Piano triennale

PA digitale, bozza piano triennale: Spid obbligatorio entro marzo 2018

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La bozza del piano triennale per l’informatica nella PA prescrive Spid obbligatorio entro marzo 2018 in tutte le amministrazioni pubbliche e migrazione nell’anagrafe unica di tutti gli enti entro dicembre dello stesso anno. Confermato l’obiettivo del taglio di 800 milioni della spesa informatica corrente della Pa.

Le Pubbliche amministrazioni devono implementare Spid (Sistema pubblico di identità digitale) in tutti i servizi digitali che richiedono autenticazione, sia quelli già esistenti che quelli di nuova attivazione, entro marzo 2018.

E’ quanto si specifica nella bozza del Piano triennale per l’informatica nella Pubblica amministrazione 2017-2019, visionato in esclusiva da Public Policy, realizzato dall’Agenzia per l’Italia digitale (Agid). Il documento è attuativo del Codice dell’amministrazione digitale (Cad) e della legge di Stabilità 2016. A partire dal piano verrà basato un dpcm attuativo atteso a breve in Consiglio dei ministri.

Spid in tutta la PA

Rendere Spid obbligatorio nella PA (ad oggi hanno aderito 3.720 amministrazioni) è certamente un passo importante per la digitalizzazione dei servizi pubblici che dovrà andare a braccetto con l’adozione del sistema da parte dei cittadini, visto che al momento hanno fatto domanda soltanto 1.415.248 persone gran parte delle quali per partecipare all’erogazione del Bonus Docenti e al Bonus Cultura riservato ai neo maggiorenni. Per evitare tentennamenti da parte degli enti della PA, il piano prescrive inoltre la “dismissione dei sistemi di autenticazione locali e l’utilizzo di SPID secondo il piano presentato dalle singole amministrazioni”.  Tanto più che gli obiettivi orginari del Governo Renzi, raggiungere 6 milioni di credenziali distribuite nel 2016 sono lontani anche se l’impulso dei bonus ha dato una scossa, in attesa del rilascio del terzo livello di sicurezza del sistema per aprire ai privati, banche in testa.

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PagoPA per tutti gli enti entro il 2017

Entro dicembre 2017 “le amministrazioni dovranno completare l’adesione al sistema PagoPA per tutti i servizi che prevedono il pagamento dei dovuti da parte del cittadino e delle imprese”. E’ quanto riferito nel Piano triennale per l’informatica nella Pubblica amministrazione 2017-2019, visionato in esclusiva da Public Policy, messo a punto dell’Agenzia per l’Italia digitale e atteso a breve in Consiglio dei ministri. Il documento è attuativo del Codice dell’amministrazione digitale (Cad) e della legge di Stabilità 2016.

“Le amministrazioni che entro giugno non hanno ancora completato l’adesione al sistema PagoPa – si legge ancora – dovranno adottare, in logica di sussidiarietà, le soluzioni già disponibili attuate dalle altre amministrazioni (ad esempio piattaforme di regioni o di altre amministrazioni), che si propongono con il ruolo di intermediario previsto” dal sistema nazionale.

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Anagrafe nazionale della Popolazione residente entro il 2018

Entro dicembre del 2018 il piano triennale prevede il completamento della migrazione delle anagrafi di tutti i comuni italiani nell’Anagrafe Unica, un processo che doveva chiudersi alla fine del 2016 ma che ha subito enormi ritardi tanto che oggi sono presenti soltanto 4 comuni: Bagnocavallo, Lavagna, Sant’Agata in Santerno e Cesena.

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Implementazione della Cie

Il progetto Carta d’identità elettronica (Cie) viene rilanciato per l’ennesima volta dal suo primo lancio una ventina di anni fa. L’obiettivo è arrivare alla copertura totale dei comuni entro l’estate 2018,  a fronte dei 199 che attualmente possono emettere il documento elettronico.

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Mobile first, la PA apre a servizi privati

Il sistema informativo della Pubblica amministrazione “favorisca” l’ingresso di aziende private per la messa a punto di servizi “disponibili su dispositivi mobili”, ovvero gli smartphone.

Il nuovo sistema – si legge – “favorisca la creazione di un nuovo mercato per quelle imprese private che saranno in grado di operare in maniera agile in un contesto non più basato su grossi progetti monolitici e isolati ma su servizi a valore aggiunto”.

“Tali servizi dovranno rispettare le linee guida del Piano triennale, essere sempre disponibili su dispositivi mobili (approccio mobile first) e essere costruiti con architetture sicure, scalabili, altamente affidabili e basate su interfacce applicative (Api) chiaramente definite”.

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Taglio costi e incentivi ai fornitori

“Promuovere soluzioni volte a stimolare la riduzione dei costi e a migliorare la qualità dei servizi” digitali nella P.a., “contemplando meccanismi di remunerazione che possano anche incentivare i fornitori a perseguire forme sempre più innovative di composizione, erogazione e fruizione dei servizi”.

 

Spesa ICT nella PA

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Obiettivi di risparmio

Uno degli obiettivi del Piano triennale, si legge nel documento. è quello di guidare la razionalizzazione della spesa ICT della Pubblica amministrazione e il suo riorientamento a livello nazionale nei termini definiti, in prima istanza, dalla Legge di Stabilità 2016. Un obiettivo di risparmio, per il triennio 2016-2018, fissato al 50% della spesa annuale media, relativa al triennio 2013-2015, per la gestione corrente di tutto il settore informatico, al netto dei canoni per servizi di connettività; La spesa annuale media ICT delle PA nel triennio 2013-2015 è stata pari a circa € 5,6 Mld. Le spese escluse dagli obiettivi di risparmio, come indicato nella Legge di Stabilità 2016, sono così quantificabili:

  • spesa ICT effettuata da Sogei, INAIL e INPS, pari a circa € 1,1 Mld;
  • spesa di investimento delle Pubbliche amministrazioni, pari a circa € 1,2 Mld;
  • spesa corrente effettuata tramite Consip ed altri soggetti aggregatori, pari a circa € 1,4 Mld;
  • spese per la connettività, pari a circa € 0,15 Mld. Ne deriva come risultato che la spesa corrente “aggredibile” ai fini della spending review è pari a circa € 1,7 Mld. Sulla base di questi elementi, il punto di partenza per la definizione dell’obiettivo di risparmio da conseguire alla fine del triennio 2016-2018 è quantificabile in circa € 0,8 Mld, corrispondente al 50% della spesa corrente.

Tale obiettivo (800 milioni di risparmi in tre anni) deve intendersi come obiettivo complessivo e non riferito a ciascuna amministrazione (o relative società strumentali in house). I risparmi individuati saranno ottenuti principalmente attraverso la riqualificazione della spesa quale frutto del complesso di azioni previste dalla legge.

Stop a nuovi data center

Intanto è stato prescritto il blocco di spesa per data center, che anzi andranno consolidati il più possibile visto che ce ne sono 11mila a fronte di 160mila basi dati.

Sono 32mila i dipendenti pubblici dell’ICT, di cui 18mila lavorano nella PA centrale e 14mila in quella locale. Di questi 6mila lavorano nelle in house locali e 4mila in quelle centrali. Le applicazioni utilizzate nella PA, secondo l’ultimo censimento, sono 200mila in un totale di 13.200 amministrazioni.