le dimissioni

Telecom Italia: confermate le dimissioni di Patuano

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Telecom ha confermato che l'ad Patuano ha rassegnato oggi le proprie dimissioni. Chi, allora, e per quale ragione ha fatto trapelare la notizia con largo anticipo?

Sono state ufficializzate, nel primo pomeriggio di oggi, le dimissioni di Marco Patuano da Telecom Italia, a 48 ore dalle prime voci che davano l’ad a un passo dall’addio.

“Telecom Italia rende noto che l’Amministratore Delegato Marco Patuano ha rassegnato oggi le proprie dimissioni, la cui efficacia è subordinata all’approvazione da parte dei competenti organi sociali dei relativi termini e condizioni”, si legge nella nota del gruppo.

“Marco Patuano – prosegue la nota – si qualifica come amministratore esecutivo non indipendente; alla data odierna, possiede n. 70.000 azioni ordinarie e 30.000 azioni di risparmio Telecom Italia S.p.A”.

Resta il fatto che la società ha confermato solo ora una notizia data per certa già da sabato e che stamattina, su richiesta della Consob, ha dovuto intanto confermare che c’erano “interlocuzioni in corso” con Patuano “volte a definire un’ipotesi di accordo, da sottoporre agli organi sociali competenti, avente ad oggetto la cessazione consensuale delle cariche dal medesimo AD rivestite nel Gruppo”.

Chi, dunque, e per quale ragione, ha fatto trapelare la notizia con così largo anticipo tanto da rendere necessaria la richiesta di chiarimenti della Consob?

Il mercato, intanto, sembra aver accolto positivamente l’uscita dell’ad, anticipata del resto da mesi di indiscrezioni e data come imminente in seguito all’incontro a Parigi tra Patuano e l’ad di Vivendi, Arnaud de Puyfontaine. In tarda mattinata, il titolo Telecom Italia, segnava un rialzo del 3,55%, per poi attestarsi in chiusura attorno al +3%.
Una reazione che, secondo Icbpi, è dovuta al fatto che “il mercato potrebbe ragionare sulle possibili mosse del sostituto, specie sulle nuove misure di taglio costi in Italia che sarebbero state all’origine del malcontento di Vivendi”.

Secondo indiscrezioni non confermate, Vivendi starebbe premendo per un taglio dei costi da almeno 1 miliardo in tre anni, rispetto ai 600 milioni preventivati dal piano strategico proposto da Patuano. Piano che comunque già contava ulteriori opportunità di crescita dei target economico-finanziari e di recupero di efficienza anche attraverso la ulteriore riduzione dei costi operativi
“A parte la valutazione di nuovi piani di efficienze ed eventuali cambi di strategia, riteniamo che l’uscita di Patuano segnali soprattutto la presa di controllo di Vivendi su Telecom Italia, riducendone, almeno nel breve periodo, l’appeal speculativo”, proseguono gli analisti.

E mentre si fanno più insistenti le voci sull’intensificarsi delle trattative tra Vivendi e Mediaset, secondo la stampa anche d’oltralpe, a far precipitare i già tesi rapporti tra Patuano e il presidente Vivendi, Vincent Bollorè, sarebbe stata la divergenza di strategie in Brasile. Il gruppo francese in Brasile ha ceduto la controllata GVT a Telefonica per 7,5 miliardi di euro, ottenendo contestualmente la prima quota dell’8,3% di Telecom Italia. Da lì è partita la scalata che ha portato il gruppo media alla soglia della quota OPA (al 24,9%). La decisione di Patuano di respingere le avance del fondo russo LetterOne che miravano alla fusione tra Oi e Tim Brasil, avrebbe quindi fatto precipitare le cose.

“L’ultimo consiglio ha svalutato gli asset brasiliani contro la volontà di Patuano. Così la società ha archiviato il bilancio in rosso. Nell’ottica di chi vuole ridurre al minimo l’esborso per mandar via un manager, questo fatto può essere uno strumento di pressione per abbassare il valore della buonuscita” spiega al nostro giornale Fiorina Capozzi, autrice del libro “Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei” sulla storia e gli interessi del finanziere bretone.
Certo è, insomma, che chi conosce Bollorè e i suoi metodi non può essere affatto sorpreso dagli eventi delle ultime ore: il manager bretone conosce bene i salotti della finanza italiana: grande amico dell’ex premier Silvio Berlusconi, è il secondo maggior azionista di Mediobanca con una quota di circa l’8%. A Piazzetta Cuccia, Bollorè ha portato anche la figlia Marie, che siede nel consiglio dal 2014, mentre nelle scorse settimane, un consigliere di sorveglianza Vivendi – Philippe Donnet – ha preso la guida di Generali.

“Passo dopo passo – scrive oggi il quotidiano francese Les Echos -Vincent Bollorè impone la sua strategie e i suoi uomini in Italia”.
Del resto, come scriveva qualche termpo fa sul FT l’analista Pierre-Henry Leroy, i metodi di Bollorè sono spesso in ‘fuorigioco’ rispetto alla prospettiva della corporate governance e tutto si può dire ma non che il suo ruolo di presidente sia pro forma.
Non è certo un caso, spiegava Leroy che “…dovunque vada Vincent Bolloré, persone vengono licenziate. E’ uno schema che ha consentito all’industriale francese di costruirsi una reputazione di investitore spietato che riesce a ottenere le cose che chiede”.