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Democrazia Futura. Giuliano Montaldo e le sue guerre

di Italo Moscati, scrittore, sceneggiatore, regista, critico televisivo, critico teatrale e critico cinematografico |

Per la rubrica Visti da vicino, Italo Moscati, ripercorre la figura di Giuliano Montaldo sin dal suo primo incontro alla metà degli anni Sessanta con il regista genovese recentemente scomparso.

Italo Moscati

Per la rubrica Visti da vicino, Italo Moscati, ripercorre la figura di Giuliano Montaldo sin dal suo primo incontro alla metà degli anni Sessanta con il regista genovese recentemente scomparso.

Giuliano Montaldo, da dopo la guerra, e, uscendo, al suo addio.

Devo, voglio scrivere le mie parole su una figura alta e calva, originaria di Genova, la sua simpatia, una delle sue risorse, del talento, della sua ricerca alla vita.

La vita, con lui, a me si apre con un incontro in una strada di Bologna. Lui viene dal mare, io vengo da Milano e da due napoletani (uno originario ebreo, una ragazza di Avellino, tra soldati di guerra del 1940).

Giuliano è della sua terra e del suo mare, due cose che ho imparato ad amare perché amo, ripeto: amo, il mare.

Finite le note piccole, ma almeno invitanti.

Giuliano lo incontro per una delle strade di Bologna del dopoguerra, vedo qualcosa che mi seduceva, la gran macchina da presa montata in una strada vicina alla scuola dove sono, a sedici anni.

E’ un giorno d’estate.

M’incanta molto l’uomo alto, Giuliano, il giovane regista, il primo della mia vita, per strada, sono affascinato.

Mi avvicino, il regista sottile, con pochi capelli, e mi sorride. Non so niente di lui, ancora.

Non mi allontano e leggo un titolo, Una bella grinta, dice il cartello.

Voglio capire, e non capisco. Poi capisco, lui si svela. Sta girando il film, la storia, 1965.

Leggerò, anni dopo, che un critico su un giornale accusava Giuliano di scarsa convinzione, un tipo che stava cercando di fare il ritratto di un ambizioso arrivista. nella cornice dell’Italia del boom, film che non ho mai visto.

E quel giudizio del critico accusatore lo archivia subito.

Avevo solo una curiosità. Di quel film modesto, cos’era, non m’importava nulla. Giuliano aveva vinto per la simpatia. Lo scelsi per la simpatia, e la perfezionai nel tempo. Mi ero incuriosito.

Lessi (poi) in un giornale la sua vera, utile voglia di cinema e di scelte politiche, di sinistra robusta, alla genovese.

Ecco, la simpatia.

Giuliano aveva lavorato come spedizioniere, esordito come attore in Achtung! Banditi!, era il 1951, di Carlo Lizzani.

Clima: la “sinistra” contro il fascismo, con lo stesso regista, in Cronache di poveri amanti (1954) … e Kapò di Gillo Pontecorvo.

Poi, veloce, pronto alla svolta,debuttò in Tiro al piccione (1961), storia di un “nemico” nella persona di un giovane fascista in crisi di valori, al tempo della Repubblica di Salò.

E’ la grande svolta di Giuliano, i film lo chiamano, e va nel senso di raccontare l’Italia del momento in corso.

Un tema dopo l’altro, successi, con temi sociali della memoria. Un film, Gli intoccabili, (1969) sulla mafia italo-americana; poi Gott mit uns (Dio è con noi), i crimini nazisti (1970); Sacco e Vanzetti, la spettacolare ricostruzione della vicenda di due anarchici italiani emigrati in America ingiustamente condannati a morte.

La strada di Bologna, nata dal nostro incontro, si apriva lesta al futuro e scorreva con veloce successo.

Giordano Bruno (1973), biografia del filosofo laico in lotta contro il potere della Chiesa.

L’Agnese va a morire (1976), una storia antifascista incarnata da una famosa attrice, Ingrid Thulin. Successi, e, a volte, inciampi.

La strada del cinema, così, non si ferma.

Giuliano realizza in Cina Marco Polo (1982), un kolossal per la televisione italiana.

E seguono un Arlecchino (un cortometraggio realizzato in alta definizione nel 1983) e regie di opere liriche…

Un lungo, intenso viaggio. Qualcosa che vive nel cinema italiano e non solo. Qualcosa di speciale che ha aperto nel cinema italiano, ma, ripeto, non solo.

Giuliano ha resistito a lungo, sino all’ultimo, negli ultimi anni di vita, sempre attento e disponibile al confronto, le tappe che ha compiuto, hanno corrisposto a una vena del cinema in cui registi dei suoi anni e di anni seguenti hanno raccontato con intensità qualcosa di straordinario, temi scoperte, obiettivi, in una situazione che si trova di fronte a un cinema italiano in cerca di un domani, cercando con fatica …

Giuliano appartiene alla ricerca, e alla proposta, degli autori di ieri, ma anche di altri, altri giovani, che provano a risolvere una realtà fortemente segnata dai grandi nostri registi, a cominciare da Roberto Rossellini, Vittorio De Sica, Federico Fellini e … agli altri che resistono, incontrando amici di valore come è capitato a me …