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Tim, debito netto pro-forma sale a 7,5 miliardi a fine 2024

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Tim vede il debito netto pro-forma al netto del deleverage (debito) stimato per l'operazione Netco, pari a circa 6,1 miliardi di euro al 31 dicembre 2023, intorno a 7,5 miliardi alla fine del 2024.

Tim vede il debito netto pro-forma al netto del deleverage (debito) stimato per l’operazione Netco, pari a circa 6,1 miliardi di euro al 31 dicembre 2023, intorno a 7,5 miliardi alla fine del 2024. E’ quanto emerge dall’integrazione al piano industriale 2024-2026 comunicato questa mattina dall’azienda, accolto positivamente dal mercato con il titolo Tim che ha guadagnato l’1,2%, ma a circa un’ora dall’avvio è virato in negativo, finendo poi per essere sospeso al ribasso, con un rosso prima del 5% e poi superiore al 7%, per chiudere poi in flessione del 4,59% a 0,21 euro.

Il piano industriale è stato confermato in toto ieri dal Cda straordinario convocato dall’azienda.

I dati

Il net cash flow è atteso intorno allo zero nel 2025 e intorno a 0,5 miliardi nel 2026, si legge in una nota pubblicata questa mattina a integrazione del comunicato stampa e della presentazione del piano industriale 2024-2026 diffusi in occasione del Capital Market Day dello scorso 7 marzo.

Dopo la presentazione il titolo era crollato in borsa, lasciando sul terreno quasi il 24%, per i timori degli analisti legati ai livelli di debito, al cash flow e al pagamento dei dividendi.

La variazione del debito

La variazione del debito è riconducibile in parte alla gestione ordinaria (ovvero l’Ebitda AL al netto degli investimenti, gli oneri finanziari, l’andamento del Net Working Capital, le minorities di Tim Brasil e la componente tasse e altri oneri), in parte a quella straordinaria (ovvero impatti connessi all’operazione Netco quali i costi da separazione, gli eventuali impatti da price adjustment e ulteriori partite relative al Net working Capital).

Quanto ai flussi di cassa, i livelli indicati, se normalizzati, portano a un valore intorno a 0,4 miliardi nel 2025 e a 0,8 miliardi nel 2026.

I fattori di normalizzazione dei flussi di cassa, spiega la nota, sono connessi a uscite di cassa straordinarie a livello di working capital principalmente correlate all’effettiva liquidazione del personale oggetto di iniziative di incentivo all’esodo già attivate e alla normalizzazione dei costi del debito dovuta all’impatto del miglioramento atteso del merito di credito “che consentirà alla società di implementare, a tendere, una più efficiente gestione del margine di liquidità e alla diminuzione degli oneri correlati alle partite straordinarie”.

La società conferma quindi la guidance 2024-2026 illustrata al mercato e precisa che eventuali upside potrebbero derivare dagli earn-out connessi all’operazione Netco e dalla possibile cessione di Sparkle, il cui processo è in corso.