Giornata mondiale della libertà di stampa. RSF: drammatica situazione per i giornalisti di guerra

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Oggi, 3 maggio, 15esima Giornata mondiale della libertà di stampa e Reporters sans frontières (RSF) presenta un Rapporto dettagliato che delinea un quadro allarmante per i giornalisti impegnati in varie parti del mondo e fa riferimento solo ai dati del 2004.

Il bilancio è incredibile: 53 giornalisti uccisi e 107 arrestati. La metà circa sono morti in Medio-Oriente, di questi ben 19 in Iraq.

Il Rapporto steso da Reporters sans frontières vuole essere una testimonianza di quanto sta avvenendo nel mondo, un gesto di rispetto verso questi professionisti assassinati per aver semplicemente voluto fare il proprio lavoro.

 

Al momento, indica RFS, il Paese più a rischio per i giornalisti è l’Iraq ed è anche il più grande mercato di ostaggi. Dallo scoppio della guerra, 22 marzo 2003, sono stati uccisi 56 reporter e 29 sono stati sequestrati.

La guerra in Iraq ha registrato il più alto numero di morti tra i giornalisti, dopo il Vietnam, dove persero la vita 63 inviati, anche se il periodo considerato è più lungo, va dal 1955 al 1975.

Nel conflitto che ha coinvolto l’ex-Jugoslavia, 1991-1995, le vittime sono state 49.

In Algeria, nella guerra civile che si è consumata tra il 1993 il 1996, sono stati uccisi 57corrispondenti.

 

Nel 2004, riporta l’organizzazione internazionale, in Medio-Oriente sono stati arrestati 27 giornalisti, solo la metà in Iran, per ¿diffamazione¿, ¿insulti al Capo dello Stato¿, ¿insulti all’Islam¿, o ¿diffusione di notizie false¿.

¿l’Iran resta la più grande prigione per i giornalisti del Medio-Oriente¿, indica RSF.

¿Tredici giornalisti sono stati arrestati nel 2004 dalle autorità giudiziarie assoldate dai Mollah e dai conservatori (¿) Alcuni giornalisti sono stati messi in isolamento, senza essere stati processati e senza aver avuto la possibilità di riferirsi a un avvocato. Altri hanno subito torture e violenze per costringerli a confessare¿, precisa l’ONG.  

 

Tuttavia il primato è detenuto dalla Cina, con 27 giornalisti imprigionati, tra cui Chen Renjie e Lin Youping, del giornale Ziyou Bao, che sono in galera dal luglio 1983.

Dopo viene Cuba, con 22 prigionieri. Per tutti, RSF chiede ¿la liberazione immediata e senza condizioni¿.

 

Per quel che riguarda la guerra in Iraq, c’è da sottolineare che dal primo giorno del conflitto si è presentata una situazione molto difficile per i giornalisti, che sono stati da subito oggetto di violenza.

Paul Moran, cameraman australiano dell’emittente ABC, è rimasto ucciso in un attentato il giorno dello scoppio del conflitto. E, nei due mesi successivi, sono morti 11 inviati. La situazione si è lentamente calmata per poi diventare nuovamente preoccupante all’inizio del 2004, con l’aumento degli attentati e delle azioni dei gruppi armati presenti in tutto il Paese. Basti pensare che solo nel mese di maggio 2004 sono stati uccisi 9 collaboratori della stampa e della televisione. Da allora l’ondata di violenza non si è placata, nei primi mesi del 2005 sono già morti 9 inviati. Pensiamo anche a tutti i giornalisti sequestrati, che per mesi sono rimasti nelle mani dei rapitori, come la nostra Giuliana Sgrena, del Manifesto, che grazie al lavoro dell’intelligence italiana è tornata a casa, anche se di quella vicenda porteremo sempre il triste ricordo di Nicola Calipari morto durante le operazioni di liberazione, sotto il fuoco degli americani.

Rimangono ancora ostaggio dei terroristi la giornalista francese di Libération, Florence Aubenas, la sua guida, Hussein Hanoun, e 3 inviati rumeni.

 

Il Rapporto 2004 di RFS fa riferimento anche alla situazione di altri 34 Paesi ¿predatori della libertà di stampa¿. Dall’Arabia Saudita allo Zimbabwe, la maggior parte di questi ¿predatori¿ sono proprio i Capi di Stato.

 

l’organismo non tralascia di considerare anche il caso della Francia, dove la libertà di stampa è stata al centro di un acceso dibattito nel 2004: sono stati previsti nuovi reati per la stampa, è stato oscurato il canale libanese Al-Manar, adottata una legge repressiva per Internet, ci sono forti preoccupazioni che riguardano la protezione delle fonti, e 9 giornalisti sono stati aggrediti.

Contemporaneamente a questo Rapporto, un sondaggio del Consiglio superiore dell’audiovisivo (CSA) per RSF rileva che l’86% dei francesi hanno una buona opinione del lavoro degli inviati e il 59% ritiene che, visti i rischi, i giornalisti non dovrebbero andare in Iraq. Infine, il 57% degli intervistati credono che il governo francese non stia facendo abbastanza per la liberazione di Florence Aubenas e della sua guida Hussein Hanoun.

 

Rapporto Reporters sans Frontières

 

Raffaella Natale

 

Per ulteriori approfondimenti, leggi:

 

Libertà di stampa in pericolo: i media turchi chiedono la sospensione del nuovo codice penale, che dovrebbe assicurare l’ingresso nella UE
 

Gli Stati Uniti nella lista dei Paesi che violano la libertà di stampa. Rapporto IAPA
 
Più di un terzo della popolazione mondiale è privata della libertà di stampa. Studio RSF
 
Libertà di stampa nel mondo: Italia 53a per l’irrisolto conflitto di interessi. Indagine RSF

 

 

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