il caso

TIM-Orange: il mercato apprezza, ma gli analisti sono divisi

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Per Mediobanca, Telecom potrebbe giocare un ruolo chiave nel consolidamento europeo, ma altri analisti restano scettici sui benefici delle fusioni transnazionali.

Non si sono fatti attendere i risultati di quello che il mercato ha evidentemente considerato un pubblico endorsement a una futura possibile integrazione tra Telecom Italia e l’ex monopolista delle tlc francesi Orange.

Il titolo in mattinata è salito di oltre il 3%, portandosi sopra quota 1 euro e segnando la performance migliore nel Ftse Mib sulla scia delle dichiarazioni rese ieri dal premier Matteo Renzi e dal presidente francese Francois Hollande a margine del vertice Italia-Francia a Venezia e anche in virtù delle nuove esternazioni del Ceo di Orange Stephane Richard.

“Siamo ben felici se si creerà un polo che potrà valorizzare in particolare la cultura latina, franco-italiana, europea, ma lasciamo che sia il mercato a fare la propria parte e che siano coloro i quali hanno soldi da investire a farsi sentire. È finito il tempo in cui si investiva a parole e non con i soldi”, ha affermato Renzi, per poi aggiungere: “L’Italia è molto lieta di accogliere tutti gli imprenditori che hanno voglia di investire nel futuro dei business di questo Paese. E’ lieta e orgogliosa dei nostri imprenditori che vanno all’estero ad acquistare società ed è lieta e orgogliosa che ci siano imprenditori che considerano il nostro mercato interessante”.

Prendendola un po’ alla larga, Francois Hollande ha sottolineato che “…ci sono già delle partnership ma l’idea è avere dei campioni a livello europeo in settori del futuro quali le energie rinnovabili…penso all’industria navale… e poi anche nella difesa ci potranno essere concentrazioni tra aziende italiane e francesi, anche nelle telecomunicazioni se vogliamo avere un peso su questo mercato, se vogliamo avere le dimensioni per andare avanti. Ci devono essere dei contatti, poi chi sarà azionista di maggioranza o minoritario questo lo vedranno le aziende. L’importante – ha aggiunto Hollande- è avere un peso. Non c’è futuro per paesi come i nostri senza un’industria forte”. Anche per quanto riguarda l’industria culturale e dei contenuti, ha concluso, non bisogna “temere questi investimenti”.

Dichiarazioni che farebbero pensare che “…l’establishment italiano e quello francese si stiano organizzando per il deal Orange-Telecom”, fanno notare gli analisti di Equita Sim.

“Di Telecom Italia – sottolinea Equita Simapprezziamo l’appeal fondamentale e quello speculativo, sostenuto anche dal fatto che il razionale dell’investimento di Vivendi è sempre apparso più opportunistico che industriale. Per quanto riguarda i tempi, pensiamo che Orange possa ritenere opportuno completare l’eventuale fusione con Bouygues prima di iniziare l’espansione internazionale”.

Le trattative per la fusione transalpina tra Orange e Bouygues proseguono e, nelle intenzioni dei due gruppi, dovrebbero arrivare a un punto di svolta entro la fine del mese. Richard, ieri, si è detto convinto di poter giungere a un accordo che, comunque, dovrà coinvolgere anche gli altri operatori del mercato francese, SFR e Free. Una partita complessa, sul cui esito, tuttavia, Richard si è detto ottimista.

Anche alla luce dei tempi di questa operazione, volendo ipotizzare un possibile accordo con Telecom Italia, si tratterebbe sempre “di uno scenario di medio periodo e quindi non troppo remoto per scoraggiare eventuali altre soluzioni che potrebbero affacciarsi nel frattempo”.

Gli analisti ricordano anche che lo Stato francese controlla circa il 24% di Orange “e un eventuale deal con Telecom si configurerebbe come un’acquisizione, che pertanto dovrebbe incorporare un premio di maggioranza. La stessa Vivendi andrebbe remunerata con un’offerta che le consenta una plusvalenza rispetto al valore di carico”, che si attesta a 1,14 euro.

Secondo il Ceo di Orange, l’ipotesi di un accordo su Telecom – immaginabile  solo se a chiederlo fosse Vincent Bollorè – non sarebbe tuttavia nelle intenzioni del patron di Vivendi.

Anche per gli analisti di Icbpi “le recenti mosse di Vivendi sembrerebbero allontanare i tempi di un’eventuale aggregazione tra i due gruppi”.

L’ipotesi di merger con Orange potrebbe comunque “rilanciare nel breve l’appeal speculativo di Telecom Italia”.

Le possibili nozze tra i due gruppi, che come gli altri operatori europei sono troppo piccoli per pensare di battersi ad armi pari con i giganti americani del web e con i player cinesi, vanno inquadrate sullo sfondo del disegno del mercato unico europeo, per gli analisti di Mediobanca.

Se il mercato europeo delle tlc fosse visto come una “singola entità”, insomma, ci sarebbe “spazio solo per pochi operatori”. In questo scenario, allora sì che Telecom, sostenuta da Vivendi (che ne controlla il 23,8%) potrebbe “giocare un ruolo chiave”, insieme ad altri importanti operatori europei, da Vodafone a Deutsche Telekom e Telefonica che vogliono giocare da titolari nella gara del consolidamento europeo.

Operazioni dalla portata tanto ampia dal punto di vista regolamentare, nota tuttavia Mediobanca,  “potrebbero accadere una volta che il consolidamento sia stato implementato su base nazionale”.

Alcuni analisti citati da Reuters, però, si sono mostrati scettici sui benefici di una combinazione Orange-Telecom Italia, soprattutto alla luce del debito elevato della società italiana pari a 27,2 miliardi e della presenza dello Stato francese nel capitale di Orange.

Insomma, anche se grandi risparmi possono essere ottenuti da fusioni tra operatori attivi all’interno dei singoli paesi, i vantaggi sono meno evidenti per quelle tra operatori di paesi, che non includerebbero la combinazione delle reti e delle operazioni commerciali.

Secondo un trader citato da Reuters, ipotizzando un’offerta con un premio del 30% “la quota dello Stato francese si diluirebbe al 14%, quota che sarebbe troppo alta da digerire per l’Italia e troppo bassa per la Francia”.