l'intervista

‘Net Neutrality: le guidelines BEREC impossibili da mettere in pratica’. Intervista a John Strand (Strand Consult)

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Le linee guida sulla Net neutrality sono una vittoria per la democrazia o una sconfitta per il Digital single Market? Ecco come la pensa l’analista John Strand.

Il BEREC ha infine pubblicato ieri le linee guida sulla Net Neutrality che dovranno essere ora adottate dai singoli Stati Ue per garantire la neutralità del traffico dati su Internet. Per la prima volta nella legislazione europea viene sancito il “diritto di tutti gli europei di accedere ai contenuti di loro scelta, senza interferenze o discriminazioni”, come ha spiegato il Commissario Gunther Oettinger.

Ma le guidelines, che sono state accolte come una vittoria dai sostenitori dell’open internet, non hanno mancato didi suscitare qualche perplessità con i detrattori che sottolineano soprattutto la difficoltà di gestire queste nuove misure nella pratica.

Ne abbiamo discusso con l’analista John Strand, che ha spesso evidenziato le incongruenze e le criticità del lavoro svolto dal BEREC per giungere alla stesura delle linee guida.

K4B. Partiamo da una domanda secca: Cosa ne pensa delle guidelines pubblicate dal BEREC?

John Strand. La mia risposta sarà altrettanto secca. Queste regole sono un gran casino: potrei definirle come i ‘vestiti nuovi dell’imperatore’ della regolamentazione delle telecomunicazioni. Nessun regolatore ha il coraggio di dire che sarà impossibile gestirle nella pratica.

K4B. A cosa è dovuto un giudizio così tranchant?

John Strand. Innanzitutto al fatto che non potrà esserci uniformità di applicazione di queste giudelines. Si tratta di una regolamentazione che per il 95% dovrà essere gestita ‘caso per caso’, lasciando ampio margine alle ‘interpretazioni locali’ nei diversi paesi. Potrà pertanto esserci una grande differenza nella gestione di queste regole nei diversi Stati europei.

K4B. Quali sono a suo avviso le maggiori criticità?

 

John Strand. Lo scopo del regolamento europeo riguardante l’accesso a un’Internet aperto è quello di garantire “il funzionamento ininterrotto dell’ecosistema di Internet quale volano per l’innovazione”. Ma non vi è alcuna prova nei documenti BEREC che queste regole riusciranno a creare innovazione – semplicemente perché non è così. Viene inoltre da chiedersi come mai, visto che le norme Ue prevedono un campo d’azione limitato per il BEREC, l’organismo dei regolatori abbia invece deciso di rinunciare al suo ruolo di arbitro delle norme esistenti e di scrivere nuove regole che ne espandono considerevolmente il ruolo e l’autorità.

K4B. Chi sono a suo avviso i vincitori e i vinti in questa complessa battaglia?

John Strand. I perdenti sono purtroppo i piccoli operatori che dovranno sostenere alti costi legali per rispettare le regole sulla neutralità della rete. Il rischio concreto è che le misure sulla net neutrality li metteranno fuori gioco. I vincitori saranno, di conseguenza, avvocati ed esperti: il costo legale di regole così stringenti sarà alto e diventerà un incubo per gli operatori e le autorità di regolamentazione.

K4B. Ci sarà dunque secondo lei un impatto negativo sull’innovazione, al contrario di quanto sostenuto dal BEREC?

John Strand. Sicuramente si. Faccio un esempio per chiarire meglio quello che intendo: in Danimarca, dove è in vigore una regolamentazione molto flessibile, si sono sviluppati un sacco di servizi locali, con un alto livello di innovazione e in un mercato estremamente dinamico. Il contrario avviene in Olanda, dove la regolamentazione è molto rigida e ha avuto un impatto negativo sull’innovazione e ha prodotto costi extra per l’industria, come è stato dimostrato da uno studio dell’Università di Aalborg.

K4B. Cosa risponde a chi ieri ha definito l’approvazione di queste guidelines una vittoria per la libertà e la democrazia?

 

John Strand. Rispondo semplicemente che queste regole non hanno alcun impatto sul processo democratico nel mondo. Non sono regole come queste, pensate per favorire palesemente grandi player come  Netflix e Google, che fermano persone come Erdogan in Turchia.

K4B. Lei ha sempre parlato di un palese conflitto di interesse, denunciando la mancanza di trasparenza del processo di creazione delle guidelines e la mancanza di prove accademiche sui loro vantaggi. Perché?

John Strand. Sono cose che ho detto e che ribadisco: non c’è stata trasparenza e non c’è prova accademica che il nuovo regolamento avrà gli effetti che Berec sostiene. Per favore, dico, fornitemi queste prove se esistono. Io le ho chieste diverse volte al Berec ma non hanno potuto produrmi nessuna informazione a riguardo. Quanto alla mancanza di trasparenza, beh, posso risponderle che il processo che ha portato alla stesura di queste misure è avvenuto sostanzialmente a porte chiuse. Mi piacerebbe, ad esempio, sapere perché non è possibile vedere le presentazioni del meeting del 15-16 dicembre scorso, inclusa quella di Barbara van Schewick.

K4B. Cosa pensa delle restrizioni imposte dal BEREC sul cosiddetto zero rating e sui sistemi di traffic management?

John Strand. Credo che sia tutto un tantino grottesco. Se lo stesso BEREC non è in grado di spiegare il senso delle sue stesse regole, in che modo funzionerà nella pratica la loro implementazione nei diversi paesi europei? Si parla tanto di mercato unico digitale ma poi si fanno regole che non si riescono a spiegare e si chiede ai paesi di implementarle il 28 modi diversi…