Google e Microsoft regine della lobby

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Le web company spendono e come per influenzare la politica. Ecco quanto secondo l’organizzazione non profit MapLight.

Quando si tratta di fare pressioni sulla politica per orientare le decisioni critiche per i loro affari, le società internet non sono tanto diverse dalle altre grandi aziende. Anche le web company mettono mano al portafogli e si rivolgono a società di lobbying per cercare di influenzare leggi e regolamenti in favore dei loro affari.

Nelle scorse settimane, il sito dell’organizzazione non profit MapLight ha lanciato uno strumento per monitorare le attività di lobbying delle aziende americane a partire dal 2008. Sulla base di questi dati, il sito GigaOm ha stilato una classifica delle spese aggregate delle aziende internet, dalla quale emerge, non certo a sorpresa, che è Google quella che ha speso di più (oltre 60 milioni di dollari), seguita da Microsoft (52 milioni), Facebook (quasi 18 milioni), Yahoo! (16 milioni), Amazon (15,2 milioni) e Apple (14,3 milioni). Bel al di sotto di queste soglie, ma comunque molto attive nell’attività di lobby anche società tra cui Netflix (3,7 milioni), Airbnb (505 mila), Twitter (230 mila), Uber (160 mila) e Dropbox (150 mila).

Quanto alle macrocategorie in cui si concentrano le spese maggiori, a farla da padrone sono le telecomunicazioni, la proprietà intellettuale, l’immigrazione e le tasse. È anche interessante, sottolinea GigaOm, andare a spulciare nelle tematiche minori, che però sono particolarmente importanti per alcune aziende hi-tech. Apple, ad esempio, preme molto su questioni ambientali (pur essendo i suoi dispositivi non proprio eco-compatibili) e didattiche, forse nella speranza di piazzare i suoi tablet nelle scuole. Google invece si occupa tanto di piccole aziende e tematiche quali ‘i benefici del cloud computing e la pubblicità online per le piccole aziende”.