Criptovalute

Facebook, la relazione del G7 boccia Libra. E intanto sviluppa WhatsApp Pay

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Il membro della Bce, Benoit Coeure, ha presentato ieri un rapporto sulle valute digitali ai ministri delle finanze del G7, riuniti a margine delle riunioni annuali del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale.

Libra, la criptovaluta di Facebook, continua a vedere una dura opposizione da parte delle autorità di governo e dalle banche centrali, che puntano a introdurre una stretta supervisione e una regolamentazione dura.

La relazione esposta ieri a Washington afferma che attualmente i rischi sono troppi e troppe le domande senza risposta per consentire il lancio internazionale di una stablecoin, quale è Libra.

In risposta alla relazione del G7, la Libra Association ha sottolineato in una nota che la criptovaluta di Facebook è stata “progetta per operare insieme alle istituzioni regolatorie esistenti e per applicare le difese che esse forniscono alla sfera digitale, non per distruggerle o minacciarle”.

All’inizio di quest’anno, i ministri del G7 hanno incaricato Coeure di studiare i rischi che le valute digitali pongono per gli Stati e le banche centrali, che sono attualmente le uniche istituzioni con il potere di emettere moneta.

I ministri del G7 uniti contro Libra

Dopo la riunione di luglio del G7 in Francia, la pressione delle autorità sono diventate ancora più forti, con il ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire che ha annunciato un mese fa che avrebbe bloccato la Libra in Europa.

Lael Brainard, membro del Federal Reserve Board degli Stati Uniti, ha affermato che il progetto presenta una serie di rischi e sfide normative.

In particolare per prevenire il riciclaggio di denaro e assicurare la stabilità finanziaria e potrebbe rappresentare una sfida al ruolo tradizionale svolto dalle banche.

Intanto l’amministratore delegato di Facebook, Mark Zuckerberg, dovrebbe testimoniare il 23 ottobre dinanzi al Congresso degli Stati Uniti sulll’impatto del social network sui servizi finanziari. 

La contromossa di WhatsApp Pay

Secondo quando riporta il Sole24Ore Facebook procede spedita nello sviluppo di WhatsApp Pay, convinta di rendere l’app di messaggistica più usata al mondo anche un sistema di pagamento.

Dopo aver fatto dei test in India, Facebook prevede di avviare ulteriori test in Messico, a breve. “La speranzaha detto Zuckerberg durante una riunione interna a luglio i cui dettagli sono trapelati in questi giorni – è quella di implementarlo in molti luoghi con valute esistenti entro la fine di quest’anno”.

WhatsApp Pay dunque potrebbe somigliare molto alla sua omologa cinese WeChat, l’app di Tencent nata come app per la messaggistica dove sono possibili non solo lo scambio di denaro fra privati (in modalità peer to peer), ma anche le transazioni finanziarie fra utente e aziende.