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Privacy, i Garanti Ue: ‘Tre mesi per negoziare nuovo accordo con gli Usa ’

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“Se entro la fine di gennaio 2016 non sarà trovata una soluzione adeguata con le autorità americane…le autorità europee per la protezione dei datisi impegneranno a intraprendere tutte le azioni appropriate e necessarie, incluse azioni coordinate di esecuzione” della sentenza, avvisano i Garanti.

I Garanti privacy europei hanno dato alle autorità europee ed americane tre mesi di tempo per negoziare un nuovo accordo ‘safe harbour’ sul trasferimento dei dati personali.

Il Gruppo di lavoro Articolo 29, in seguito alla sentenza che ha annullato l’accordo Ue-Usa sul trasferimento dei dati personali, ha sottolineato come sia ora essenziale che gli Stati membri arrivino a una posizione comune sull’implementazione della decisione della Corte di Giustizia Ue.

Nel rimarcare che la sentenza pone al centro della sua analisi il problema della sorveglianza di massa indiscriminata a opera del Governo Usa i Garanti hanno ricordato che queste pratiche sono incompatibili col quadro giuridico comunitario e hanno quindi chiesto alla Ue di aprire ‘urgentemente’ nuovi colloqui con gli Usa per trovare soluzioni “politiche, tecniche e legislative” che garantiscano il rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini europei.

Queste soluzioni possono essere trovate attraverso “la negoziazione di un accordo intergovernativo che assicuri maggiori garanzie” ai dati europei e, aggiungono i Garanti, le negoziazioni in corso su un nuovo Safe Harbor potrebbero essere parte della soluzione. “In ogni caso, queste soluzioni dovrebbero sempre essere corredate da meccanismi chiari e vincolanti e includere una serie di obblighi di trasparenza, proporzionalità e meccanismi di redress relativi all’accesso ai dati da parte delle autorità pubbliche”.

Ma, avvisa Art. 29, “Se entro la fine di gennaio 2016 non sarà trovata una soluzione adeguata con le autorità americane…le autorità europee per la protezione dei datisi impegneranno a intraprendere tutte le azioni appropriate e necessarie, incluse azioni coordinate di esecuzione” della sentenza.

La scorsa settimana, il tema della sorveglianza di massa da parte delle autorità straniere e nazionali è stato discusso anche dalla commissione per le Libertà civili del parlamento europeo.

Il presidente della commissione LIBE, Claude Moraes, ha sottolineato che in Europa abbiamo standard di tutela più elevati e ha ribadito che le web company come Facebook e Google “dovranno fare altri accordi per proteggere i nostri dati a causa degli Stati Uniti”.

Pur riconoscendo l’importanza dei servizi di intelligence, che ci proteggono dalle minacce esterne, dal terrorismo, da altre minacce alla nostra sicurezza, Moraes ha affermato che è altrettanto importante “avere una struttura definita in modo che non abusino dei loro poteri e che non invadano la nostra privacy”.