Seconda giornata

G20, su clima ed energia “stallo alla messicana”: USA e UE da una parte, Russia e Cina dall’altra

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Oggi a Napoli al vertice dei Paesi del G20 su energia e clima si tenta una difficile sintesi tra posizioni a volte molto distanti: da una parte il vecchio Occidente, dall’altra le nuove potenze e le economie emergenti. Nel mezzo la volontà di negoziare e soprattutto di arrivare ad un accordo equo e di una vera giustizia climatica ed ambientale.

Seconda giornata di incontri, confronti e negoziati al G20 del Clima, l’ambiente e l’energia in svolgimento a Napoli. Se ieri le cose sono andate abbastanza bene, con un documento finale pieno di buone intenzioni e la volontà di cooperare per il bene del pianeta, oggi sembra che l’atmosfera sia molto più tesa.

Da una parte ci sono Unione europea e Stati Uniti che vogliono spingere sul pedale dell’acceleratore per quel che riguarda la riduzione delle emissioni climalteranti e la promozione delle fonti energetiche rinnovabili, dall’altra Russia, Cina, India, Brasile e Arabia Saudita, che non vogliono sentire parlare di politiche ancora più restrittive in termini di risorse energetiche e di contrasto più forte al cambiamento del clima.

C’è chi ribadisce la necessità di fissare il target della neutralità climatica al 2050 e chi invece lo vuole ritardare questo traguardo, perché significherebbe limitare la crescita e soprattutto rendere più difficile la ripresa dopo l’esplosione della pandemia di Covid-19.

Il nostro ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, assieme all’Alto rappresentante per il Clima della Presidenza USA, John Kerry, da stamane si dicono pronti ad un negoziato proficuo con le delegazioni degli altri Paesi e gli stessi ministri del G20.

Insomma, come per la giornata di apertura, si cercano accordi dell’ultimo momento per fare dei passi avanti. I cambiamenti climatici sono concreti e reali, stanno accadendo ora, non si può più attendere, ne tanto meno rimandare decisioni fondamentali per il nostro futuro.

Ogni anno che passa aumenta la lista degli eventi meteo estremi (alluvioni disastrose, incendi devastanti, desertificazione e carestie, degradamento degli ecosistemi) e nuovi studi internazionali confermano l’estremizzazione delle anomalie climatiche. Non a caso, nel documento uscito ieri, il cosiddetto Commmuniqué” del G20, tra i tanti temi affrontati sicuramente c’è quello ambientale e climatico in cima alla lista.

C’è pieno sostegno dai Paesi del G20 all’utilizzo delle soluzioni basate sulla natura o degli approcci basati sull’ecosistema per affrontare la perdita di biodiversità, ripristinare i terreni degradati, aumentare la resilienza, prevenire, mitigare e adattarsi ai cambiamenti climatici, fornendo al contempo molteplici vantaggi nei settori economico, sociale e ambientale.

Inoltre, viene sempre più riconosciuto il ruolo delle soluzioni basate sulla natura o approcci basati sull’ecosistema, in settori economici e in tutti gli ecosistemi, comprese le aree urbane, per un orizzonte di sviluppo durevole ed ecocompatibile in grado di garantire nel contempo l’inclusione sociale, la protezione e la salvaguardia dell’ambiente.

I grandi del mondo hanno anche riconosciuto per la prima volta i risultati del recente rapporto IPBES e IPCC sul nesso tra biodiversità e cambiamento climatico lanciato il 10 giugno scorso.

Tra le altre decisioni prese ieri, c’è la nascita promossa dall’Italia del Network mondiale di esperti qualificati in campo ambientale, l’invito ad una maggiore tutela del suolo e al recupero di quelli degradati, la richiesta pressante di una gestione molto più efficiente di ora delle risorse idriche, un maggior ricorso all’economia circolare, protezione rafforzata di oceani e mari e la promozione della finanza verde.