Il progetto

Dubai punta a diventare la prima ‘blockchain city’ al mondo

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Via libera all’integrazione di soluzioni “Blockchain-as-a-Service” nella quotidianità dell’emirato che più di altri sta investendo in tecnologie green e smart city

Immaginare la tecnologia blockchain integrata progressivamente nella nostra vita quotidiana non è fantascienza. Ci stanno pensando seriamente a Dubai, Capitale dell’emirato che nel 2020 ospiterà la prossima Esposizione universale (Expo 2020).

Lo sviluppo della tecnologia blockchain può essere un acceleratore della digitalizzazione dell’interazione con i clienti, del rapporto tra le imprese e con la pubblica amministrazione”, aveva detto ad inizio anno Andrea Craviotto, Managing Director di Accenture, sulle pagine di Key4biz.

L’amministrazione cittadina di Dubai parte proprio da questo presupposto, con il progetto partito il mese scorso di implementare lo sviluppo delle piattaforme urbane per l’impiego di soluzioni blockchain in diverse aree strategiche per lo sviluppo urbano in chiave smart city.

Trasporti, Pubblica Amministrazione, bitcoin e altre valute digitali, trasformazione digitale dell’economia, sono diversi i settori che potrebbero essere coinvolti nel processo di innovazione: “Vogliamo fare di Dubai la prima città al mondo in grado di sfruttare a pieno tale opportunità tecnologica, seguendo il nostro piano smart city che a questo punto è pronto per integrare le nuove soluzioni condivise di blockchain-as-a-service”, ha detto al Wall Street Journal Aisha Bin Bishr direttore generale del progetto Smart Dubai.

Automobili a guida autonoma e connesse in rete, l’intelligenza artificiale, l’Internet of Things, la stampa 3D, la finanza digitale, la PA digitale, la manifattura digitale, l’efficienza energetica e le fonti rinnovabili a coprire quasi tutta la domanda di energia di cittadini, uffici e centri commerciali, entro il 2030 sono tanti gli obiettivi che la città si è data, compresa la possibilità di coprire il 75% del fabbisogno energetico cittadino solo con l’energia solare entro il 2050.

La blockchain di fatto è un database distribuito che opera su tecnologia peer-to-peer accessibile a chiunque. Per i bitcoin assume il ruolo di libro contabile, in cui sono registrate tutte le transazioni effettuate. Ma i campi di applicazione sono praticamente illimitati.

Il sistema, che non ha bisogno di intermediazione bancaria o Istituzionale, può garantire il perfetto scambio di titoli e azioni, ma anche voti ad esempio, se il suo uso è immaginato in occasioni di appuntamenti elettorali. Non importa ciò che viene scambiato, ma il fatto che il sistema assicuri fluidità e sicurezza, grazie ad una rete di nodi in costante espansione.

Già oggi stiamo assistendo ad utilizzi molto interessanti di questo protocollo, non solo nel campo della supply chain, come evidenziava sempre Craviotto di Accenture, ma anche nel mondo delle utilities (smart grid, distribuzione commodities, auto elettriche). Un panorama ricco di applicazioni, a cui si aggiunge tutto il settore dei servizi pubblici (notifiche, identità digitale, dogane…) che potrebbe essere il vero abilitatore di un “cambio di passo” nella digitalizzazione del paese, ma anche in termini di inclusione finanziaria di tutto il Medio Oriente.