Summit dell¿Informazione, ultima giornata: la ¿società civile¿ pubblica una dichiarazione alternativa

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Si chiude oggi, 12 dicembre, a Ginevra il primo Summit mondiale sulla Societ&#224 dell”Informazione (WSIS ¿ World Summit on the Information Society), che si &#232 aperto mercoled&#236 scorso.

L¿incontro &#232 stato organizzato dalle Nazioni Unite e dall”Unione Internazionale delle Telecomunicazioni (ITU ¿ International Telecommunication Union). Vi hanno partecipato oltre 150 Paesi, circa 6 mila delegati, una sessantina di Capi di Stato, enti del settore pubblico e privato, associazioni e ONG di tutto il mondo.

Doveva essere un”iniziativa di straordinaria importanza, dove per la prima volta sarebbero stati analizzati a livello globale i mutamenti economico-politici e le problematiche sociali innescate dalla diffusione di massa delle nuove tecnologie di comunicazione. Si sarebbe dovuto discutere di Digital Divide e di Internet Governance, per trovare delle soluzioni alla frattura digitale che divide i Paesi ricchi da quelli poveri, oltre che pensare eventualmente a un¿Autorit&#224 di gestione della Rete. Ma pare proprio che non andr&#224 a finire cos&#236.


Il divario digitalevede circa il 90% della popolazione mondiale ancora priva di collegamento alla Rete. Per questo l”ITUha voluto porre al centro dell”incontro l”utilizzo della tecnologia come fattore abilitante verso lo sviluppo. E¿ necessaria quindi la soluzione di alcune questioni fondamentali qualila creazione di un fondo destinato a ridurre la discrepanza tra Paesi ricchi e paesi poveri, la lotta alla pornografia, i problemi legati a fenomeni come lo spamming, la gestione di Internet.

Ma a questo punto, sembra proprio che il Summit si riveler&#224 un vero e proprio flop.

In prima linea diverse ONG, Amnesty International e Reporters sans Fronti&#232res (RSF), che hanno dato voce alla loro protesta per la partecipazione al Summit di numerosi Paesi, noti per il mancato rispetto della libert&#224 d¿espressione e per la censura del Web, e accusano alcuni Paesi come la Cina, il Pakistan e la Tunisia di cercare di far legittimare dal Summit il diritto degli Stati a censurare le informazioni diffuse in Rete.

Una quarantina di Tibetani hanno anche manifestato davanti le porte del Palexpo, il centro congressi che accoglie il WSIS, per denunciare la censura dell¿informazione in Cina. Questo a prova di quanto la censura e il controllo delle informazione che circolano in Rete, sia sentito da tutti gli utenti, e non solo.

Alcuni alti responsabili delle Nazioni Unite hanno accusato i rappresentanti dei governi dei Paesi occidentali di aver voluto boicottare il Summit. Sono stati, infatti, molti i capi di Stato e di governo ad aver deciso di non partecipare all¿evento.

Le accuse sono sorte dalla dichiarazione del primo ministro francese Jean-Pierre Raffarin, che ha sollecitato l”Onu ad assumere un ruolo di regolamentazione di Internet.

Questo ruolo &#232attualmente affidato all”ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers), organizzazione mondiale che sovrintende all¿assegnazione dei domini e degli indirizzi Internet e che opera sulla base di un accordo con il governo degli Stati Uniti e che comunque vede l”adesione di pi&#249 di cento Paesi.

Questo le d&#224 un potere su tutti i siti web esistenti, permettendole di decidere se aprirli o chiuderlia suo piacimento.Per questo l”organizzazione &#232 stata molto criticata, e i suoi oppositori le contestano di essere troppo sensibile al mondo degli affari e di trascurare i Paesi poveri.

Anche in questo caso, si &#232 assistito a una spaccatura tra il blocco dei Paesi occidentali e i maggiori rappresentanti dei Paesi in via di sviluppo. I governi schierati contro l”ICANN propongono che la gestione e il controllo dei meccanismi cruciali di Internet passino a un organismo internazionale a carattere pubblico.

Le proposte pi&#249 drastiche prevedono di passare tutte le competenze dell¿ICANN all”ITU. Lasituazione che si andrebbe a creare vedrebbe i governi,che dell”ITU sono i membri principali, a capo della Rete. Un”idea non certo gradita ai sostenitori della libert&#224 di Internet.Soprattutto perch&#233la maggior parte di quei governi non sembra avere i requisiti minimi in fatto di democrazia per arrogarsi un compito tanto delicato.

Alcuni membri dell”ICANN, dal canto loro, ritengono che affidare ai governi la gestione dei nomi di dominio e della diffusione dell”informazione su Internet diventerebbe rischioso, soprattutto per quel che riguarda il controllo dei traffici commerciali che si svolgono utilizzando come strumento la Rete.

Ma verosimilmente la decisione sar&#224 diversa: l¿Onu creer&#224 un nuovo gruppo di lavoro il quale a sua volta porter&#224 le sue proposte alla seconda tornata del Forum, prevista a Tunisi nel 2005.

Anche il luogo scelto per la conferenza del 2005 &#232 stato ampiamente criticato da molti osservatori, in quantola Tunisia &#232 tristemente celebre per la feroce repressione della libert&#224 d”espressione su Internet.

Per il momento l”unica cosa certa &#232 che non si &#232 giunti a un accordo.

Ma il principale obiettivodi questo vertice &#232 combattere il divario digitale tra il nord e il sud del mondo, riuscendo quindi a trovare i finanziamenti per le nazioni povere in modo che per il 2015 tutti i villaggi del mondo siano connessi in Rete. I paesi in via di sviluppo, in particolare il presidente del Senegal, hanno chiestola creazione di un Fondo di solidariet&#224 digitale, Global Digital Solidarity Fund, da alimentare con semplici donazioni, come, per esempio, un dollaro per ogni software o pc venduto, come suggerisce il presidente Abdoulaye Wade.

Purtroppo, c”&#232 il rischio che il Summit si concluda con un nulla di fatto perch&#233 non si &#232 potuto trovareun accordo sui finanziamenti al piano d”azione in favore dello sviluppo delle tecnologie nei Paesi poveri.

Un risultato, per&#242, si intravede all”orizzonte: il gruppo di lavoro dell”Onu per le tecnologie dell”informazione e della comunicazione ha ufficialmente lanciato a Ginevra un programma per promuovere l”educazione via Internet nei Paesi in via di sviluppo, battezzato Global e-Schools and Communities Initiative (GeSCI).

Questa nuova struttura si avvarr&#224 del supporto delle autorit&#224 locali, delle imprese private e delle organizzazioni della societ&#224 civile econsentir&#224 di raggruppare e razionalizzare i differenti programmi gi&#224esistenti per conferire loro un impatto mondiale.

Le prime scuole Internet della GeSCI saranno lanciate nel 2004 in India, Bolivia, Gana e Namibia, dove esistono gi&#224 deiprogetti locali. Altre scuole saranno aperte in numerosi paesi entro il 2006. Attualmente, 370 milioni di bambini in et&#224 scolare nei Paesi in via di sviluppo sono privati del loro diritto all”istruzione e le scuole via Internet rappresentano un enorme potenziale per migliorare la loro vita e quella della collettivit&#224 in cui vivono.

La citt&#224 di Ginevra ha annunciato ieri sera che porterebbe il primo contributo finanziario al Fondo di solidariet&#224 digitale, versando 500.000 franchi svizzeri (330.000 euro). Il Senegal contribuir&#224 con 500.000 FS al Fondo.

L¿annuncio &#232 stato dato a margine di un incontro tra il presidente del Senegal Abdoulaye Wade e il sindaco di Ginevra Christian Ferrazzino.

Intanto diverse ONG hanno pubblicato ieri sera una dichiarazione alternativa al Summit, di cui hanno contestato le lacune in materia di diritti dell¿uomo, di lotta alla povert&#224 e allo sviluppo duraturo.

In un testo di 21 pagine, le organizzazioni non governative insistono per l¿inclusione della Dichiarazione universale dei diritti dell¿uomo tra i principi della Societ&#224 dell¿informazione nella dichiarazione ufficiale che il Summit deve adottare stasera.

Raffaella Natale

Progetto di Dichiarazione di Principi

Progetto del Piano d¿azione

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