LA POSIZIONE

L’Agenda digitale a Palazzo Chigi, l’allarme delle Regioni ‘Impatti negativi sui progetti in corso’

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La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome lancia un allarme sulla governance dell'Agenda digitale ora in capo alla presidenza del Consiglio dei ministri, come previsto dal decreto-legge Semplificazioni. Le Regioni: ‘Temiamo significativi impatti negativi sull'attuazione delle iniziative digitali in corso nella programmazione europea 2014-2020. E chiediamo l’interlocuzione sui principali filoni dell'Agenda’.

La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha lanciato un allarme sulla gestione delle piattaforme digitali e sulla governance dell’Agenda digitale ora in capo alla presidenza del Consiglio dei ministri, come previsto dall’articolo 8 del decreto-legge Semplificazioni. In particolare, le Regioni temono significativi riflessi sulle competenze e sugli investimenti regionali fatti negli ultimi anni per l’innovazione digitale. La posizione delle Regioni è contenuta in un documento che il Presidente Stefano Bonaccini ha inviato al Ministro per la Pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno, e al ministro per gli Affari Regionali e le autonomie, Erika Stefani.

Si riporta di seguito il testo del documento pubblicato integralmente nel portale www.regioni.it, sezione “Conferenze”).

La posizione in merito all’articolo 8 del DL 135/2018 “disposizioni urgenti in materia di sostegno e semplificazione delle imprese e per la pubblica amministrazione“, con riferimento all’art.8 del DL 135/2018 convertito con modificazioni nella legge n. 12 dell’11 febbraio 2019, la Conferenza dei Presidenti delle Regioni e Province Autonome evidenzia perplessità in merito all’assetto complessivo della governance centrale sui temi dell’Agenda digitale, che può avere impatti negativi sull’attuazione delle iniziative digitali in corso nella programmazione europea 2014-2020.

L’art.8 ridisegna, infatti, la governance nazionale dell’Agenda digitale, concentrando fortemente funzioni e compiti sulla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Sebbene una razionalizzazione della governance fosse auspicata da tempo, l’art.8 ora approvato aggiunge ben 3 nuovi soggetti alla governance esistente sostanzialmente senza rivedere il ruolo dei numerosi soggetti pre-esistenti. Questa nuova governance rischia quindi di produrre un isolamento del comparto Regioni, incrementando complessità delle relazioni e riducendo chiarezza e linearità dei percorsi di confronto e concertazione.

I soggetti nuovi: un dipartimento/struttura della PdCM su innovazione e tecnologie, un contingente di esperti (Team digitale stabile), una nuova società in house sulle piattaforme digitali

I soggetti pre-esistentiAgID, Comitato di indirizzo di AgID, Dipartimento Funzione Pubblica, CSIRTFormezPASNAConsip SpASogei SpAAgenzia Coesione, MISE, Istituto superiore delle comunicazioni, Infratel SpA, MIUR, Ministero Sanità, MIPAAFT – con l’aggiunta di quanto compete a CIPE, ANAC, Autorità di garanzia comunicazioni, Autorità garante della privacy.

Quale orientamento generale le Regioni avrebbero preferito rafforzare i rapporti attivi con il Ministero della Funzione Pubblica, che oggi rappresenta già un riferimento unitario per tutte le Amministrazioni coinvolte nell’attuazione dell’Agenda Digitale.

Altro elemento di criticità è che il Presidente del Consiglio dei Ministri dal 2020 assume in via permanente i poteri del Commissario straordinario per l’agenda digitale (di cui all’art.63 d.lgs. 179/2016) quindi può approvare in autonomia regole tecniche ed assumere stabili poteri di impulso (e sostitutivi) nei confronti di tutte le Pubbliche Amministrazioni e su tutti i temi dell’agenda digitale. Tutto ciò, oltre a porre dubbi a livello di costituzionalità – dato che la Costituzione all’art.117 lettera r) prevede per lo Stato solo il “coordinamento (..) dei dati dell’amministrazione statale, regionale e locale” e questo non riguarda sistemi informativi, infrastrutture digitali…- confligge con il processo già in atto da parte di alcune Regioni verso una accresciuta Autonomia ai sensi dell’art.116 Cost. ed anche con il rispetto dei princìpi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza di cui all’art.118 Cost.

Appare in particolare incongruo che una figura straordinaria come quella del Commissario in questione venga disciplinata come se fosse ordinaria: invece di andare al suo superamento vien prevista la sua esistenza anche “a decorrere dal 1° gennaio 2020” e quindi la si istituzionalizza stabilmente. Ogni compressione delle potestà regionali che possa derivare da tale figura si riflette quindi immediatamente in una limitazione dell’autonomia delle Regioni e delle Province autonome.

Ed in violazione dell’articolo 97 della Costituzione (principio di buon andamento).

Le Regioni e Province autonome portano avanti da anni investimenti importanti per la trasformazione digitale, sia per le Pubbliche Amministrazioni dei propri territori che per lo sviluppo della competitività e della cultura digitale ed hanno sempre condiviso con leale spirito di collaborazione lo sviluppo delle strategie nazionali in materia e le priorità fissate dai Governi. Di contro, la governance centrale dell’Agenda digitale è stata più volte frammentata, sia come numerosità di soggetti preposti sia per quanto riguarda la sovrapposizione di compiti e funzioni.

Data la rilevanza dei temi dell’Agenda digitale per la competitività del Paese, in Europa e nel mondo, è auspicabile trovare una stabilità per i soggetti centrali preposti a funzioni strategiche e/o attuative e, al tempo stesso, dare chiarezza per quanto riguarda i loro compiti e funzioni.

Vale la pena di sottolineare che l’Agenda digitale italiana (di cui al DL 179/2012 conv. con L 221/2012) è ben più ampia dell’Amministrazione digitale (temi legati al CAD ed al Piano triennale ICT). Va, inoltre, ricordato che, nell’ambito del Comitato di Indirizzo di AgID, organo di indirizzo strategico dell’Agenzia, è nominato un rappresentante delle Regioni che garantisce una forma diretta di controllo e armonizzazione con il sistema delle Regioni del modello strategico di evoluzione del Sistema Informativo della Pubblica Amministrazione.

Le Regioni e Province autonome evidenziano quindi necessità di interlocutori univoci, sia sul piano politico che tecnico, rispetto ad ognuno dei principali filoni dell’Agenda:

  • Transizione al digitale delle PA (accesso ai servizi pubblici, ecosistemi, interoperabilità);
  • Piattaforme abilitanti e Dati delle PA;
  • Infrastrutture digitali (data center, cloud, cybersecurity);
  • Banda ultra larga (fibra e 5G);
  • Competenze per il futuro: Open gov, Open innovation e Impresa 4.0, Scuola digitale.

Si richiama quindi l’esigenza di:

1) Rivedere i poteri e le funzioni in materia di Agenda digitale della PCM attraverso i provvedimenti attuativi che seguiranno il DL, fissando anche compiti e funzioni degli altri soggetti centrali rispetto al policy making dei principali filoni dell’Agenda digitale;

2) consolidare AgID come unico soggetto deputato alla elaborazione di linee guida e regole tecniche sul digitale, sia rispetto ai temi del CAD/Piano triennale ICT sia sui temi dell’Agenda digitale complessiva (infrastrutture, competenze, ecc);

3) riconoscere alle Regioni il loro ruolo ai sensi degli art. 117 e 118 anche favorendo precise strategie di aggregazione territoriale sui temi dell’Agenda digitale tenendo anche conto di quanto si sta prefigurando in attuazione dell’articolo 116 della Costituzione.

Per meglio inquadrare la richiesta di cui al precedente punto 2), può essere utile richiamare il fatto che l’Agenzia per l’Italia Digitale è stata istituita con Decreto legge 22 giugno 2012, n. 83 “Misure urgenti per la crescita del Paese” (convertito con modificazioni dalla Legge 7 agosto 2012, n. 134) è sottoposta ai poteri di indirizzo e vigilanza del Presidente del Consiglio dei Ministri o del Ministro da lui delegato.

L’Agenzia assicura il coordinamento informatico dei dati dell’amministrazione statale, regionale e locale, in attuazione dell’articolo 117, comma 2, lettera r), della Costituzione. L’Agenzia, fra l’altro:

  • contribuisce alla diffusione dell’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, allo scopo di favorire l’innovazione e la crescita economica;
  • elabora indirizzi, regole tecniche e linee guida in materia di omogeneità dei linguaggi, delle procedure e degli standard per la piena interoperabilità e uniformità dei sistemi informatici della pubblica amministrazione;
  • vigila sulla qualità dei servizi e sulla razionalizzazione della spesa informatica della pubblica amministrazione;
  • promuove e diffonde le iniziative di alfabetizzazione digitale.