analisi

Il dopo Berlusconi è iniziato: verso quale destra e per quale Europa con quali obiettivi?

di Luciano Pilotti, ESP-Università di Milano |

L'uscita di Berlusconi pone varie questioni che ora si intrecciano ancora di più di prima: da una parte la questione politica e l'eredità istituzionale (culturale – ideale) e, dall'altra la questione economica del gruppo Mediaset (ora MfE - Media for Europe) e la sua eredità patrimoniale e strategica.

L’uscita di Berlusconi pone varie questioni che ora si intrecciano ancora di più di prima: da una parte la questione politica e l’eredità istituzionale (culturale – ideale) e, dall’altra la questione economica del gruppo Mediaset (ora MfE – Media for Europe) e la sua eredità patrimoniale e strategica. Al centro dunque le scelte di Giorgia Meloni per “proteggere” Forza Italia dai rischi di frammentazione ma con qualche obiettivo non banale di “annessione”. Scelte che si incrociano con i “dilemmi” degli eredi sui destini del gruppo MfE e di Marina Berlusconi tesa a “proteggere” il gruppo dagli appetiti emergenti in Europa e in Italia anche ricorrendo al golden power  del Governo se necessario.

Sia quelli noti del bretone d’assalto Vincent Bollore a capo di Vivendi e con partecipazione in TIM, e sia quelli meno noti dell’ex assistente strategico di Silvio Berlusconi che fu Urbano Cairo e attuale patron di La7 e RCS-Corriere della Sera (che con Mediobanca e Diego della Valle potrebbe candidarsi ad entrare in campo con una alleanza italiana). Giorgia e Marina (“premiata” con Piersilvio dall’apertura del testamento) offrono e cercano “protezioni incrociate” saldate da interessi interconnessi in una operazione di “stabilizzazione sistemica” tra obiettivi politico-elettorali e obiettivi economici di salvaguardia della maggiore azienda mediatico-culturale privata del paese che è anche la “voce comunicativa” pubblica della destra.

Una voce che deve essere “protetta” e se sarà necessario esercitando il golden power nei confronti di appetiti transalpini e non solo e ora “provata” nel caso Pirelli. Quindi nasce un grande attrattore “strano” sul piano politico-istituzionale ed economico che sembra “spiazzare” la terza gamba che è la Lega di Salvini che potrebbe esserne risucchiato soprattutto con il consolidamento della Meloni anche nell’orizzonte conservatore europeo ma prendendo le distanze sia dalla Le Pen e sia da Orban.

Il dopo Berlusconi di Forza Italia tra i debiti

Il “partito personale” si fa “politico-familiare” con la presidenza pro tempore di Tajani e le fideiussioni Fininvest a garantire i debiti del partito e Fascina (forse) a fare da ponte tra famiglia e partito. Potremmo dire che il “famoso” conflitto di interesse “frizzato” per decenni viene “istituzionalizzato” a partire dalla spettacolarizzazione a reti unificate del “lutto nazionale” dove si è dispiegato un messaggio forte di unità sistemica: unità di Forza Italia, unità della famiglia (e del patrimonio se le due generazioni e matrimoniali dei figli non entreranno in conflitto) e unità del Governo.

Tre unità che come in uno stesso organismo devono tenersi e che potranno reggere anche dopo le elezioni europee alla condizione di stabilizzare l’asse tra Giorgia e Marina tra un corporatismo statalista e liberalizzazioni in lista d’attesa con una RAI “immobile” pur cambiando tutti o tanti e certo in contrasto con qualsiasi privatizzazione.

Stabilizzazione necessitata che tuttavia potrebbe realizzarsi solo se la Presidente del Consiglio riuscirà nell’operazione di costruzione del Partito Conservatore Europeo che non potrà che essere liberale- atlantista-europeista e “agganciare” i popolari del PPE (anche nella rischiosa chiave anti-macroniana e contro l’asse franco-tedesco?), ma con “l’opzione necessitata” di salire sulla nuova “maggioranza Ursula” come un ircocervo (rompendo con Vox, Orban e Le Pen?).

Comunque una transizione che spingerà Giorgia Meloni ad abbandonare i lidi storici (e asfittici di Colle Oppio) della destra post-fascista – ossia di una destra-destra – da traghettare almeno verso una destra-centro (una nuova Fiuggi dopo 28 anni?) che incontri il centro-destra berlusconiano di Forza Italia ora appoggiato nelle salde mani europeiste di Tajani garantite dai fondi di Marina e famiglia e forse per avviare quella “Rivoluzione Liberale” lasciata in soffitta per 30 anni.

Una traiettoria peraltro favorita da una sinistra divisa, flebile e incerta (che Schlein vorrebbe “superare” incontrando i 5* che però “stanno a guardare”). Sarebbe questo nell’interesse europeo e italiano legando ancora a doppio filo i destini del centro-destra ai destini di una famiglia e di una azienda più fragili ? Ce la farà ? Le alternative percorribili – e se percorribili – lo vedremo presto dopo le elezioni europee.