICT – ha sottolineato Capitani – il cui valore è di circa 62,6 miliardi, pari al 2,3% di quello mondiale, ha avuto un andamento di profili moto più basso, con una crescita del 2,3% che è stata migliore di quella dello scorso anno, ma molto distante da quella europea e mondiale”.

Disaggregando il dato si vede che, mentre il tasso di crescita delle telecomunicazioni ha subito una lieve flessione dello 0,4% rispetto all’anno precedente, l’accelerazione del settore è dovuta all’espansione dell’It passata dal 4,4% al 5,4%, che negli Usa diventa il 5%, in Europa il 3,5% e in Cina addirittura il 20%.

Nello stesso periodo in Italia, mentre le telecomunicazioni hanno mostrato una dinamica non lontana dai trend internazionali pari a +3%, l’Information Technology ha registrato un incremento dello 0,9%. Per il 2006, il dato congiunturale relativo al primo trimestre conferma lo 0,9% di crescita (in ripresa rispetto allo 0,5% registrato nello stesso periodo dell’anno precedente) che, su base annua, si stima raggiungerà il +1,2%.

L’elemento più evidente, ha spiegato, “è una stagnazione della spesa IT, che nel 2005 è, invece aumentata sensibilmente nei maggiori Paesi e in particolare negli Stati Uniti. Leggermente diverso il caso delle tlc dove la spesa registra una dinamica allineata o leggermente superiore a quella della media europea.

Questo basso livello di crescita ostacola l’Italia non consentendole di recuperare il gap di penetrazione e diffusione dell’It rispetto ai maggiori Paesi, che riguarda i principali driver dello sviluppo del mercato mondiale.

Capitani spiega quindi che “Le imprese e gli enti della PA non stanno ancora utilizzando l’Ict in modo intensivo strategico”. E ancora che La spesa It risulta eccessivamente concentrata in Italia sulle grandi e medie organizzazioni. La Pubblica amministrazione centrale non sta esercitando un sufficiente stimolo e la crescita del mercato”. E infine a incidere negativamente su questi dati anche “il basso livello di informatizzazione nelle aree del Mezzogiorno”.

“Segnali positivi – ha indicato – arrivano, invece, dalle medie imprese e dagli enti della PA locale che cominciano a utilizzare in modo più intensivo e innovativo l’ICT, con significativi impatti sui livelli di spesa, che infatti è crescita sul lato dell’IT dell1,7% nelle prime e del 3,4% nelle seconde, contro lo 0,9% medio di tutti i settori“.

“Ma i segnali più positivi provengono dal mercato consumer, il cui interesse all’acquisto e all’uso di tecnologie Ict è molto aumentato negli ultimi due anni, come è testimoniato da alcuni indicatori, sia di crescita (+6,3% la spesa It , +15% l’utilizzo di sms e mms) che di penetrazione (72,2 milioni di utenti di telefonia cellulare, quasi 7 mln di utenti di larga banda a fine 2005)”.

Capitani conclude quindi sottolineando che “…sembra essersi avviata anche in Italia una ripresa, anche se ancora debole, del mercato in particolare dell’IT che deve essere interpretata tuttavia in uno scenario di transizione”.

“Questa nuova fase, che potremo definire dell’economia e delle società digitali, può rappresentare una grande opportunità per il nostro Paese e anche per le imprese italiane dell’Ict, molte delle quali si trovano oggi in una situazione di sofferenza, trovando difficoltà nel riposizionamento di questa discontinuità”.

Il Ministro Luigi Nicolais ha parlato più specificamente del ruolo del governo e della PA, alla luce del nuovo scenario prospettato dall’avvento delle nuove tecnologie. Nicolais ha subito evidenziato l’importanza di una forte collaborazione tra il settore pubblico e quello privato, che “deve rappresentare l’elemento di novità e spinta del sistema Paese, per affrontare le grandi sfide che abbiamo davanti“.

“In tale contesto – ha sottolineato il Ministro – la presentazione del Rapporto Aitech-Assinform rappresenta un passaggio importante, perché chiunque debba decidere ha bisogno di dati affidabili a supporto delle decisioni”.

“L’innovazione nella PA è un fattore chiave per il rilancio del Paese“, ha sottolineato Nicolais e, passando a illustrare gli impegni del Governo per il settore, ha evidenziato: “Abbiamo obiettivi precisi e tra questi quello del rispetto delle autonomie. Gli enti locali hanno il loro ruolo e il Governo ne ha l’altro. Per essere più chiari il Governo manterrà un ruolo di controllo, ma non di invadenza, sapendo che esistono tre livelli di competenza, quello regionale, dello Stato e della Ue che il Governo intende rispettare”.

E i cambiamenti non riguarderanno solo la componente tecnologica, ma anche quella umana e l’ambito organizzativo.

“Abbiamo già iniziato a operare in questa direzione – ha riferito – avviando la ristrutturazione del sistema di formazione, unitamente a un riordino delle consulenze, assieme a una serie di altre misure che ci consentiranno di ridisegnare il ruolo nuovo della PA, con il funzionario pubblico al centro del nuovo sviluppo e il cittadino al centro del servizio”.

Il Ministro ha parlato quindi della necessità di intervenire nell’organizzazione interna della Pubblica amministrazione e in questo senso, ha aggiunto, “Dobbiamo passare al paradigma delle tre C: Competenza, Consenso, Competitività”.

Il che vuol dire, ha spiegato, “…un nuovo modo di operare, coniugando le istanze di una molteplicità di attori, attraverso una concertazione che guardi ai processi futuri, per cambiare insieme”.

E recuperando alcuni fattori importanti, come il tempo ad esempio, “In passato rappresentava per la PA una variabile di scarso peso, ma oggi il time-to-market risulta fondamentale anche nella Pubblica amministrazione”.

“Ma perché la PA funzioni – ha commentato – è anche necessario sviluppare una cultura del back-office (…) non ci occorre lavorare intorno ad un bel portale pubblico. E’ il back-office che conta e che rimane l’elemento strategico capace di assicurare il successo nelle azioni intrapresa”.

Nicolais ha anche annunciato che entro due anni la metà degli italiani sarà in possesso di una Carta Elettronica Unica contenente i dati anagrafici, quelli sanitari e i riferimenti della patente di guida. Si tratta di un processo che vedrà impegnato il ministero per i prossimi anni, “…con l’obiettivo – ha detto Nicolais, d’accordo con il Ministro degli Interni Giuliano Amato – di distribuire le carte onnicomprensive al 90% degli italiani entro la fine della legislatura”.

Nicolais si è soffermato anche a spiegare il perché della decisione di unificare le competenze dei ministeri dell’Innovazione e della Funzione pubblica, chiarendo che si trattava di “distinzione sbagliata“. “Adesso siamo nella condizione ideali per partire. Dobbiamo dar luogo a nuovo processi che ridiano al Paese forza e volontà di crescere”.

In questo senso, ha concluso il ministro, “…un altro aspetto che mi sta particolarmente a cuore è quello della definizione di un Piano regolatore del sistema informatico, che ci dia conto della disponibilità degli assets, a partire dalla copertura esatta della banda larga, evitando nel contempo le duplicazioni di linee e di progetti”.

Ha parlato di innovazione anche Marco Comastri, amministratore delegato di Microsoft Italia, evidenziando però come spesso nei convegni ci sia “mancanza di indicazioni concrete e specifiche”.

Tutti – ha spiegato Comastri – citano l’innovazione come elemento fondamentale dello sviluppo, ma pochi si addentrano nel dettaglio delle soluzioni da adottare per far leva sulle nuove opportunità e sugli impegni che all’innovazione fanno capo”.

Per l’Ad di Microsoft Italia “…occorre una semplificazione dell’agenda dell’innovazione per sollecitare un dibattito critico, ma concreto e capace di generare seguiti di lungo periodo”.

Altro elemento fondamentale è che bisogna “lavorare e rafforzare il concetto di economia digitale, perché la posta in gioco non è questa o quella misura applicativa, ma un intero impianto onnicomprensivo capace di fare economia e creare valore per il Paese. Tutto questo deve essere reso chiaro e avvicinarsi sempre più alla politica e alla sua sfera decisionale”.

Quali allora le soluzione? Per Comastri, “Un primo aspetto è quello della competitività delle PMI, che può migliorare proprio attraverso lo sviluppo dell’Information Technology e la politica di incentivi che consentano alle imprese di avvicinarsi all’innovazione”.

Naturalmente – ha aggiunto – occorre anche un ruolo nuovo della banche ridisegnato sull’importanza di un sistema di fiducia che finanzi l’innovazione”.

Un secondo aspetto riguarda le esportazioni, un settore nel quale, per Comastri, siamo ancora molto carenti: “Solo l’8% di aziende IT del nostro Paese hanno attività all’estero. E credo che qui si possa immaginare un’azione di sostegno attraverso, per esempio, l’ICE e i ministeri competenti. Le possibilità di operare in tale direzione attraverso la valorizzazione del Made in Italy sono elevatissime”.

Un terzo aspetta riguarda i servizi digitali dal momento che tutto si esporta sul digitale, dalla Tv alla editoria ai documenti di ogni tipo.

“E’ l’economia del digitale – ha concluso Comastri – che va sostenuta con una politica di sviluppo che deve assumere caratteristiche proprie. Va in un certo senso studiata una via italiana al digitale, e i patrimoni a disposizione del nostro Paese indicano come tale ipotesi sia percorribile”.

Pietro Dagnino, Vice Presidente Aitech-Assinform, IBM Italia, ha posto l’accento sulla fatica nel nostro Paese a crescere perché, ha chiarito, “non sappiamo più innovare”.

“E’, infatti, cambiato il tipo di innovazione che il mercato richiede. Un’innovazione che oggi è pervasiva, globale interdipendente, alimentata da differenti discipline”, ha commentato Dagnino, aggiungendo che “Prima l’innovazione era tutta orientata sul prodotto, poi sul processo, mentre oggi si innova mettendosi in rete aprendosi e non chiudendosi, adottando nuovi modelli economici con le aziende più aperte al territorio”.

“Il paradigma che si afferma – ha annotato – è quello che da molti è stato indicato come la nuova scienza dei servizi, fondata sulla conoscenza, sviluppo dei fattori intangibili, sulla costruzione dei network, sulla capacità di collaborare”.

“Oggi purtroppo in Italia – ha indicato Dagnino – registriamo un basso investimento in innovazione e un altrettanto basso investimento in conoscenza, una formazione scolastica e universitaria che arretra, una carente collaborazione in ricerca e sviluppo tra aziende. E’ da qui che dobbiamo ripartire, rilanciando le università, premiando chi crea valore, ridando vitalità nell’approccio moderno nella logica dei distretti industriali”.

Bisogna quindi intervenire con urgenza a sostenere “…le PMI nella ricerca, addestrando gli addetti, dando spazio all’eGovernment, incentivando chi investe sui brevetti, chi promuove l’aggregazione di imprese e la emersione di capitali di rischio, sollecitando le PMI ai fondi europei”.

E’ entrato più nel merito del rapporto tra innovazione e PA, Livio Zoffoli, presidente del CNIPA (Centro Nazionale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione).

“La previsione di crescita dell’1,2% del settore dell’Innovazione tecnologica in Italia nel 2006 è una notizia che va accolta con molto favore”, ha affermato Zoffoli.

Per quanto riguarda la spesa informatica della PA centrale, che secondo lo stesso Rapporto nel 2006 dovrebbe registrare una contrazione del 38%, il presidente del CNIPA ha rilevato che “questa è la conseguenza della riduzione di risorse prevista dalla Legge finanziaria 2006″ .

“Sognare di avere maggiori mezzi è lecito, ma si devono fare i conti con le compatibilità di finanza pubblica. Per cui – ha aggiunto – in attesa di condizioni migliori, siamo già impegnati nel migliorare la qualità della spesa pubblica e spendere meglio le risorse disponibili mediante l’uso degli strumenti dell’ICT; a indirizzare anche la spesa informatica sia dell’Amministrazione pubblica centrale che di quella locale verso una razionalizzazione”.

In tale ottica Zoffoli ha apprezzato la proposta del ministro Luigi Nicolais dell’avvio di una sorta di Piano regolatore della banda larga: “E’ uno strumento estremamente necessario per ottimizzare le varie iniziative dei gestori e quelle delle Regioni”. Sempre con l’obiettivo di migliorare l’efficacia della spesa informatica pubblica, Zoffoli ha infine annunciato “un rinvio del prossimo bando sul riuso, vale a dire l’utilizzazione del software e delle applicazioni informatiche già in possesso della PA, per trovare sinergie con il bando per i Centri Servizi Territoriali, per l’eGovernment nei Comuni minori”.

Il dettaglio dei dati

Informatica + 0,9%

Il mercato italiano dell’informatica ha raggiunto i 19.496 milioni di Euro, in crescita dello 0,9% contro il calo dello 0,4% dell’anno prima. Ma il recupero è modesto, soprattutto se comparato agli andamenti dell’insieme dei paesi europei (+3,5%), asiatici, (+7,8%) e del Nord America (+5,3%), verso i quali il nostro Paese continua ad accumulare ritardi.

E’ l’effetto della modesta propensione all’investimento delle imprese, e in particolare di quelle minori (meno di 50 addetti) che, pur contando il grosso degli occupati, esprime una domanda inferiore al 18% del mercato, pari a 3.464 milioni e ancora in calo (-1,4% sull’anno prima). Solo la domanda delle famiglie, risultata di 878 milioni di Euro, ha mostrato effervescenza, (+ 6,3% dopo il + 4,4% dell’anno prima), mentre quella delle medie e delle grandi è cresciuta di poco, risultando rispettivamente pari a 4594 milioni (+1,7%) e 10.560 (+0,9%).

La domanda della Pubblica Amministrazione Centrale prosegue il trend negativo che ne caratterizza l’andamento da oltre un triennio, facendo segnare un calo dell’-1%. Il calo è particolarmente grave, considerato che nell’ultimo triennio (2002-2004), il decremento negli investimenti It nella PA Centrale è stato di oltre il 12% e che i dati di bilancio dello Stato, a fronte dei tagli portati nella Finanziaria 2006, parlano di un calo di oltre il 35% nella spesa It per le Amministrazioni Centrali dello Stato.

La Pubblica Amministrazione Locale fa segnare un andamento positivo (+ 3,3%), trainata sia dalla spesa in utilities e in sanità, sia, soprattutto, dal crescita consistente delle società cosiddette “in house”, che quotano il 40% del mercato It della Pa locale e che sono cresciute di oltre il 4% rispetto all’anno precedente.

Per quanto riguarda l’offerta, la dinamica più favorevole è quella dell’hardware (sistemi, stampanti e periferiche) con vendite pari a 5.278 milioni, in crescita del 3% nonostante un calo dei prezzi che ha sminuito la crescita in volumi: le vendite di Pc (4.323.200 unità) sono in fatti cresciute del 19,4% in unità e del 5,3% in valore. Statica è risultata la componente più importante ai fini dell’innovazione e dell’attività delle imprese nazionali, quella del software e dei servizi, risultata pari a 13,334 milioni e cresciuta solo dello 0,4%, mentre quella dei servizi di assistenza tecnica ha proseguito nel suo trend di declino (883 milioni, -3,5%)

Telecomunicazioni + 3%

L’altro grande comparto dell’Ict, quello delle telecomunicazioni (apparati, terminali e servizi per reti fisse e mobili) ha generato in Italia e nel corso del 2005 un business di 43.115 milioni, in aumento del 3% sul 2004, contro una media europea del 5%. Qui la dinamica si conferma più vicina ai trend internazionali e rivela elementi che potrebbero preludere a una nuova e più sostenuta fase di sviluppo: una crescita sostenuta non più dai soli servizi di fonia mobile, la ripresa degli investimenti in apparati (+5,2%), la crescente qualificazione della domanda di servizi e connessioni su rete sia fissa che mobile.

Più in particolare, le telecomunicazioni mobili hanno generato una domanda complessiva (apparati, servizi e terminali) di 22.625 milioni di Euro, in crescita del 3,6% (+5,5% nel 2004); le fisse hanno raggiunto quota 20.490 milioni (+2,4%) dopo anni di calo costante. Le linee mobili sono ancora cresciute del 15% – superando i 72 milioni per 44 milioni di utenti (+4%), pari a quasi il 78% della popolazione censita – anche se con un calo dei ricavi per utente (-0,9%). Sul fronte dei servizi sono apparsi in calo quelli di fonia (voce) sia in ambito fisso (-1,1%) che mobile (-1,6%), ma con dinamiche più che compensative e qualificanti sul fronte dei servizi a valore aggiunto: + 28,8% nel mobile, e + 21% per la connessioni Internet su rete fissa..

Le connessioni Internet a Banda Larga (Adsl e in fibra ottica sono risultate pari a quasi 6,8 milioni (+52,4% sull’anno prima) e la digital Tv (digitale terrestre, satellitare e IPTV,a pagamento e non) risultava interessare 7,5 milioni di famiglie a fine 2005.

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La industry italiana dell’ICT incontra il Ministro Paolo Gentiloni

Isimm e Key4biz promuovono per il pomeriggio del 4 luglio 2006 un incontro tra gli operatori più rappresentativi delle tlc, dei media e di internet ed il Ministro Gentiloni.
Sarà un’importante iniziativa di community in occasione della quale si porranno a confronto le criticità delle aziende e le priorità dell’azione di governo.

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