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Fusione TIM-Orange? Richard aspetta un ‘invito’ da Bollorè

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Il premier Renzi: 'deve essere il mercato a decidere'. Per il presidente francese Hollande, 'L'idea è avere campioni a livello europeo in settori come le rinnovabili, ma anche i settori navali, forse la difesa, e perché no le Tlc'.

Un’integrazione tra Orange e Telecom Italia? Ci si potrebbe anche pensare, ma dovrebbe essere Vincent Bollorè, patron di Vivendi e principale azionista della compagnia telefonica italiana, a fare la prima mossa.

E’ quanto ha Affermato il Ceo di Orange, Stephane Richard, nel corso di una conferenza stampa al Cairo indetta per ufficializzare il cambio del marchio Mobinil in Orange Egitto.

 “Se un giorno Mr Bollorè mi dicesse: la migliora cosa da fare sarebbe un accordo tra noi per l’acquisizione di Telecom Italia da parte di Orange, allora vedremo”, ha detto Richard.

Il presidente Orange ha però sottolineato di non ritenere che questa possibilità sia “nelle intenzioni” di Bollorè.

‘Fortuna’ ha voluto, poi, che ieri si sia tenuto il 33esimo vertice Italia-Francia. Sulla possibilità di una fusione tra Tim e Orange sono stati pertanto interpellati il premier Matteo Renzi e il presidente francese Francois Hollande.

Per Renzi, che si dice comunque felice “se si creerà un polo che potrà valorizzare la cultura latina, franco-italiana, europea”, deve essere in ogni caso “il mercato a fare la propria parte”.

“E’ finito il tempo in cui si investiva a parole e non con i soldi”, ha aggiunto il premier, sottolineando che “l’Italia è molto lieta di accogliere tutti gli imprenditori che hanno voglia di investire nel futuro e nel nostro Paese. Siamo molto orgogliosi dei nostri imprenditori che vanno all’estero ad acquistare società e siamo lieti che ci siano imprenditori che considerano il nostro mercato interessante”.

“L’idea è avere campioni a livello europeo in particolari settori… ci potranno essere concentrazioni tra aziende italiane e francesi nella difesa, ma anche nelle telecomunicazioni se vogliamo avere un peso. Senza un’industria forte non c’è futuro”, gli ha fatto eco Hollande.

L’ex monopolista delle tlc francesi è stato più volte tirato in ballo in merito a un possibile progetto inerente Telecom Italia in concerto con Vivendi e con il patron di Iliad Xavier Niel, che conta su una partecipazione potenziale del 15% circa.

Inizialmente, sempre ribadendo di non aver discusso con Vincent Bolloré e Xavier Niel di Telecom Italia, Richard sembrava non escludere che il futuro di Orange potesse passare anche per l’operatore italiano, nell’ambito di un processo di consolidamento europeo delle tlc.

Orange, aveva spiegato Richard, ambisce a “diventare uno dei campioni delle telecom europee e a prendere parte al consolidamento del mercato, che può passare anche da Telecom Italia”.

Nelle scorse settimane, però, Richard ha nuovamente chiarito di non aver avuto “alcun contatto, discussione, trattativa di alcun tipo con gli attori che sono oggi presenti nel capitale di Telecom Italia”.

Richard aveva allora sottolineato che dietro l’investimento di Niel e Bollorè (che attraverso Vivendi ha speso quasi 3,5 miliardi di euro per il 23,8% del capitale) c’è evidentemente la constatazione che “Telecom Italia è  una bella azienda, con un grande potenziale”.

Resta però il fatto, aveva chiarito ancora Richard, che Orange  non ha “alcun piano, in particolare piano di acquisto, su Telecom Italia”, ma solo “relazioni professionali” inerenti il “nostro mestiere, le tecnologie, quello che facciamo”.

Orange, dal canto suo, è impegnata nelle discussioni per la fusione con Bouygues Telecom: “le trattative proseguono”, ha detto Richard, ma ancora non si è giunti a un accordo su diversi aspetti della complicata operazione, non ultimo quello della condivisione delle reti.

In base a quanto è emerso in questi mesi di intense negoziazioni, l’accordo non dovrebbe prevedere l’esborso di contanti: Orange pagherà la sua parte facendo entrare Bouygues nel suo capitale, all’altezza del 12%.

Il Governo transalpino, azionista di Orange con una quota del 23%, segue con attenzione il dossier soprattutto per quanto riguarda gli aspetti legati all’occupazione e agli investimenti nella fibra ottica.

Richard si è detto comunque ottimista sul buon esito degli sforzi negoziali: “la possibilità di un deal esiste”, ha spiegati. Il fatto è che per ottenere il via libera dell’Antitrust bisognerà procedere alla cessione di asset (reti, frequenze, punti vendita) a SFR e Free. Bisognerà dunque trovare un accordo su chi compra cosa e a che prezzo.