Legge di Stabilità

Spesa IT dimezzata nella PA: spending review nuovo ostacolo al digitale

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Il dimezzamento del budget destinato alla spesa IT nella PA rischia di creare un allarme occupazionale viste le migliaia di addetti che lavorano alla digitalizzazione del pubblico

La spesa informatica nella PA è uno spreco? Forse la pensano così gli estensori dell’articolo 29 della Legge di Stabilità, che hanno deciso di dimezzare la spesa IT riservata alla Pubblica Amministrazione nel 2016, creando sconcerto e incredulità fra le aziende del settore.

Un taglio netto di 2,5 miliardi di euro rappresenta un colpo al cuore degli obiettivi di digitalizzazione della macchina pubblica fortemente voluta dal Governo, che sul capitolo digitale ci ha messo la faccia. Un taglio che arriva tra l’altro dopo diversi anni di decurtazione del budget di spesa riservato all’informatica.

C’è chi dice che si tratti di uno sgambetto di qualcuno ai danni del Governo, forse un tecnico che in assenza di Matteo Renzi, in viaggio in Sudamerica, ha preso questa iniziativa.

Ma di fronte a questo provvedimento sono molti gli interrogativi aperti e che agitano il settore italiano dell’Ict.

In primo luogo, perché applicare criteri di spending review e tagli che sembrano lineari e indiscriminati in un settore considerato nevralgico del sistema Paese?

Perché mettere in difficoltà Consip, già alle prese con tempi biblici per l’assegnazione delle gare e assegnazioni al massimo ribasso che, se il taglio della spesa IT sarà confermato, sarà ulteriormente indebolita?

I fornitori Ict nel settore pubblico sono senza parole, visti i tempi biblici di pagamento della PA e le condizioni di difficoltà in cui sono costretti a operare.

“Stiamo cercando di calcolare nel dettaglio il numero di addetti che lavorano nell’IT legato alla Pubblica Amministrazione – dice Roberta Turi, segretario nazionale della Fiom-Cgil – Se si calcola il numero di addetti coinvolti nel processo di digitalizzazione della PA centrale e locale, della Difesa e della Sanità siamo intorno ai 35 mila che, direttamente e indirettamente, dovranno fare i conti con questo ulteriore taglio delle risorse, che speriamo davvero non sarà confermato”. La speranza è che le cose cambino in Parlamento e anche per questo il sindacato incontrerà le commissioni parlamentari il 21 novembre prossimo per capire come stanno le cose.

Insomma, un impatto potenzialmente pesante sull’occupazione e che andrebbe a colpire settori strategici del Paese, coinvolti nel processo di digitalizzazione voluto dal Governo. In particolare la Giustizia, alle prese con il Processo Civile Telematico, la Sanità, la sicurezza.

Senza dimenticare tutti i progetti che compongono i pilastri del piano Crescita Digitale e i servizi al cittadino: dallo Spid ai pagamenti elettronici, passando per tutti i servizi di eGovernment in cantiere.

Non è certo un mistero, poi, che il parco macchine della PA sia obsoleto e che senza il rinnovamento dell’hardware il digitale sarà comunque azzoppato.

E’ per questo che, al di là dello stupore, alcuni cominciano a nutrire il dubbio che la decisione di tagliare l’IT nella PA sia legata alla necessità di coprire il buco lasciato dalla cancellazione della tassa sulla prima casa.