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Net neutrality. Strand Consult: ‘La Ue si fa scrivere le regole da un lobbysta di Google?’

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Troppe le cose che non tornano, secondo Strand Consult, nel processo di definizione delle line guida sulla net neutrality da parte del Berec.

Il processo di definizione delle line guida sulla net neutrality da parte del Berec è stato condotto nella massima trasparenza come un tema così delicato vorrebbe?

La domanda nasce spontanea, secondo Strand Consult, che denuncia un processo falsato dalla consulenza di ‘esperti’ troppo vicini alle parti in causa – nella fattispecie a Google – da incontri a porte rigorosamente chiuse annunciati solo con 24 ore di anticipo e da documenti top secret come nella migliore tradizione dei film di spionaggio.

“Il dibattito che dovrebbe portare all’attuazione delle linee guida della normativa europea sull’Open Internet è condotto da un auto-proclamato ‘attivista della net neutrality’ membro di un’Autority non-Ue con l’aiuto della principale lobbysta di Google nella Silicon Valley”, dice John Strand.

La società californiana, spiega l’analista, non è stata minimamente scalfita da anni di indagini antitrust europee e continua a rafforzare la sua posizione di monopolio in settori strategici come la ricerca web e mobile, il video streaming (attraverso YouTube), la comparazione, le mappe, le email e così via. E la Ue – dice Strand – “non può che dare la colpa a sé stessa e al suo schizofrenico approccio alle telecom che consente a Google di sfruttare l’arbitraggio fiscale e normativo”.

Il risultato? Che la Ue con una mano cerca di implementare azioni antitrust contro Google, mentre con l’altra ne rafforza il potere “attraverso una regolamentazione sull’Open Internet che restringe la capacità dei provider europei di competere con Google e di servire gli utenti europei”.

Ma perché Strand Consult arriva a una conclusione così drastica?

Si parte dal presupposto che “regole rigide sulla neutralità della rete implicano che le aziende non possono impegnarsi nella differenziazione dei prezzi, dei servizi o del marketing, impedendo a qualsiasi società di lanciare un servizio competitivo rispetto a quelli di Google”.

È ovvio, quindi, che Google sia uno strenuo sostenitore della neutralità “che garantisce il mantenimento dello status quo”; meno ovvio che, “volontariamente o meno la Ue abbia messo a punto delle regole su Open Internet che cementano il potere di mercato di Google”.

Da dove nasce questa distorsione?

Secondo Strand, le regole che entreranno in vigore dal 30 aprile sono, come sempre accade, un compromesso tra le istanze della Commissione e degli Stati membri. Per giungere a questo compromesso, la Ue ha dato mandato al Berec di sviluppare delle linee guida per armonizzare le policy degli Stati membri. Nell’ambito di questo processo, Berec ha condotto una serie di consultazioni “cercando di mantenere un’apparenza di equilibrio tra le esigenze degli operatori telefonici di recuperare i costi delle infrastrutture e le richieste dei sostenitori (pagati) di Google per fornire accesso gratuito alla rete”, dice Strand.

Berec ha anche designato due regolatori nazionali a guidare il dibattito per la Ue: quello del Regno Unito e quello della Norvegia. Ma, continua Strand, se l’Ofcom può essere ritenuto tra i regolatori più competenti in materia di net neutrality alla luce anche delle diverse indagini indipendenti commissionate sulla materia, è interessante capire il perché l’altra Autorità prescelta e che più ha influenzato il dibattito, sia stata proprio quella norvegese. Desta degli interrogativi, in particolare, l’attivismo di Frode Sorensen ‘senior advisor’ della Norwegian Post and Telecommunications Authority e autore di diversi editoriali in favore della neutralità come ‘dogma’ imprescindibile per lo sviluppo della rete. Articoli pubblicati proprio sul sito dell’Autorità: un’azione che Strand Consult considera inadeguata “perché distorce la linea di demarcazione tra l’opinione personale di Frode (che non è mai stata sostenuta da prove reali) e la politica ufficiale norvegese”.

Lungi dal voler stigmatizzare la diversità di opinione tra i membri di un organismo di controllo, Strand nota comunque che non a caso Frode è diventato in poco tempo un personaggio molto popolare nella community di organizzazioni che ruotano attorno a Google.

 

Ma non è questo il punto.

Perché il fatto più discutibile, secondo Strand, riguarda il fatto che il Berec ha selezionato, in qualità di ‘esperta’ in materia di net neutrality, tale Barbara van Schewick, per un meeting tenuto segreto fino al giorno prima e nel quale Frode avrebbe discusso con ‘i suoi amici’ dello sviluppo delle guidelines per l’attuazione della policy europea sull’Open Internet.

 

Chi è Barbara van Schewick?

Docente di diritto alla  Stanford Law School e membro del Center for Internet and Society (CIS) dal 2002, van Schewick sembra abbia partecipato ad almeno 150 incontri col Governo americano sul tema della regolamentazione su Open Internet ed è citata almeno 9 volte nell’ Open Internet Order della FCC.

Si tratta, secondo Strand, di una frequenza di incontri un tantino anomala per un docente universitario e che sicuro non può essere coperta col solitamente scarso budget della gran parte dei dipartimenti.

“Perché e per conto di chi van Schewick fa quel che fa?” si chiede quindi l’analista, che continua nella sua disanima sottolineando che nel 2006, il CIS ha ricevuto una donazione da 2 milioni di euro da Google. In seguito, il magazine Pro Publica notava che il CIS “era noto all’inizio per sostenere la causa di Google, anche per mezzo di ricerche sulle questioni della net neutrality promosse proprio da Google e sul ‘fair use’, ossia l’uso di alcuni materiali coperti da copyright senza il permesso dell’autore”.

Allo stesso modo, denuncia sempre Pro Publica, sembra che i soldi di Google non possano essere usati per ricerche inerenti la privacy, uno dei tanti temi per i quali Google è sotto accusa in Europa.

Un palese conflitto di interesse dunque? Il sospetto c’è, secondo Strand anche se sul sito del Center for Internet and Society si legge che come tutti i finanziatori, “Google ha accettato di fornire i fondi come donazioni senza restrizioni…non esiste un accordo contrattuale nè promesse su prodotti o risultati. Al fine di evitare qualsiasi conflitto di interesse, CIS evita i contenziosi se si tratta di Google e non accetta finanziamenti da aziende per il suo lavoro legato alla neutralità della rete”.

Sono parecchi, insomma, i punti discutibili del processo di definizione delle line guida sulla net neutrality. Per evitare altri episodi imbarazzanti, Strand consiglia tra le altre cose di rendere subito pubblici tutti i documenti e le bozze sulla net neutrality; di divulgare i verbali della riunione di esperti del 25-26 febbraio e di altri incontri ‘segreti’; di divulgare i criteri con cui sono stati selezionati gli esperti e di effettuare una diretta streaming dei prossimi incontri.