La fronda

Europarlamentari contro il piano Ue di tassare le Big Tech per finanziare le reti Tlc

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Diversi esponenti dell’Europarlamento si stanno schierando contro il piano della Commissione Ue di tassare le Big Tech per contribuire a finanziare le nuove reti Tlc.

Diversi esponenti dell’Europarlamento si stanno schierando contro il piano della Commissione Ue di tassare le Big Tech per contribuire a finanziare le nuove reti Tlc. Secondo la fronda di europarlamentari, il progetto di tassare le Big Tech sarebbe contrario ai principi di una sana ed aperta concorrenza. Fra gli europarlamentari che si stanno schierando contro l’idea avanzata dalla Commissione ci sono l’europarlamentare di Renew Sophie in ‘t Veld, la presidente della Commissione Mercato Interno Anna Cavazzini, Tiemo Wölken di S&D e Patrick Breyer del Partito dei Pirati, secondo cui il progetto “radicale” (di tassare le Big Tech ndr) non dovrebbe essere adottato senza una più ampia consultazione. La fronda si è rivelata in una lettera ottenuta da Politico e inviata alla vice presidente esecutiva Margrethe Vestager e al commissario del Mercato Interno Thierry Breton.

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“Nessuno al di fuori della Commissione è stato in grado di valutare l’annunciata proposta di tariffe di accesso (a internet ndr). Per noi suona molto simile a quelli che sono stati già respinti molte volte”, dice la lettera, aggiungendo che le proposte potrebbero “abolire le garanzie di neutralità della rete per le quali gli europei hanno lottato duramente”. La neutralità della rete si riferisce al principio secondo cui tutte le comunicazioni Internet dovrebbero essere trattate allo stesso modo dai fornitori di servizi.

Effetti anti competitivi

La lettera prende di mira anche gli operatori Tlc e sottolinea gli effetti potenzialmente anti competitivi che potrebbero emergere visto che gli internet provider hanno un monopolio sui loro clienti e “consentire loro di tassare i content provider per l’accesso potrebbe portare seri danni all’economia di internet”.

“Le grandi società di telecomunicazioni cercano da decenni di ottenere una sorta di risarcimento o compensazione da parte dei fornitori di contenuti”, afferma la lettera, aggiungendo che gli oneri aggiuntivi imposti a tali aziende potrebbero segnare “un disastroso ritorno al modello economico della vecchia telefonia, in cui le società di telecomunicazioni e i paesi sfruttavano il loro accesso monopolistico alla terminazione per rendere costosa la comunicazione”.

Stati Ue sostengono la Commissione

Secondo i documenti visti di recente da POLITICO, i governi dell’Unione Europea sostengono l’obiettivo della Commissione che i servizi della piattaforma “forniscano un contributo equo e proporzionato ai costi dei beni pubblici, dei servizi e delle infrastrutture”. La formulazione è apparsa per la prima volta nella dichiarazione della Commissione sui diritti e i principi digitali e fornisce le basi per la futura legislazione che potrebbe apparire sotto forma di una “legge sulle infrastrutture di connettività”.

La proposta potrebbe arrivare entro la fine dell’anno, secondo due funzionari della Commissione che hanno parlato con POLITICO in condizione di anonimato.

In un’intervista di maggio, il commissario Breton aveva detto al quotidiano Les Echos che gli operatori di telecomunicazioni non stavano ottenendo “il giusto ritorno sull’investimento” dalla manutenzione delle reti, ed era giunto il momento di “riorganizzare l’equa remunerazione delle reti” con una proposta da presentare entro la fine dell’anno.

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L’esecutivo dell’UE dice di essere attualmente in modalità di ascolto per quanto riguarda qualsiasi futura tassa su Internet nei confronti delle grandi piattaforme. La Commissione riconosce che le esigenze di investimento dei fornitori di servizi di telecomunicazione sono “molto grandi” con un “gap di circa 150 miliardi di euro”, ha affermato la scorsa settimana un funzionario della Commissione.