Assoprovider: Google e GBBO, più siti per tutti o la morte delle web agency italiane?

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Gran Bretagna


Assoprovider è venuta a conoscenza della concreta possibilità che Google si “allei” anche in Italia con alcune mega-aziende italiane leader nei rispettivi settori per regalare siti web completi di logistica, eCommerce e quant’altro alle piccole imprese italiane

L’operazione è già ufficiale in altri grandi paesi (Gran Bretagna, Canada e Australia) e proprio per questo l’ipotesi italiana appare concreta e preoccupante. Per la Gran Bretagna ad esempio si può conoscere l’iniziativa alla URL: http://www.gbbo.co.uk.

Quello che viene offerto alle aziende inglesi (e italiane se l’iniziativa andrà in porto) dal consorzio guidato da Google è un dominio internet gratis, un sito web personalizzato basato su modelli, promozione e visibilità online sempre gratuite (almeno nel pacchetto base).

Ciò che rende preoccupante l’iniziativa è l’abuso di posizione dominante che si configura per Google nel mercato inglese (come eventualmente in quello italiano) della indicizzazione e visibilità. Insomma, chi meglio di Google potrebbe correttamente indicizzare un sito, specie se fatto da un consorzio guidato da Google stessa ? Le conseguenze sarebbero ovviamente distruttive per la neonata industria italiana delle web agency, che oggi da lavoro a decine di migliaia di giovani programmatori italiani, che si vedrebbero ovviamente messi fuori gioco da una offerta concorrente gratuita e promossa con i potenti mezzi di Google e co.

Dunque una operazione come GBBO (Getting British Business Online) non ci piacerebbe in Italia oltre che per il configurarsi di profili antitrust nel settore dell’online marketing (e stiamo parlando del leader globale nel settore della pubblicità online) anche per il fatto che distruggerebbe la professionalità dei web designer e comunicatori professionisti. Specie in tempi di crisi non crediamo ci sia bisogno di iniziative da centralismo sovietico. Ci interessa molto difendere le figure coinvolte, non solo come difesa della qualità e professionalità di una intera categoria di web designer , ma anche per un evidente problema di qualità del prodotto offerto alla piccola impresa italiana.

Per quello che riguarda l’iniziativa britannica (che è ben documentata sul web, compresi forum dove gli utenti si lamentano del pessimo supporto) questa si è rivelata fallimentare e a nostro avviso non poteva essere altrimenti. Le aziende non hanno bisogno di un servizio standard e uguale per tutti. Un sito web – per quanto piccolo possa essere – non si vende come una casella PEC, ma deve raccontare l’azienda, rappresentarla e deve per questo essere progettato seguito e curato da professionisti del settore. La creatività italiana oggi al servizio delle web agency rischia però di essere disintegrata dalla presenza di un prodotto gratuito e scadente, con la conseguente perdita di moltissimi posti di lavoro e di professionalità.

Più in generale ci sentiamo di stigmatizzare un comportamento di Google che sempre più agisce da monopolista arrogante imponendo con la sua forza servizi universali di per sé di natura extraterritoriale. Non possiamo quindi che auspicare, accanto al non realizzarsi di una ‘Getting Business Online’ all’italiana, la nascita ed il successo di nuovi motori di ricerca alternativi a Google, proprio per sostituire un oligopolio con un pluralismo effettivo di offerta; la risposta in Europa potrebbe essere la nascita di un motore di ricerca Europeo in risposta a Google, considerato che già oggi l’industria dei Search Engine è di interesse strategico, per ovvi motivi, almeno quanto lo è la tradizionale industria della Difesa.