I dati

SosTech. Musica, è boom per lo streaming. Ma resiste il vinile

di Giordano Rodda |

Ci sono più abbonati ai servizi di streaming che a Netflix, ma c’è anche un sorprendente zoccolo duro di appassionati dei vecchi 33 giri che sembrano tornare a nuova vita.

Rubrica settimanale SosTech, frutto della collaborazione tra Key4biz e SosTariffe. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

Addio CD, benvenuto vinile

Il mondo della musica è imprevedibile, le sue dinamiche oscure anche per gli addetti ai lavori. Col senno di poi, in molti hanno giudicato comprensibile il boom (relativo) del vinile di questi ultimi mesi, per il suo suono più caldo, meno asettico, ideale per gli audiofili, proprio nel momento in cui i più moderni CD sembrano paradossalmente un relitto del passato. Eppure questa scelta quasi controcorrente si abbina, dall’altra parte, a una smaterializzazione sempre più spinta del supporto musicale, in favore dei servizi di streaming audio che anche quest’anno hanno fatto segnare numeri da record. Una modalità che però vede gli stessi artisti tutt’altro che entusiasti, per via dei bassissimi guadagni: pochi giorni fa Roger McGuinn, il leggendario leader dei Byrds, ha twittato che “Eight Miles High”, una delle canzoni più celebri della band folk rock, è stata riprodotta su Pandora 226.086 volte nell’ultimo trimestre del 2016; in tutto McGuinn ha guadagnato 9,15 dollari.

Eppure quella della musica streaming (tra Spotify, Deezer, Pandora, Google Music, Apple Music eccetera) è una rivoluzione che sembra non conoscere intoppi, una delle poche tendenze sicure in una realtà proverbialmente dinamica. Secondo i dati di BuzzAngle, il numero di canzoni ascoltate in streaming nel 2016 è arrivato a 250 miliardi, con una crescita dell’82,6%, giocando un ruolo chiave nel +4,9% che il mercato musicale ha fatto segnare, in termini di consumo, rispetto al 2015. Non solo: la percentuale di ascolti in streaming da un servizio a pagamento (non quindi, ad esempio, su YouTube) è passata dal 62% del 2015 al 76% del 2016.

Lo streaming, soluzione alla portata di tutti

Così come per la televisione, dove Netflix ha imposto un modello che lentamente sta erodendo i profitti dei vecchi abbonamenti satellitari o digitali terrestri, annuali e più costosi (costringendo gli operatori a sviluppare proposte analoghe, come NOW TV nel caso di Sky e Premium Online in quello di Mediaset Premium), lo streaming audio conferma la tendenza. In altre parole un abbonamento da circa 10 euro al mese, per avere a portata d’orecchio una quantità di canzoni superiore di vari ordini di grandezza a quella disponibile anche nelle raccolte più fornite, è un compromesso che sempre più persone sono disposte ad accettare, magari destinando a questi servizi il denaro risparmiato con il calo delle tariffe di telefonia mobile. Con interessanti sinergie: se da una parte, dal lato video, la Christmas Card di Vodafone quest’anno ha garantito la visione gratuita, senza consumare GB di traffico, di tutti i contenuti di questo tipo, sul versante musicale spopolano tariffe come la nuova TIM Special Voce+Dati, che al momento dà diritto, per 15 euro ogni 4 settimane, a 1000 minuti verso tutti, 4 GB di Internet 4G e soprattutto TIMmusic, il servizio di musica streaming di TIM, incluso per 6 mesi. Confrontando le migliori offerte di telefonia mobile su portali come SosTariffe.it è facile accorgersi che esistono promozioni analoghe da parte di altri operatori, in grado di intercettare il bisogno di musica degli utenti.

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Il tramonto degli MP3

Come rilevano ancora i dati di BuzzAngle, il successo dello streaming significa il tramonto sempre più irreversibile della cultura dell’album: un cambiamento che si era già fatto sentire nelle scorse decadi e che porta per forza di cose anche a influenzare gli stessi artisti, meno propensi a dare vita a dischi omogenei, con un percorso solido e ragionato dalla prima all’ultima canzone, rispetto a pochi singoli di sicuro successo. Il tutto senza considerare quella sorprendente nicchia degli appassionati del vinile, uno zoccolo duro che sembra quasi sfidare le mode correnti. In totale, le vendite di dischi sono scese nel 2016 del 15,6%, mentre quelle degli album in vinile sono aumentate del 25,9%. Questo si spiega con il fatto che gli album in vinile sono solo una piccola parte, per quanto sempre meno trascurabile, del mercato, con l’8% della vendita degli album fisici; i CD, invece, sono scesi del 14% (e l’abbandono di questo supporto sembra sempre più vicino, anche contando quanti nuovi laptop non includono più – anche da anni, come nel caso di Apple – il relativo lettore). L’album non sembra tenere, come formato, neppure nella versione MP3, visto che anche le vendite dei formati digitali sono scesi del 19,4% rispetto al 2016. Ma in questo caso è proprio l’idea dell’acquisto del file – rispetto al suo “noleggio” mensile – che sembra in crisi: nel 2015 erano state acquistate e scaricate 975,8 milioni di canzoni in MP3 e altri formati digitali, nel 2016 il numero è sceso a 734,2 milioni, il 24,8% in meno. Lo streaming, insomma, viene giudicato più comodo e versatile, oltre a essere molto meno ingombrante soprattutto in un’ottica multidispositivo.

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Spotify e Apple Music i dominatori

Ma chi vince, tra gli operatori che offrono servizi di streaming? Secondo i dati raccolti da Midia, Spotify è sempre il leader incontrastato del mercato, con il 43%. Al secondo posto tra gli operatori singoli c’è Apple Music, con il 20,9%, seguito da Deezer, con il 6,9%, il redivivo Napster con il 4,5% e Tidal, creatura di Jay-Z, con l’1% della quota di mercato totale. A questi si aggiunge un 24,1% di operatori vari che non raggiungono l’1%, ma che sommati l’uno all’altro arrivano a una cifra consistente. Ma anche questo mercato è destinato a cambiare, visto che per il 2017 si attende l’esordio del servizio musicale firmato Amazon, un player che ha sempre dimostrato di non voler certo stare a guardare quando si tratta di entrare in un nuovo settore. Sempre Midia ha ricordato che lo scorso dicembre il mercato dello streaming ha passato un traguardo importantissimo, superando cioè i 100 milioni di sottoscrizioni (per l’esattezza 100,4 milioni allo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre). Più di Netflix, che malgrado una netta crescita e utili record nel 2016 si è fermata a “soli” 93,8 milioni di utenti. Basta però aggiungere anche i 70 milioni di Amazon Video per capire come lo streaming di contenuti video la faccia ancora decisamente da padrone.

Fonti: http://www.buzzanglemusic.com/buzzangle-music-2016-report/

Music Subscriptions Passed 100 Million In December. Has The World Changed?