ICT: l’Europa è in ritardo. Serve ‘convergenza politica’ per combinare strumenti normativi e promozione della ricerca

di Alessandra Talarico |

Unione Europea


ICT

Suscita preoccupazione il ritardo dell’Europa rispetto ai suoi concorrenti nella ricerca sulle tecnologie ICT, con investimenti che ammontano ad appena la metà di quelli degli Stati Uniti.

Bisogna fare di più, dunque, per migliorare l’accesso alle connessioni internet a banda larga, agevolare la circolazione dei contenuti digitali, liberare lo spettro radio per le nuove applicazioni, integrare la ricerca e l’innovazione e ammodernare i servizi pubblici.

 

È quanto emerge dalla relazione annuale sui progressi compiuti dagli Stati membri nell’ambito dell’iniziativa i2010, lanciata il 1° giugno 2005 per stimolare la crescita produttiva, la competitività e l’occupazione nell’economia digitale.

 

Malgrado la crescita registrata nel 2005 e il tasso del 2% circa previsto per il 2006, la crescita annuale del PIL dell’Unione europea resta ben al di sotto del 2,7% registrato dagli Stati Uniti tra il 2000 e il 2005.

 

Con un tasso di crescita costantemente superiore alla media, tuttavia, le tecnologie ICT sono ancora il settore più innovativo e a maggiore intensità di ricerca dell’Unione europea avendo rappresentato il 25% dello sforzo di ricerca totale e il 5,6% del PIL nel periodo 2000-2003.

L’ICT è inoltre all’origine di almeno il 45% degli incrementi di produttività realizzati dall’Unione nel periodo 2000-2004.

 

In questo contesto, i progressi raggiunti dall’Italia non sono ancora sufficienti: dallo studio emerge infatti che nel nostro paese, la penetrazione della banda larga è pari all’11,8%, contro il 12,8% dell’Europa a Venticinque e il 25,2% dell’Olanda.

 

Quanto alle maggiori economie europee, in Francia si è osservato un tasso di penetrazione della banda larga pari al 16,4%, in Gran Bretagna 16,5%, in Germania 12,8%. Il risultato peggiore, invece, è stato quello della Grecia con l’1,4%.

 

“Ritengo che i progressi compiuti dalle politiche europee per l’economia digitale non siano ancora sufficienti”, ha affermato Viviane Reding, Commissario europeo per i media e la Società dell’informazione.

Nonostante si comincino a percepire i primi risultati del nuovo approccio comunitario in materia di ICT, ha aggiunto la Reding, è vero anche che allo stato attuale, il settore contribuisce alla crescita della produttività europea in misura minore di quanto facesse dieci anni fa

 

La Reding lancia dunque un accorato appello a tutti i leader europei, invitandoli a “dare il massimo impulso alla realizzazione dei programmi nazionali di riforma di questo settore e a non rifuggire dalla concorrenza transfrontaliera nel campo delle telecomunicazioni”.

 

Solo investendo di più nell’ICT e favorendo la concorrenza transfrontaliera “sarà possibile garantire che l’enorme potenziale del settore sia usato per migliorare la nostra capacità di concorrenza in tutti i settori dell’economia”.

In seguito all’adozione della strategia i2010, le politiche in materia di ricerca e innovazione sono considerate prioritarie in tutti i programmi nazionali di riforma degli Stati membri.

Tuttavia, alle politiche della società dell’informazione sembra mancare quel nuovo impulso necessario per la loro piena attuazione e i programmi non prendono in considerazione volani della crescita quali la convergenza delle reti, dei contenuti e dei dispositivi digitali.

 

Non è però completamente negativo il quadro tracciato dalla Ue: nel corso degli ultimi due anni, sono infatti ripartiti gli investimenti nelle reti, mentre gli abbonamenti alla banda larga sono cresciuti del 60% nel 2005, raggiungendo i 60 milioni, pari al 13% della popolazione della Ue.

 

L’industria cerca di rispondere alla domanda di multimedialità con le nuove offerte Triple Play, che inglobano Tv, telefonia e internet, mentre prende sempre più piede anche la web Tv – la Televisione via internet – fortemente incoraggiata dal quadro normativo comunitario per le comunicazioni elettroniche, aggiornato nel 2002 con l’obiettivo di rafforzare la concorrenza e gli investimenti.

 

La Commissione europea prevede inoltre che un nuovo impulso all’ICT arriverà dal nuovo piano d’azione sull’eGovernment, che evidenzia il ruolo essenziale che possono svolgere le TIC per rendere i servizi pubblici più efficienti e più reattivi.

 

La relazione – la prima in assoluto sull’iniziativa i2010 –  ribadisce la necessità di una “convergenza politica” nel settore ICT per combinare gli strumenti normativi e la promozione della ricerca a livello dell’UE nell’interesse della crescita e dell’occupazione in Europa.

 

Le prime misure adottate nell’ambito dell’iniziativa i2010 comprendono il “Riesame 2006” del quadro normativo comunitario per le comunicazioni elettroniche, già avviato dalla Commissione nell’autunno 2005, una nuova strategia per una gestione più coordinata ed efficiente dello spettro nell’UE, l’ammodernamento delle norme comunitarie per i servizi audiovisivi senza frontiere e una componente ICT più solida nell’ambito del Settimo programma quadro comunitario di ricerca e sviluppo, nonché nell’ambito del programma per la competitività e l’innovazione.

 

Le prossime misure della Commissione ai fini dell’iniziativa i2010 saranno una strategia su una società dell’informazione più sicura, che sarà adottata entro la fine di maggio, e delle opzioni politiche per il riesame 2006, che saranno presentate entro la metà di giugno 2006.

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