‘Fatturazione elettronica, un vantaggio anche per la gente’. Intervista a Marco Di Stefano (PD)

di a cura di Paolo Anastasio |

Il deputato democratico componente della Commissione Finanze della Camera: 'Il nuovo strumento di pagamento porterà risparmi per un miliardo di euro all'anno alla PA e 500 milioni ai suoi fornitori'.

INTERVISTA


Marco Di Stefano

La fatturazione elettronica, uno dei tre pilastri dell’Agenda Digitale italiana, insieme all’anagrafe unica nazionale e all’identità digitale, promette di portare grandi vantaggi economici al nostro paese e conseguenze positive sul fronte della semplificazione del rapporto fra PA e aziende. L’obbligo di fattura elettronica per i fornitori della PA è già in fase di sperimentazione e sarà legge dello Stato dal primo gennaio del 2015. Ne abbiamo parlato con Marco Di Stefano, deputato del Pd, componente della Commissione Finanze della Camera.

KB. Quali saranno gli impatti della fatturazione elettronica per l’Italia?    

 

Marco Di Stefano. La fatturazione elettronica potrebbe sembrare un argomento da tecnici, o se si vuole da commercialisti o da direttori amministrativi d’azienda, ma in realtà è un tema estremamente politico visto che la sua attuazione ha un forte impatto sul “Sistema Paese” soprattutto in un momento in cui l’Italia è messa a dura prova dalla crisi economica nota a tutti noi.
Gli addetti ai lavori del settore hanno ben chiaro in mente che il nostro paese è ormai entrato nell’era della fatturazione elettronica con tutti i benefici che ne conseguono: indiscutibili vantaggi per le imprese in termini di forti risparmi di denaro. Maggiore efficienza nei rapporti fra imprese e PA. Diminuzione delle sacche di malcostume connesse a fatturazioni doppie e talvolta addirittura inesistenti. Uno stimolo per una sempre più ampia dematerializzazione e de burocratizzazione del nostro sistema produttivo. L’attuazione della fatturazione elettronica non sarà un vantaggio soltanto per le PA e per le imprese ma, partendo da loro, coinvolgerà tutti i cittadini, contribuendo al miglioramento concreto della quotidianità delle persone.

 

 

KB. E’ possibile quantificare i vantaggi teorici della fatturazione elettronica?

 

Marco Di Stefano. Sì, voglio ricordare in particolare due numeri. In primo luogo, un miliardo di euro l’anno di riduzione dei costi preventivato per la Pubblica Amministrazione e 500 milioni di euro per i fornitori delle PA. Pensiamo, ad esempio, soltanto all’incidenza della fatturazione elettronica sui pagamenti riferiti alla PA: ad oggi, c’è un ritardo medio nei pagamenti pari a circa 167 giorni, per un debito complessivo di 80 miliardi di euro. Con l’obbligatorietà della fatturazione elettronica sarà possibile tecnicamente concludere l’iter  autorizzativo delle fatture con forte anticipo rispetto al trend attuale e regalare qualche boccata d’ossigeno a piccole e medie imprese soffocate. Mai più discrezionalità nella gestione dell’intero processo tra PA e fornitori che troppo spesso è sconfinato in atti non in linea con l’imparzialità, o addirittura con la legalità, che dovrebbe invece caratterizzare la PA.

 

 

KB. Oggi però nel nostro paese le fatture sono ancora cartacee. Perché?

Marco Di Stefano. Bisogna accelerare la diffusione dei modelli digitali anche nelle relazioni fra imprese e tra imprese e cittadini: è pura follia poter accettare che nel nostro paese girino ancora 10 miliardi di documenti cartacei riferiti a processi commerciali la cui digitalizzazione porterebbe risparmi pari a 60 miliardi di euro. Purtroppo l’Italia è in grande ritardo rispetto ai tempi necessari a seguire questo percorso. Il ritardo Italiano è evidente sia nei servizi che nell’ uso della rete da parte delle imprese e più in generale da parte degli uffici pubblici e della popolazione. Siamo in ritardo perché non abbiamo saputo sollecitare negli anni le imprese a guardare ad Internet in un altro modo. Siamo in ritardo perché la nostra PA ha costruito pezzi importanti di offerta di servizi digitali senza preoccuparsi granché della domanda. Siamo in ritardo perché molti dei nostri sistemi informatici della PA lavorano in contrasto con le più elementari regoli di interoperabilità, trovandosi nella condizione di non far comunicare in modo adeguato un’amministrazione con l’altra e queste con l’apparato centrale.

KB. Quali sono le priorità per migliorare l’efficienza della Pubblica Amministrazione?

 

Marco Di Stefano. Non so se tutti sanno che in Italia ad oggi tra PA centrale e locale esistono circa 8000 punti di erogazione servizi e che questi spesso non sono connessi fra loro. Questo oggi non è più accettabile, Agostino Ragosa direttore dell’Agenzia per l’Italia Digitale lo sa bene. Siamo ad un bivio decisivo. Non possiamo morire schiacciati dalla burocrazia, la politica in cui ancora, nonostante tutto, credo molto, necessita di un sussulto, di una scossa e deve riappropriarsi di un sentimento fondamentale, il coraggio.

KB. Come giudica l’impasse relativo allo Statuto dell’Agenzia per l’Italia Digitale?

 

Marco Di Stefano. Da troppi mesi l’Agenzia per l’Italia Digitale, che già aveva avuto un percorso contorto per quanto riguarda le nomine, è ancora priva di certezze operative e di pieni poteri della sua Direzione Generale. Ad oggi si sono perse le tracce dello statuto, di cui ancora non abbiamo notizie, se non ufficiose. Recentemente ho presentato, per queste ragioni, un’interrogazione parlamentare urgente, firmata con me da trenta parlamentari del PD, chiedendo le ragioni del perdurare di un tale ritardo nell’approvazione dello Statuto dell’Agenzia in totale contraddizione con gli obiettivi del Governo e con le necessità più volte rimarcate dal Presidente Letta circa l’urgenza di dare rigore alle politiche di digitalizzazione per il Paese. Non è più il tempo delle incertezze e della teoria.

 

 

KB. Ha ottenuto delle risposte sullo sblocco dello statuto dell’Agid?

 

Marco Di Stefano. Ho avuto rassicurazioni che entro l’anno finirà questa sorta di caccia al tesoro  e che qualcuno per il Governo verrà in aula a rispondere alle mie domande con in mano finalmente il famigerato Statuto approvato dalla Corte dei Conti, che consentirà all’agenzia digitale di riprendere il ruolo guida originario magari sotto il controllo centralizzato della Presidenza del Consiglio anziché cinque diversi ministeri. Sono in attesa di ricevere questo bel regalo sotto l’albero di Natale. Sono fiducioso, sono molto fiducioso perché sono convinto che oramai è sotto gli occhi di tutti ciò che sta accadendo nel nostro Paese ed è chiaro a tutti che la politica non può più permettersi di perdere tempo.

 

 

KB. Ha qualcosa da chiedere in tema di digitale al nuovo segretario del PD Matteo Renzi?

 

Marco Di Stefano. Colgo l’occasione per lanciare un appello al mio nuovo segretario Renzi che so essere molto sensibile a questo tema, affinché si faccia anche chiarezza, una volta per tutte, sulle continue ed insistenti voci che circolano nei corridoi, oramai da tempo,  in merito ad  un possibile nuovo incarico, magari più prestigioso, per l’attuale Commissario Francesco Caio, professionista qualificato e stimabile. Se fosse così, mi chiedo però che senso ha sprecare tempo prezioso, proprio alla vigilia della programmazione europea 2014/2020. La politica non può e non deve permettersi autogol di questo tipo, è  troppo recente la vergogna  dei  quasi 40 miliardi di euro restituiti all’Unione Europea, su 58 ricevuti, negli ultimi anni per poterci permettere di sbagliare ancora.

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