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Intelligenza artificiale emotiva, cos’è e come funziona

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La tecnologia “sintetica” in grado di riconoscere gioia, dolore e le altre emozioni umane è conosciuta come "Intelligenza Artificiale Emotiva”. Come funziona? Non in modo differente da qualsiasi essere umano: riconosce le espressioni facciali e il linguaggio del corpo per “leggere” le nostre emozioni.

Digital Customer Experience (DCX) è una rubrica settimanale dedicata alla Digital Experience a cura di Dario Melpignano, Ceo di Neosperience. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui. Per la versione inglese vai al blog.

Come esseri umani tendiamo a credere che le nostre emozioni non siano misurabili e quantificabili: l’avanzare delle tecnologie intelligenti sta però facendo crollare questa convinzione. Già oggi – infatti – alcune tecnologie disponibili sul mercato sono in grado di interpretare le emozioni umane con una precisione paragonabile a quella di una persona media.

L’Intelligenza Artificiale Emotiva

La tecnologia “sintetica” in grado di riconoscere gioia, dolore e le altre emozioni umane è conosciuta come “Intelligenza Artificiale Emotiva”. Come funziona? Non in modo differente da qualsiasi essere umano: riconosce le espressioni facciali e il linguaggio del corpo per “leggere” le nostre emozioni.

L’Intelligenza Artificiale può analizzare un video e riconoscere le nostre espressioni, il linguaggio del corpo e i gesti. Allo stesso tempo può analizzare la nostra voce e i suoni che produciamo, riconoscendo le inflessioni legate alle emozioni. L’Intelligenza Artificiale Emotiva può utilizzare anche wearables per leggere i cambiamenti nel battito cardiaco e di temperatura, e di conseguenza inferire il nostro stato emotivo.

L’ormai grandissima diffusione delle telecamere ad alta risoluzione, l’adozione della banda larga e i progressi nel Machine Learning hanno accelerato l’ascesa dell’Intelligenza Artificiale Emotiva in numerosi campi. Man mano che dispositivi intelligenti, come gli assistenti virtuali, sono diventati parte della nostra vita quotidiana, ecco che è diventato “necessario” per questi dispositivi riuscire a comprendere il nostro stato emotivo per meglio reagire ai nostri stimoli.

L’obiettivo? Fornire un’esperienza la più possibile personalizzata.

Applicazioni dell’Intelligenza Artificiale Emotiva

L’Intelligenza Artificiale Emotiva è attualmente utilizzata, per esempio, in alcuni servizi cliente per segnalare all’operatore chi si sta infastidendo. In ambito sanitario, i wearables vengono anche utilizzati per individuare quando le persone non sono a proprio agio.

Nell’automotive, invece, vengono utilizzati sensori e videocamere per identificare gli stati cognitivi di conducenti e passeggeri (es. rilevatori di stanchezza).

In ambito retail, l’Intelligenza Artificiale Emotiva viene utilizzata integrata a cartelloni o schermi pubblicitari, e fornisce informazioni in base alla reazione dei passanti agli annunci.

Allo stesso tempo, questa viene utilizzata nell’intrattenimento per valutare le risposte degli spettatori a spettacoli e film. Per esempio Disney utilizza l’Intelligenza Artificiale Emotiva per determinare le risposte del pubblico durante le proiezioni di prova.

Critiche

Mentre aumentano le applicazioni di questa tecnologia, crescono però anche le polemiche sull’uso che ne viene fatto e sulla validità dei suoi risultati. Infatti, premessa essenziale per garantire la validità dell’Intelligenza Artificiale Emotiva è che le emozioni siano universali, a prescindere dai singoli soggetti e dalle diverse culture, cosa che sappiamo non essere vera.

Cosa ci aspetta il futuro

Secondo Gartner, ci stiamo dirigendo verso una realtà in cui i nostri dispositivi personali ci conosceranno meglio della nostra stessa famiglia. Entro il 2022, un dispositivo tecnologico su dieci sarà dotato di almeno una tecnologia per il riconoscimento delle emozioni.

Per ovvi motivi, questa proiezione è motivo di preoccupazione, ma è anche potenzialmente

una rivoluzione per quanto riguarda il livello di personalizzazione e “umanizzazione” delle esperienze digitali.

Staremo a vedere se nei prossimi anni questa tecnologia riuscirà a zittire i critici, e a diventare “normalità” nella nostra vita di tutti i giorni.

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