Riforma Auditel: la Gisotti non molla e scrive a Catricalà, ‘A quando la fine del monopolio?’

di Raffaella Natale |

Italia


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I Parlamentari europei, Giulietto Chiesa, Lapo Pistelli e Lilli Gruber, hanno presentato un’interrogazione scritta alla Commissione sull’attività di rilevamento degli indici di ascolto, con riferimento all’anomala struttura del mercato italiano.

E’ noto che in Italia l’Auditel, contro cui lo scorso 21 dicembre è stata presentata una denuncia per abuso di posizione dominante presso l’Antitrust italiano da parte del Gruppo Sitcom, è l’unica società di rilevamento ufficialmente riconosciuta dal mercato ai fini della raccolta pubblicitaria, ed è controllata principalmente dai due operatori, Rai e Mediaset, che raccolgono oltre il 90% delle risorse.

I tre parlamentari firmatari chiedono alla Commissione se intenda adottare misure comuni ai Paesi dell’Ue, per salvaguardare i principi di libertà di impresa, pluralismo e concorrenza.

 

A seguito di questa interrogazione, Roberta Gisotti, Portavoce del ‘Tavolo permanente sulla questione Auditel‘, ha scritto una Lettera aperta al presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, Antonio Catricalà, per chiedere un decisivo intervento che dia “finalmente risposta concreta all’annosa questione Auditel“.

Come ricorda la Gisotti, in merito sono state già condotte indagini da parte dell’Autorità antitrust, allora presieduta da Giuseppe Tesauro e della stessa Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, presieduta da Enzo Cheli, e successivamente da Corrado Calabrò.

“Indagini concluse con gravi rilievi critici circa i criteri di scientificità delle metodologie adottate nel rilevamento e di trasparenza nella elaborazione dei dati di ascolto, nonché – specificamente all’area di sua competenza – di indebita ‘governance’ dove i ‘controllati’ sono anche i ‘controllori’ e di posizione dominante sul mercato”.

Indagini che, come si legge nella Lettera, sono state recepite dalla Magistratura su ricorso della Società Sitcom contro l’Auditel, per concorrenza sleale e turbativa di mercato.

 

La Gisotti tiene a sottolineare che il presidente dell’Authority per le comunicazioni, Corrado Calabrò, non ha mantenuto la promessa fatta all”indomani della sua nomina, quando si era impegnato a riformare l’Auditel entro la fine del 2005, termine poi rinviato alla fine di febbraio 2006, ma ancora non si è fatto nulla.

 

La giornalista si chiede chi deve allora “salvaguardare i principi di libertà d’impresa, pluralismo e concorrenza come chiedono gli eurodeputati Chiesa, Gruber e Pistelli? Chi deve dare la prima ‘picconata’ alla demolizione di fatto della Casa di vetro, cosi come paradossalmente si autodefinisce  la società Auditel? Chi deve decretare chiaramente la fine del monopolio incontrastato dei dati di ascolti, a seguito della richiesta reiterata ormai a gran voce – da svariati anni – da istanze pubbliche e private della società civile: le Autorità garanti dello Stato, il Parlamento, la Magistratura,  la Commissione europea o forse dobbiamo aspettare che intervenga l’ONU, magari l’Assemblea generale o il Consiglio di Sicurezza convocati in seduta straordinaria per capire perché l’Italia non riforma l’Auditel?”.

 

Il Tavolo permanente sulla questione Auditel è stato creato lo scorso gennaio, in occasione della presentazione del libro “La favola dell’Auditel. Parte seconda: fuga dalla prigione di vetro” di Roberta Gisotti.

L’obiettivo è raccogliere tutte le istanze della società civile, che già da molti anni si sono espresse criticamente nei confronti dell’Auditel, chiedendone l’abolizione a frutto di un sistema di rilevamento degli ascolti televisivi veritiero e trasparente in termini di indici di quantità, ma anche di qualità percepita e di qualità oggettiva. La sede è presso le associazioni dei consumatori Adusbef e Federconsumatori e chiederà immediata udienza all’Autorità per le comunicazioni, in vista della prossima delibera di riforma dell’Auditel.

 

L’Auditel è una società suddivisa in parti uguali tra la Rai (33%), l’emittenza privata (33%) e gli Utenti della pubblicità e i Centri media (33%), oltre ad 1% della Federazione editori giornali (Fieg).

Applicando una metodologia statistica, l’Auditel ha individuato un panel, cioè un vasto gruppo di famiglie, selezionate per costituire una specie di “condensato” dell’intera popolazione (tutti gli italiani sopra i 4 anni di età, fonte ISTAT) capace di rappresentare le diverse caratteristiche geografiche, demografiche, socioculturali.

Un preciso apparecchio elettronico, il meter, rileva poi automaticamente ogni giorno, minuto per minuto, l’ascolto di tutti i canali di qualunque televisore che sia in funzione nell’abitazione campione.

  

Non è d’accordo la Gisotti che spiega che l’Auditel registra con certezza solo apparecchi accesi e spesso confonde perfino i canali sintonizzati. “Si serve di un campione di circa 5 mila famiglie, la cui lista è rimasta segreta perfino alle autorità dello Stato; né sono state rivelate le 10/12 mila famiglie che dovrebbero essere già uscite dalla ricerca, circa 30 mila persone che in 19 anni mai hanno approfittato dell’opportunità di venire alla ribalta sui media. E’ un campione di consumatori e non di cittadini-utenti, che rappresenta solo il 10% della popolazione, perché su 10 famiglie contattate solo 1 accetta di porre il meter sul proprio televisore, e nulla sappiamo del restante 90% che rifiuta di essere campionato, e di cui ignoriamo – secondo la scienza statistica – le scelte di ascolto”.

  

Per l’autrice del libro, “l’Auditel è il frutto di un ‘malaugurato’ patto stretto tra la Rai , l’allora Fininvest e l’Upa, la società che rappresenta gli utenti della pubblicità. Un patto che ha sancito il duopolio televisivo e l’ha reso inattaccabile (…) impedendo lo sviluppo dell’emittenza locale, privata dei necessari finanziamenti pubblicitari, assorbiti per circa il 97% da Rai e Mediaset, che in base ai dati Auditel raccolgono il 90% e più dell’audience totale”.

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