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Gli effetti del DSA su piattaforme e motori di ricerca

di Pieraugusto Pozzi, Segretario Generale Infocivica Gruppo di Amalfi |

Con un intervento di Pieraugusto Pozzi sul Regolamento europeo sui Servizi Digitali entrato in vigore in questo 25 agosto 2023 Democrazia futura apre un Focus di appofondimento su “Europa e governo della società digitale” preceduto da un’introduzione di Bruno Somalvico sulle grandi sfide che impongono all’Europa di governare i processi di innovazione tecnologica sfidando gli Stati Uniti e la Cina e favorire la realizzazion e di un’autentica “politica comune europea nel campo delle tecnologie dell’informazione e dell’intelligenza artificiale”.

Dal 25 agosto scorso è scattata la sorveglianza da parte della Commissione europea sui grandi operatori digitali prevista nel Regolamento europeo DSA (Digital Services Act). 

Il DSA impone novità significative per i Big Tech, definendo una lista di obblighi da seguire per operare in Europa senza incorrere in sanzioni. Di conseguenza, diciannove piattaforme e due motori di ricerca (piattaforme online: Alibaba, AliExpress, AmazonStore, Apple, AppStore, Booking.com, Facebook, Google Play, Google Maps, Google Shopping, Instagram, LinkedIn, Pinterest, Snapchat, TikTok, Twitter (X), Wikipedia, YouTube e Zalando; motori di ricerca: Bing e Google Search) cha hanno più di 45 milioni di utenti attivi al mese, dovranno dimostrare il proprio allineamento tecnico-operativo ad alcuni principi e prassi:

Moderazione dei contenuti

Le piattaforme dovranno contrastare efficacemente contenuti illegalibot e fake newsSono previsti sistemi di ‘notifica e risposta’ per la rimozione diretta dei contenuti illegali o nocivi ed è prevista la responsabilità legale nei confronti degli utenti da parte degli operatori.

Trasparenza

Le condizioni di utilizzo dei servizi dovranno essere semplici e concise in tutte le lingue dei ventisette Paesi Membri dell’Unione europea. Anche l’uso degli algoritmi dovrà essere più trasparente e le piattaforme dovranno etichettare chiaramente gli annunci pubblicitari.

Profilazione

Gli utenti dovranno avere la possibilità di rinunciare alla profilazione e sarà vietata la pubblicità basata su dati sensibili come l’origine razziale o etnica, l’orientamento sessuale o le opinioni politiche.

Tutela dei minori

 I sistemi dovranno garantire un elevato livello di privacy, sicurezza e incolumità dei minori, introducendo strumenti come la verifica dell’età e il controllo parentale. Vietato qualsiasi tipo di pubblicità mirata nei confronti dei bambini.

Mitigazione del rischio e tutela della salute 

Le piattaforme sono chiamate a presentare piani annuali di valutazione del rischio per affrontare qualsiasi minaccia che possono rappresentare per la società, compresa la salute pubblica, e quella fisica e mentale anche dei minori. 

Stress test a audit

Oltre alla supervisione da parte della Commissione dell’Unione europea, le piattaforme saranno sottoposte a controlli regolari da parte di organismi indipendenti. 

Sanzioni

Chi non osserva le prescrizioni si espone a sanzioni che possono arrivare al 6 per cento del giro d’affari annuo e, in caso di recidiva, al divieto di operare in Europa.

Come stanno reagendo i soggetti interessati dal Regolamento

Google o Microsoft hanno annunciato misure per adeguarsi. TikTok ha reso pubbliche le misure adottate. Amazon ha depositato un ricorso al tribunale del Lussemburgo contestando di dover essere inclusa nell’elenco, al pari di Zalando. Meta (Facebook e Instagram) ha comunicato che gli utenti potranno tornare a vedere i contenuti in ordine cronologico e non secondo l’ordine proposto dall’algoritmo.

Conclusioni

Visto questo scenario regolamentare europeo, che si arricchirà presto (primavera 2024) con l’entrata in vigore del Regolamento europeo DMA (Digital Markets Act) indirizzato a contenere il potere di mercato dei grandi operatori e con le regole sull’intelligenza artificiale (AI Act) in via di definizione, all’osservatore del mondo digitale e delle vicende europee una domanda sorge spontanea: sarà per questo (ed altro) che lo spazio normativo (e politico) dell’Europa è sotto attacco geopolitico e lobbistico? Per rispondere meglio a questa domanda, in un prossimo intervento, si cercherà di comparare questi provvedimenti normativi europei con quelli delineati, in materia digitale, in altri spazi giurisdizionali (Uk, Usa, Asia).