lo scontro

Fibra ottica: monta la rabbia dell’industria sui veti al decreto ‘taglia-costi’

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I veti posti dal MIT su aspetti importanti del decreto volto alla riduzione dei costi dell’installazione di reti a banda larga non piacciono ad Assotelecomunicazioni-Asstel.

Il decreto legislativo approvato dall’ultimo Consiglio dei Ministri in recepimento della direttiva europea 2014/61 riguardante le misure volte alla riduzione dei costi dell’installazione di reti a banda larga, rischia di essere bloccato da interessi di parte?

Lo denuncia Assotelecomunicazioni-Asstel, secondo cui la misura rischia di essere ‘monca’ perché approvata ‘salvo intese’, a fronte dei veti posti da un’Amministrazione dello stesso Governo (presumibilmente il Ministero dei Trasporti) su aspetti anche importanti del decreto. Un veto che potrebbe dunque snaturare il decreto rispetto a quanto ratificato dal Governo, oltre a far allungare ulteriormente i tempi di emanazione.

Dina Ravera presidente di Assotelecomunicazioni-Asstel ha espresso preoccupazione e sconcerto per la “schizofrenia che sembra dominare la politica in materia di banda ultralarga” per via del presunto veto giunto proprio nel giorno in cui il Governo ha chiuso la partita con le Regioni per la ripartizione dei fondi pubblici per realizzare una rete a banda ultralarga pubblica nelle aree a fallimento di mercato.

L’Italia sarebbe peraltro uno dei primi paesi a recepire la Direttiva Ue, emanata a maggio 2014 con l’obiettivo di ridurre il costo delle opere di ingegneria civile necessarie al passaggio delle reti ad alta velocità stabilendo una serie di obblighi in capo ai gestori di infrastrutture fisiche per accrescere l’efficienza d’uso delle infrastrutture esistenti e abbattere i costi e gli ostacoli nell’esecuzione di nuove opere di ingegneria civile.

Un provvedimento, quindi, molto atteso dagli operatori telefonici, contenente misure finalizzate “al riconoscimento del ruolo degli enti di standardizzazione tecnica e al superamento del rischio di ingiustificate doppie imposizioni sul territorio”. Tali imposizioni, spiega Assotelecomunicazioni-Asstel, gravano non soltanto sulle telco ma anche “su chi realizzerà la strategia del Governo per portare la banda ultralarga nelle aree a fallimento di mercato”. 

Una presa di posizione dura e circostanziata quella dell’associazione, che auspica tuttavia che in nome dell’impegno del Governo sull’innovazione digitale, “ritardi e reticenze siano dovuti a malintesi e che, quindi, potranno essere ricomposti facendo prevalere la valutazione dell’importanza cruciale della rete a banda ultralarga per il futuro del Paese e la necessità di accelerare in questa direzione”.