Il protocollo

Giacomelli, corruzione e criminalità alla larga dalla banda larga

di |

Le misure indicate nel protocollo d’intesa firmato oggi hanno ricevuto parere favorevole dall’Autorità Nazionale Anticorruzione di Raffaele Cantone, il che non è certo da poco

Stamane presso il MiSE il sottosegretario Antonello Giacomelli ha promosso la firma di un protocollo d’intesa che accompagni gli investimenti sulla banda larga approvati recentemente dal governo.

Il protocollo è stato sottoscritto, come riportiamo in altra parte del giornale, da Infratel, Asstel, Fistel-Cisl, Slc-Cgil, Uilcom-Uil.

A cosa mira il protocollo?

A realizzare gli investimenti pubblici in banda larga rispettando tre regole:

  1. Contrastare il lavoro irregolare,
  2. Riservare il 10% delle nuove assunzioni a personale in cassa integrazione o in mobilità o in disoccupazione,
  3. Infine, assicurare trasparenza e procedure anticorruzione.

A ben vedere, il profilo delle tre regole fa perdere alla circostanza la genericità delle liturgie tipiche dei protocolli d’intesa e segna un punto preciso per almeno due ragioni.

La prima ragione riguarda la trasparenza e la corruzione, due aspetti non del tutto secondari in un paese come il nostro, dove ampie macchie di territorio nazionale sono controllate dalla criminalità organizzata, al Sud come al Nord.

Le misure indicate nel protocollo d’intesa firmato oggi hanno ricevuto parere favorevole dall’Autorità Nazionale Anticorruzione di Raffaele Cantone, il che non è un elemento da poco. Mettiamola così: un “semplice” parere favorevole dell’Autorità Anticorruzione, come qualcuno sarcasticamente ha commentato oggi, forse non obbliga del tutto le parti al rispetto delle regole sottoscritte, ma rende ancor più inequivocabili e qualifica in modo pesante le eventuali violazioni che sono comunque perseguibili per via ordinaria.

La banda larga è oggi uno dei pochi settori dove girano soldi pubblici e le misure lanciate significativamente nell’evento odierno mandano un segnale forte alle organizzazioni criminose che controllano i territori e all’allegro amministratore locale pronto a trasformare ogni azione amministrativa in una procedura di interesse personale.

La seconda ragione agisce sulla catena delle responsabilità. Per i firmatari del protocollo firmato oggi, le regole valgono per le imprese aggiudicatarie degli appalti e per l’intera catena delle ditte subappaltatrici. Il che, anche in questo caso, non è un elemento di poco conto. In passato le liturgie delle firme assicuravano la facciate delle buone intenzioni alle prime linee, operazioni quindi tutte mediatiche, trasferendo le procedure illecite alle ditte subappaltatrici. Ora questo non si potrà fare più.

L’evento di oggi sollecita ulteriori tre considerazioni.

La prima. La banda larga assicura trasparenza, tracciabilità, efficienza e controllo dei costi (tutte cose invise alla criminalità organizzata). Sarebbe veramente un guaio se quella banda larga di cui tutti abbiamo bisogno come il pane, per essere realizzata, debba macchiarsi (ancor prima dell’uso) di tutte quelle manifestazioni corruttive o di scarsa trasparenza che spesso accompagnano la spesa pubblica.

In sostanza ora avremo una banda larga pulita e non nel senso propriamente ecologico.

La seconda. Viene da chiedersi se la strada indicata oggi da Giacomelli possa essere estesa agli investimenti privati in banda larga delle società private. Anzi viene da chiedersi se le società private che investono in banda larga sentano il bisogno o abbiano la sensibilità di allinearsi agli impegni sottoscritti oggi. Sarebbe un bel segnale per il Paese.

La terza. Chissà se la strada indicata oggi possa, oltre che rafforzarsi (i nemici della trasparenza si metteranno al lavoro da domani), anche convincere il resto del governo ad un’estensione ed una replicabilità ad altri settori dell’investimento pubblico.

Difficile da valutare.

Vedremo cosa accadrà.

Intanto raccogliamo il segnale di oggi che rappresenta una soluzione delle continuità opache dell’investimento pubblico.