Tv e convergenza: le problematiche connesse alla definizione dei mercati rilevanti

di di Michele Grillo (Advisory Board ITMedia) |

Riportiamo di seguito l'intervento di Franco Morganti al Convegno "Talenti, creatività e reti: dove ci porta la convergenza? " (Roma, 14 marzo 2006), curato da ITMedia Consulting

Italia


Michele Grillo

Premessa. Nella decisione Newscorp/Telepiù, la Commissione ha affermato che i mercati della Tv in chiaro e della Pay TV sono due mercati rilevanti distinti perché:

  • è diverso il tipo di contenuti offerti dalle due TV;

  • a giudizio degli operatori, non c’è nei fatti concorrenza nell’acquisizione di contenuti;

  • la relazione economica intercorre tra differenti coppie di soggetti (emittenti e telespettatori nella Pay TV; emittenti e operatori di pubblicità nella TV in chiaro).

La Commissione tuttavia non escludeva la possibile integrazione tra i due mercati, quando l’evoluzione della tecnologia e il digitale avessero reso più simili le modalità di veicolare intrattenimento e informazioni ai consumatori e i modi con cui questi ultimi ne fruiscono.

    

1. Convergenza e concorrenza tra piattaforme pay e “in chiaro”

La convergenza delle modalità di offerta e di fruizione dei contenuti televisivi non è, da sola, sufficiente per la valutazione dei mercati rilevanti. La “domanda antitrust” è: un ipotetico monopolista su una piattaforma (“in chiaro” o pay) potrebbe aumentare il prezzo dei propri servizi senza temere di perdere una parte significativa della domanda a favore dell’altra piattaforma?

L’analisi economica suggerisce che, in ciascuna piattaforma, la domanda è “rigida” perché i mercati televisivi sono mercati “a due versanti”, nei quali opera un effetto esterno negativo tra operatori di pubblicità e telespettatori. Infatti:

  • se un ipotetico monopolista “in chiaro” aumenta il prezzo delle inserzioni pubblicitarie, la domanda di inserzioni diminuisce nella TV in chiaro e aumenta nella Pay TV. Ciò accresce la domanda di “visione” della TV in chiaro. Poiché la redditività dell’investimento pubblicitario in chiaro aumenta, l’effetto totale di riduzione delle inserzioni nella TV in chiaro si attenua;

  • se un ipotetico monopolista di una Pay TV aumenta il prezzo della “visione” pay, la domanda di “visione” diminuisce nella Pay TV e aumenta nella TV in chiaro. Ciò accresce la domanda di inserzioni pubblicitarie sulla TV in chiaro, facendo diminuire la domanda di “visione” in chiaro e attenuando l’effetto totale di riduzione di “visione” pay.

DOMANDA n°1:

La convergenza, nella misura in cui si è di fatto già realizzata, ha inciso sulla rigidità della domanda, dovuta alla natura dei mercati televisivi di essere mercati a due versanti?

  

2. Il digitale terrestre

In principio, il digitale consente di articolare l’offerta “in chiaro” e pay, internalizzando gli effetti della concorrenza tra piattaforme. Ad oggi, la strategia prevalente degli operatori in chiaro entrati nel digitale terrestre sembra essere quella di concorrere, attraverso la pay-per-view, con gli operatori pay per accaparrarsi i (soli) telespettatori con prezzi di riserva più alti.

Mentre nel primo caso la concorrenza si svolgerebbe su un mercato “integrato”, nel secondo si tratterebbe di una intensificazione concorrenziale nel (solo) mercato pay.

  

DOMANDA n°2:

Quale delle due “letture” è più appropriata per cogliere le scelte imprenditoriali correnti?

  

3. Ruolo strategico ed effetti concorrenziali della disponibilità dei contenuti

I contenuti sono strategici per accaparrarsi i telespettatori con prezzi di riserva più alti. Le asimmetrie tra i concorrenti, determinate dalla disponibilità di contenuti, possono essere l’esito normale del gioco competitivo; ma anche un fattore “escludente” nell’arena oligopolistica.

Esse sono il prezzo da pagare in un mercato efficiente se incentivano miglioramenti dinamici dell’offerta; rivelano esercizio di un potere di mercato se non hanno tale capacità.

  

DOMANDA n°3:

La possibilità di conseguire posizionamenti asimmetrici ha incentivato scelte imprenditoriali volte ad accrescere quantità e qualità dell’offerta dei contenuti? In caso di risposta positiva, le asimmetrie possono essere di breve durata o devono essere durature? Quanto incide l’integrazione verticale (il controllo dell’infrastruttura) sulla capacità di conseguire posizionamenti asimmetrici?

  

4. Le condizioni Newscorp/Telepiù e gli effetti di una loro eventuale revisione

Le condizioni alle quali è stata autorizzata la concentrazione Newscorp /Telepiù si prestano a una lettura non sempre coerente. Per i criteri adottati nella valutazione dei mercati rilevanti (e per gli effetti indotti) sembrano andare nella direzione di una “molteplicità” di mercati separati: alla distinzione tra mercato pay e “in chiaro” si sovrappone, infatti, una segmentazione tra le diverse piattaforme su cui è possibile operare con modalità pay. Al contempo, quelle condizioni mirano a eliminare i presupposti di una posizione dominante nella concorrenza interpiattaforma, suggerendo che la loro giustificazione è quella di favorire la concorrenza su un unico mercato.

Nel primo caso, la necessità delle condizioni verrebbe meno con la “convergenza” dei mercati. Nel secondo caso, quelle condizioni sarebbero tanto più necessarie quanto più si può parlare di mercato”integrato”, nel quale tuttavia esiste il rischio del formarsi di una posizione dominante.

  

DOMANDA n°4:

La convergenza rende le condizioni Newscorp/Telepiù superflue o ancora più necessarie? Specularmente, la loro eliminazione faciliterebbe o ostacolerebbe lo stesso processo di convergenza?

  

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